Arm sempre più vicina a produrre i propri chip per l’IA?

Il mondo dei semiconduttori è in fermento alla notizia che Arm Holdings ha reclutato Rami Sinno, uno degli ingegneri di punta di Amazon Web Services. Sinno torna così all’azienda britannica (dove ha già lavorato dal 2014 al 2018) dopo essere stato protagonista in Annapurna Labs, la divisione di Amazon che si è occupata dello sviluppo dei processori Trainium e Inferentia, progettati per accelerare l’elaborazione legata all’intelligenza artificiale.
La mossa ha un significato che va oltre il semplice avvicendamento di personale qualificato, testimoniando la volontà di Arm di andare oltre il suo ruolo tradizionale di “fabbrica di design” per spingersi verso la realizzazione diretta di chip proprietari.
Storicamente, Arm ha infatti costruito la sua fortuna grazie a un modello di business preciso, ovvero progettare architetture di CPU, GPU e unità di elaborazione neurale, concedendo poi in licenza questi progetti a giganti come Apple, Qualcomm, MediaTek, Nvidia, Google, Microsoft e la stessa Amazon. Un approccio che ha reso i processori Arm onnipresenti, dagli smartphone ai dispositivi edge, fino ai data center.
Negli ultimi anni, però, il panorama tecnologico è profondamente cambiato. La crescente richiesta di potenza computazionale per applicazioni di intelligenza artificiale ha aperto un nuovo fronte competitivo, dominato da Nvidia con le sue GPU e, più recentemente, anche da AMD. In questo scenario, Arm sembra intenzionata a non limitarsi più alla sola progettazione di architetture, ma a proporre soluzioni più complete, arrivando a realizzare chip veri e propri.
Il ritorno di Sinno, con la sua esperienza maturata proprio nella creazione di chip IA di nuova generazione, si inserisce in questa strategia. Non è ancora chiaro se il suo lavoro in Arm sarà focalizzato su acceleratori specifici per l’intelligenza artificiale o resterà legato alle CPU, ma il segnale è inequivocabile: l’azienda vuole rafforzare la propria presenza in un settore in rapidissima evoluzione.
Un ruolo già cruciale nell’infrastruttura IA
Pur non avendo mai costruito GPU da data center in concorrenza diretta con Nvidia o AMD, Arm non è estranea al mondo IA. Le sue architetture Neoverse, ad esempio, sono già alla base di soluzioni server avanzate; Neoverse V2 alimenta infatti i sistemi Nvidia GB200 e GB300 NVL72, mentre le future CPU Vera (sempre di Nvidia) si baseranno ancora una volta su tecnologia Arm.
Ciò dimostra che, pur senza produrre chip proprietari, l’azienda britannica ha un ruolo fondamentale nell’ecosistema IA. Spingersi oltre, con l’obiettivo di offrire non solo design ma anche prodotti concreti come chiplet e package completi, rappresenterebbe un’evoluzione naturale, ma anche un potenziale rischio competitivo.
Negli ultimi anni Arm ha introdotto i Compute Subsystems (CSS), progetti quasi completi che consentono ai clienti di portare sul mercato un chip con personalizzazioni limitate. I processori Cobalt di Microsoft, ad esempio, sarebbero stati sviluppati proprio a partire da queste piattaforme “chiavi in mano”.
L’adozione di chiplet (componenti modulari che permettono di combinare più unità funzionali all’interno dello stesso package) rappresenterebbe il passo successivo. Una strategia coerente, considerando che molti clienti di Arm già utilizzano i core Cortex e Neoverse come elementi standard, adattandoli alle proprie esigenze di memoria, I/O e packaging.
Tuttavia, la scelta di produrre chip completi e SoC potrebbe creare tensioni. Arm si ritroverebbe a competere direttamente con alcuni dei suoi maggiori clienti, da Apple a Qualcomm fino a Nvidia e Amazon, rischiando di spingere queste aziende verso architetture alternative come RISC-V, in forte crescita grazie alla sua natura open source.
Il CEO di Arm, Rene Haas, ha già lasciato intendere che l’azienda sta valutando seriamente di trasformarsi in un attore in grado di proporre non solo design, ma soluzioni hardware complete. Un cambiamento di rotta che, se confermato, ridisegnerà gli equilibri di un settore già attraversato da forti spinte concorrenziali e da investimenti miliardari.