Oltre ai molti annunci riguardanti i nuovi processori Core di ottava generazione, nelle scorse ore Intel ha fatto parlare di sé anche per una decisione che non farà piacere a molti. Sebbene avesse annunciato una patch anti-Spectre per tutti i suoi processori prodotti negli ultimi 10 anni, il colosso di Santa Clara ha annunciato che le architetture Penryn (2007), Yorkfield (2007), Wolfdale (2007), Bloomfield (2008), Clarksfield (2009), Jasper Forest (2010) e Atom “SoFIA” (2015) non riceveranno in realtà alcuna patch.

La stessa Intel ha anche specificato i tre motivi che stanno alla base di questa rinuncia. Per prima cosa le caratteristiche specifiche di queste architetture sono tali da rendere impossibile l’applicazione di patch stabili per mitigare la variante numero due di Spectre. Il secondo motivo va invece ricercato nella scarsa disponibilità di software supportato, mentre il terzo motivo deriva dal fatto che molti di questi processori sono integrati in sistemi chiusi e quindi meno a rischio di essere attaccati.

A questi motivi si aggiunge poi l’evidente volontà di Intel di non insistere più di tanto su processori ormai datati e poco diffusi, anche perché l’eventuale patch per l’aggiornamento del microcode dovrebbe essere poi inviata anche ai produttori di schede madri e di sistemi operativi con in testa Microsoft e, a loro volta, questi player non sarebbero particolarmente motivati a rilasciare l’aggiornamento.

Anche perché, nonostante l’architettura Atom “SoFIA” con processo produttivo a 28nm risalga solo a tre anni fa (è in effetti la più recente tra le sette “escluse”), si tratta di una piattaforma di scarso successo, tanto che i suoi processori Atom x3 per smartphone e tablet tradizionali sono stati ritirati dal mercato già nel 2016 e la loro diffusione dovrebbe quindi essere estremamente limitata.