Google darà 150.000.000 euro a editori europei e start-up legate al giornalismo digitale nei prossimi tre anni, come parte di un pacchetto più ampio che mira a sostenere il settore editoriale.

Il gigante di Internet ha avuto un rapporto difficile con gli editori in molti paesi europei, in particolare per quanto riguarda l’utilizzo di frammenti di notizie e immagini editoriali all’interno del servizio Google News, e la partnership con otto grandi editori può servire ad ammorbidire la posizione degli altri editori.

La mossa arriva anche poche settimane dopo che la Commissione europea aveva accusato Google di abuso di posizione dominante nei servizi di ricerca Internet in Europa, e ha iniziato un’indagine antitrust riguardante le app preinstallate su Android. Google ha in seguito risposto alle critiche della UE, ma la questione è tutt’ora aperta.

Il gruzzolo sarà utilizzato per rendere disponibili fondi per progetti che sviluppino e dimostrino nuovi modi di pensare al giornalismo digitale, ha scritto Carlo D’Asaro Biondo, presidente della divisione Strategic Partnership di Google in Europa, in un articolo pubblicato su uno dei blog aziendali. “Molti editori e giornalisti hanno il desiderio e l’esigenza di sperimentare liberamente nuove iniziative digitali, ma in questo momento non possono sempre assumersi i rischi finanziari connessi”, ha dichiarato Biondo. Chiunque lavori per innovare notizie e contenuti online in Europa può richiedere di aderire al programma, ha detto Biondo.

“molti editori vogliono sperimentare strade innovative, ma non possono assumersi i rischi finanziari connessi”

La mossa è parte di un accordo tra Google e otto dei più grandi editori d’Europa che insieme ha lanciato la Digital News Initiative. Tra i sostenitori ci sono gli editori inglesi di Financial Times e The Guardian, i tedeschi di Die Zeit e Frankfurter Allgemeine Zeitung, e l’editore francese Les Echos. L’Italia è rappresentata invece da La Stampa. Il direttore Mario Calabresi ha dato l’annuncio oggi in un appassionato editoriale sul futuro del giornalismo.

Calabresi evidenzia che per gli editori quella che nel mondo della carta era una battaglia quotidiana, combattuta ogni mattina con i concorrenti diretti, nel mondo digitale si è trasformata in una guerra che si combatte ogni minuto per contendersi l’attenzione dei lettori, ma i concorrenti non sono più soltanto gli altri editori di quotidiani, ma “tutto ciò che sta dentro un telefonino, l’infinito mondo della rete e delle applicazioni: giochi, video, foto, messaggi di amici e parenti, informazioni di servizio, pettegolezzi, curiosità, previsioni del tempo”. Tutte queste cose, un mondo intero, è oggi a un clic di distanza da un articolo prodotto dagli editori.

Calabresi non nega che quello che oggi è un importante partner in questa iniziativa in passato “non è mai stato considerato né un amico né un possibile alleato dai giornali visto quanto ha contribuito a sbriciolare il sistema tradizionale”.

“Google non è mai stato considerato né un amico né un possibile alleato dai giornali visto quanto ha contribuito a sbriciolare il sistema tradizionale”.

Google, che basa gran parte del suo fatturato sulla produzione di contenuti editoriali di terze parti in cui inserire le pubblicità, sembra aver capito che l’esistenza di un settore editoriale forte e in grado di innovare è indispensabile per il proprio ecosistema.

Che si tratti delle pressioni dell’EU, di una mossa di marketing o della necessità di mantenere in vita chi produce i contenuti, per Calabresi poco importa. Il fatto che Google si sia seduta a un tavolo a discutere di a discutere di sviluppo digitale nell’editoria è una buona notizia.

Dalla lista mancano molti nomi importanti, come l’editore tedesco Axel Springer e le pubblicazioni di News Corp come Sun e Times. Springer ha dichiarato di stare valutando la proposta, mentre News Corp. non ha risposto alle nostre richieste di commento.

Oltre allo stanziamento del fondo da 150 milioni di euro, Google ha dichiarato che assumerà personale nelle sedi di Parigi, Amburgo e Londra per lavorare a stretto contatto con le redazioni per migliorare le competenze digitali dei giornalisti. Insieme agli editori, Google ha inoltre istituito un gruppo di lavoro focalizzato su annunci, video, applicazioni, data journalism, per trovare nuove forme per aumentare le entrate, il traffico e il coinvolgimento del pubblico.

Google finanzierà anche ricerche sul mutevole panorama mediatico, concentrandosi sul comportamento degli utenti in tutta Europa, sulle modalità di consumo delle notizie, sul “computer-assisted reporting” e sul crowdsourcing delle informazioni.

 

Loek Essers