Il settore tecnologico sta iniziando a interessarsi seriamente ai browser con intelligenza artificiale, strumenti che promettono di trasformare la navigazione web in un’esperienza più organizzata e produttiva. L’idea alla base è semplice: invece di gestire decine di schede scollegate, gli utenti possono avere tutto in un unico spazio e contare sull’assistenza di agenti IA per gestire compiti e flussi di lavoro.

In questo contesto, Atlassian ha annunciato l’intenzione di acquisire The Browser Company of New York, sviluppatrice dei browser Dia e Arc, per una cifra pari a 610 milioni di dollari. Si tratta di una mossa significativa da parte di un player consolidato del software collaborativo, che potrebbe dare ulteriore slancio a un segmento ancora giovane ma potenzialmente dirompente.

Accanto a Dia e Arc, altri protagonisti emergenti del settore sono Comet di Perplexity, Andi, Bagoodex, Komo e You.com. Persino OpenAI sarebbe al lavoro su un proprio browser AI, segno che l’interesse verso questa nuova frontiera sta crescendo rapidamente.

 

Molti analisti sottolineano che al momento non tutti hanno compreso pienamente che cosa siano i browser AI e in che modo possano concretamente migliorare la produttività. Secondo Brian Jackson, principal research director di Info-Tech Research Group, Atlassian sta cercando di occupare una nicchia ancora poco presidiata ma dal grande potenziale come quella del miglioramento dei flussi di lavoro aziendali.

Dal punto di vista di Atlassian, i browser tradizionali non sono mai stati progettati per il lavoro, ma per la semplice navigazione. Ogni scheda aperta rappresenta un’attività in sospeso e la loro proliferazione crea quello che il CEO Mike Cannon-Brookes definisce una vera e propria “foresta di tab”, composte in gran parte da applicazioni SaaS e documenti.

Nel suo blog post, Cannon-Brookes ha evidenziato come i browser attuali siano “spettatori” passivi, privi di consapevolezza del contesto e incapaci di distinguere tra priorità diverse. Arc e Dia, invece, rappresentano un ripensamento radicale, con il primo che ha reinventato l’interazione con le app SaaS e il secondo che ha integrato l’IA, la chat e la memoria come elementi centrali dell’esperienza di navigazione.

Funzioni avanzate: chat con le schede e assistenti integrati

Dia, ancora in fase di accesso anticipato, offre agli utenti la possibilità di interagire direttamente con le proprie schede tramite chat, scrivere testi con l’aiuto di editor in linea e ricevere supporto da tutor, assistenti personali e agenti di shopping personalizzati. Arc, già disponibile per Windows e Mac, punta invece sulla personalizzazione, consentendo di adattare la dashboard alle abitudini dell’utente, organizzare le attività in un unico spazio e gestire in modo più intuitivo l’intero ecosistema di lavoro digitale.

Atlassian The Browser Company

Secondo Cannon-Brookes, portare Dia e Arc sotto l’ombrello di Atlassian potrebbe rivoluzionare il modo in cui un miliardo di knowledge worker sfruttano l’intelligenza artificiale direttamente dal browser. I browser AI hanno infatti un punto di forza chiave rappresentato dalla la consapevolezza del contesto. Tradizionalmente, un utente può avere Salesforce in una scheda, un ERP in un’altra e una call su Microsoft Teams in una terza, senza che il browser sappia connettere queste esperienze.

Un browser AI, al contrario, può fungere da vero e proprio sistema operativo distribuito capace di collegare dati tra email, applicazioni e workflow, riducendo drasticamente le attività ripetitive, automatizzando compiti che coinvolgono più sistemi e suggerendo agli utenti quando stanno perdendo troppo tempo su social o siti non produttivi. La possibilità di estrarre dati gestionali dall’interazione dell’utente con il browser rappresenta un ulteriore vantaggio per le aziende, che potrebbero analizzare e ottimizzare i flussi di lavoro interni.

Nonostante l’indiscusso potenziale, gli AI browser rappresentano ancora una tecnologia “acerba” e sperimentale. Molte attività di gestione delle schede, ad esempio, possono essere svolte più rapidamente dall’utente stesso, senza la necessità di un agente intelligente. Inoltre, la maggior parte dei browser AI si basa su Chromium, il progetto open source di Google, e non dispone ancora della ricchezza di estensioni e integrazioni di sicurezza offerte da Chrome, Edge o Safari.

Per questi motivi gli AI browser sono un’interessante prova di concetto e possono rivelarsi utili per nicchie specifiche, ma difficilmente raggiungeranno un’adozione di massa nel breve termine. Inoltre, la maggior parte degli utenti non ha forti motivazioni per abbandonare browser gratuiti e consolidati come Chrome ed Edge. Atlassian, così come gli altri pionieri del settore, dovrà quindi affrontare una sfida enorme di change management, convincendo le imprese del valore di un approccio radicalmente diverso al lavoro via web.