Intel minaccia lo stop al nodo 14A: senza clienti esterni, addio alla legge di Moore?

Durante la recente call con gli investitori per la presentazione dei risultati finanziari del secondo trimestre 2025, il CEO di Intel, Lip-Bu Tan, ha lanciato un messaggio chiaro quanto allarmante: gli investimenti nel nuovo nodo produttivo 14A non proseguiranno se non si troverà un cliente esterno di peso disposto a garantirne la sostenibilità economica. Una dichiarazione che segna una svolta nella strategia del colosso tech USA e che potrebbe rappresentare la fine di un’epoca, quella in cui Intel ha inseguito con fedeltà quasi religiosa la celebre Legge di Moore.
“La nostra strategia foundry esterna è sempre stata radicata nella realtà economica della produzione di semiconduttori”, ha spiegato Tan. “Fino al nodo 18A, riuscivamo a ottenere un ritorno accettabile sugli investimenti producendo solo chip Intel. Ma con il 14A, l’incremento dei costi di capitale rende chiaro che abbiamo bisogno sia dei nostri prodotti, sia di un cliente esterno rilevante, altrimenti non ci sarà investimento.”
Questo cambio di rotta rappresenta un punto critico per la Legge di Moore, formulata nel 1965 da Gordon Moore, co-fondatore di Intel. Secondo la sua osservazione (poi trasformata in obiettivo di settore) il numero di transistor in un chip raddoppia ogni due anni, permettendo costanti miglioramenti in prestazioni e riduzione dei costi. Una legge non scritta che ha guidato l’evoluzione dell’intera industria dei semiconduttori per oltre mezzo secolo.
Tuttavia, i limiti fisici e finanziari di questa corsa al miniaturizzato sono ormai sempre più evidenti. I nodi a singola cifra nanometrica, come il 14A, richiedono strumentazioni litografiche estreme, come quelle basate sull’EUV ad alta apertura numerica (High NA) sviluppate da ASML. Si tratta di macchine dal costo stratosferico e dalla complessità ingegneristica che rende ogni avanzamento generazionale un’impresa titanica.
Intel e la crisi dell’integrazione verticale
Negli ultimi anni, Intel ha faticato a tenere il passo dei concorrenti, in particolare TSMC, oggi partner privilegiato di aziende come AMD, Apple e Nvidia. L’ex CEO Pat Gelsinger aveva provato a rilanciare l’azienda attraverso una doppia strategia, provando mantenere la produzione interna e aprendo le fabbriche ai clienti esterni, con lo scopo di trasformare Intel in una fonderia globale. Alla fine però i costi hanno continuato a salire, i ritardi si sono accumulati, e Gelsinger ha lasciato l’incarico prima del termine del suo piano quinquennale.
Il suo successore Lip-Bu Tan ha adottato un approccio decisamente più drastico basato su tagli ai prodotti, licenziamenti, riduzione delle operazioni in Germania e Polonia e, soprattutto, la separazione dell’attività di fonderia in una sussidiaria indipendente. Una mossa che potrebbe permettere a questa divisione di operare con maggiore flessibilità, ma che suona anche come un segnale di disimpegno rispetto alla storica integrazione verticale di Intel.
Già a maggio, il CFO David Zinsner aveva messo le mani avanti, dichiarando che il nodo 14A avrebbe avuto bisogno di volumi esterni maggiori rispetto al 18A. Ma le parole di Tan segnano un passaggio da un “desiderio” a un requisito non negoziabile: senza un cliente esterno che garantisca a Intel ritorni economici adeguati, il 14A non si farà.
Il problema è duplice. Da un lato, i clienti più appetibili si affidano già a TSMC, che ha dimostrato una maggiore affidabilità sul fronte tecnologico. Dall’altro, Intel ha già cancellato il nodo 20A, che avrebbe dovuto precedere il 18A e offrire un’alternativa più economica. Ora resta in piedi solo il nodo 18A (già operativo), mentre il 14A rischia di essere accantonato prima ancora di nascere.
Senza nuovi nodi avanzati, Intel si troverebbe costretta a rallentare l’innovazione tecnologica e a inseguire con ritardo i competitor asiatici. Eppure, è bene ricordare che la “morte” della Legge di Moore è stata annunciata molte volte (nel 2009, 2011, 2013, 2017) senza mai avverarsi del tutto. L’evoluzione non si è infatti fermata, ma si è fatta più lenta, costosa e selettiva.
(Immagine in apertura: Shutterstock)