Nel corso del 2010 si è configurata una “guerra dei prezzi” sui libri elettronici: da un lato c’era Amazon, intenzionata a fissare un prezzo relativamente contenuto per i propri e-book, di norma sui 9,99 dollari.

Dall’altro lato c’era Apple, riuscita ad attrarre a sé un nutrito gruppo di editori importanti con la promessa di consentire loro di fissare il prezzo finale del prodotto, ottenendo però in cambio di impedire la vendita degli stessi titoli in altri negozi digitali a prezzo inferiore.
In altre parole, se un testo veniva pubblicato a 12 o 14 dollari nell’iBookstore della mela morsicata, Amazon e altri avrebbero dovuto adeguarsi.

La conseguenza di questi accordi si è palesata due anni dopo in un’azione legale da parte del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. In data 11 aprile, Apple e gli editori che avevano aderito all’accordo con l’azienda di Cupertino si sono visti citati in giudizio dallo Stato federale, per violazione della normativa antitrust.

Secondo il Dipartimento, addirittura, Apple avrebbe persino tentato Amazon offrendole una spartizione del mercato digitale: a voi i libri a noi musica e video.

Tre degli editori coinvolti nella vicenda – HarperCollins, Hachette e Simon & Schuster – hanno subito annunciato di aver raggiunto un accordo col Dipartimento di Giustizia, in modo da tirarsi fuori dalla causa. I termini sono ovviamente riservati, ma molto probabilmente le società si vedranno costrette a rimborsare in parte i clienti e/o a pagare una qualche forma di sanzione amministrativa ridotta (la normativa antitrust USA prevede multe pesanti, anche fino a 100 milioni di dollari per le società).

Nessun accordo invece per Penguin e Macmillan: questi due nomi, insieme ad Apple Inc. se la dovranno vedere col giudice. In realtà la vicenda non è così scontata come potrebbe apparire: John Sargent, l’Amministratore Delegato di Macmillan, afferma che accettando la proposta del Dipartimento di Giustizia gli editori avrebbero restituito ad Amazon il ruolo di monopolista, mentre l’attuale modello, spinto da Apple, in realtà dovrebbe favorire la concorrenza, a lungo andare.

Certo, è evidente ai consumatori una stortura: sui libri stampati, in America esiste un libero mercato, con negozi grandi e piccoli che possono proporre prezzi diversi e grandi catene come Wal-Mart, Costco e Target in grado di sfidarsi tra loro con offerte speciali e altre iniziative.
Questo non vale per i libri elettronici degli editori citati in giudizio, che hanno un prezzo uguale su tutti i negozi digitali, sul quale Amazon e altri rivenditori non possono operare sconti.

Il paradosso è che talvolta al lettore può convenire comprarsi un libro tradizionale: pur con tutti i costi di stampa, rilegatura e distribuzione, non di rado finisce per costare addirittura meno dell’edizione elettronica…