Nel pieno della fase finale del processo antitrust statunitense contro Google, Eddy Cue, vicepresidente senior dei servizi Apple, ha lanciato un messaggio chiaro: l’intelligenza artificiale è destinata a cambiare radicalmente il panorama della ricerca online. Le sue dichiarazioni, rilasciate sotto giuramento mercoledì durante l’udienza relativa ai rimedi legali, non solo mettono in discussione il predominio storico di Google, ma hanno anche fatto tremare gli azionisti di Alphabet, la società madre del motore di ricerca.

Il processo, portato avanti dal Dipartimento di Giustizia, ruota attorno ai miliardi che Google ha versato per essere il motore di ricerca predefinito su dispositivi mobili, in particolare sugli iPhone (una strategia giudicata illegale da un tribunale nel 2023). Adesso il giudice Amit Mehta deve decidere quali sanzioni imporre e la testimonianza di Cue potrebbe influenzare sensibilmente l’esito.

Secondo quanto riportato da Bloomberg, Cue ha affermato che Apple è pronta a introdurre nuove opzioni di ricerca basate su IA direttamente all’interno di Safari. I nomi citati includono OpenAI (con ChatGPT), Perplexity e Anthropic, le cui tecnologie verranno proposte agli utenti accanto al motore di ricerca tradizionale con l’obiettivo di offrire alternative intelligenti e più contestuali.

“Li aggiungeremo alla lista, ma probabilmente non saranno predefiniti”, ha dichiarato Cue, riferendosi ai nuovi attori emergenti nel campo dell’intelligenza artificiale. Ha anche ammesso che, prima dell’era dell’IA, nessuno era davvero in grado di competere con Google in termini di ricerca predefinita. Un altro dato rivelatore importante è che Cue ha attribuito il primo calo registrato nelle ricerche effettuate su Safari proprio alla crescente popolarità dell’intelligenza artificiale come strumento alternativo per ottenere informazioni.

Cue ha anche rivelato un retroscena importante: Google avrebbe cercato di entrare nel progetto Apple Intelligence, ma l’accordo non è andato in porto. Secondo il dirigente Apple, Google avrebbe posto sul tavolo “molte condizioni inaccettabili” che l’azienda di Cupertino non ha accettato al contrario di quanto avvenuto con OpenAI, la cui tecnologia è stata integrata in Siri. Al momento, ChatGPT può essere infatti selezionato come assistente opzionale nelle ricerche effettuate tramite Siri, segnando così una svolta nelle strategie IA di Apple.

safari google

Nonostante il crescente interesse verso le alternative, Cue ha ammesso che gli attuali motori di ricerca basati su IA devono ancora lavorare molto per migliorare i propri indici di ricerca e offrire un’esperienza davvero competitiva. Ma la direzione è segnata, secondo il dirigente Apple: “Succederà comunque, che piaccia a Google oppure no”.

Il mercato reagisce… e Google minimizza

Le parole di Cue hanno avuto conseguenze immediate in Borsa. Le azioni di Alphabet hanno infatti chiuso la giornata con un calo superiore al 7%, un segnale evidente del timore degli investitori per un futuro in cui Google non sarà più l’unico punto di riferimento nella ricerca online.

Va detto che Google non sta certo ignorando l’intelligenza artificiale. Le nuove AI overviews, ora in evidenza nei risultati di ricerca, e l’esperienza sperimentale di ricerca completamente AI-based lo dimostrano. Tuttavia, l’idea che lo strapotere di Google possa essere incrinato da tecnologie emergenti e da concorrenti come Apple è bastata a scuotere il mercato.

Google ha successivamente cercato di ridimensionare la questione con una nota ufficiale: Continuiamo a vedere una crescita complessiva nelle ricerche su Search, incluse quelle provenienti dai dispositivi Apple. Con l’introduzione di nuove funzionalità, gli utenti stanno trovando Google Search sempre più utile, accedendovi in modi nuovi, dai browser all’app, passando per comandi vocali e Google Lens”.

Paradossalmente, la testimonianza di Cue potrebbe persino giocare a favore di Google nel processo. Il messaggio implicito infatti è che il dominio del motore di ricerca non sarà eterno e che il progresso tecnologico (in particolare l’IA) è destinato a riequilibrare il mercato anche senza interventi normativi radicali.

Nonostante ciò, il Dipartimento di Giustizia (sotto entrambe le amministrazioni Biden e Trump) ha chiesto al giudice Mehta di imporre rimedi severi: obbligare Google a cedere il controllo di Chrome e vietarle di pagare per essere il motore di ricerca predefinito sui dispositivi mobili. La decisione definitiva è attesa entro agosto.