Lenovo ha presentato nei giorni scorsi i risultati dell’anno fiscale 2018/19, in cui ha registrato un fatturato record di 51 miliardi di dollari (+12,5% annuo) e un utile netto di circa 600 milioni, contro la perdita di 189 milioni dell’anno scorso. “Tutte le divisioni chiave sono in crescita, è il momento più promettente della storia di Lenovo – ha commentato il chairman e CEO Yuanqing Yang –. I macro-obiettivi dell’anno erano il ritorno al primo posto mondiale per i pc, il breakeven della divisione Mobile e una forte crescita per il Data Center Group, e sono stati centrati tutti”.

Il boom di Hyperscale e SDI

Il CEO di Lenovo è poi sceso più in dettaglio sulle singole business unit. L’Intelligent Devices Group (IDG) nell’anno fiscale ha registrato un fatturato di 45 miliardi di dollari, cresciuto quasi in doppia cifra (+9,9%), con utile ante imposte più che raddoppiato (+109%) a 1,84 miliardi.

L’IDG conta due business unit: PC e Smart Devices (PCSD) e Mobile Business Group (MBG). La prima ha realizzato il fatturato record di 38,5 miliardi di dollari (+14%), con un utile ante imposte di 1,98 miliardi. Qui il principale risultato, come accennato, è il ritorno alla posizione di numero 1 mondiale dei pc, con una quota secondo IDC del 23,4%, che Lenovo attribuisce all’innovazione negli ambiti customer experience e form factor, culminata con il recente annuncio del primo pc al mondo con schermo pieghevole.

Quanto al Mobile Business Group (MBG), che ha fatturato circa 6,5 miliardi, il dato principale è la forte riduzione delle perdite (da oltre 600 milioni a 139). Perdite oltretutto concentrate nel primo semestre, perché nel secondo la business unit è risultata profittevole, grazie al una strategia di rifocalizzazione su pochi mercati, ridefinizione dei prodotti e controllo dei costi.

Passando al Data Center Group (DCG), la crescita annua (+37%) è la più alta dall’acquisizione del business server x86, con fatturato record di poco più di 6 miliardi, grazie soprattutto ai forti incrementi di vendite nelle aree Hyperscale (+240%) e Software Defined Infrastructure (+96%).

In Italia Data Center Group già profittevole

Alessandro de Bartolo, General Managere Amministratore Delegato per l’Italia del DCG.

Alessandro de Bartolo, General Manager
e Amministratore Delegato per l’Italia del DCG.

I risultati sono stati presentati in videoconferenza da Hong Kong presso la sede italiana di Lenovo a Segrate e commentati da Emanuele Baldi, General Manager e Amministratore Delegato in Italia di Lenovo, e Alessandro de Bartolo, General Manager e Amministratore Delegato per l’Italia del DCG.

Per il Data Center Group in Italia è stato un anno difficile ma molto positivo nella qualità dei risultati – ha detto De Bartolo –. È il primo dopo la fine del progetto del supercomputer Marconi del Cineca, ma nonostante questo la prestazione è in crescita, grazie soprattutto all’economia reale, cioè alle PMI e ai progetti Industria 4.0, un tipo di fatturato che ha marginalità importanti”.

Emanuele Baldi, General Managere Amministratore Delegato in Italia di Lenovo.

Emanuele Baldi, General Manager
e Amministratore Delegato in Italia di Lenovo.

L’anno fiscale è stato molto intenso anche per il profondo rinnovamento dell’offerta del DCG: “Siamo entrati in forze nel mondo Software Defined e in quello storage grazie all’alleanza con NetApp e la componente di soluzioni innovative ha un’incidenza significativa sul fatturato, cosa di cui bisogna dare atto alle imprese italiane”. In sintesi, sottolinea De Bartolo: “in Italia il Data Center Group è profittevole già da due anni, mentre a livello corporate ancora no. Alla fine di quest’anno possiamo definirci un solido terzo competitor in Italia e siamo tornati a crescere nelle PMI anche grazie al rafforzamento della struttura del canale”.

Nei pc enterprise quota oltre il 50%

Anche nella parte Intelligent Devices, ha spiegato Emanuele Baldi: “continuiamo a essere una country profittevole: anche l’Italia riporta un record di quota di mercato nei pc, che è del 25,6% secondo IDC: nella crescita la parte del leone è venuta dal mercato enterprise, dove abbiamo superato il 50% come quota di mercato”.

Lenovo rimane invece stabile nel mercato consumer, che continua a ridursi come dimensione in Italia. “Quello dei pc si sta trasformando in un mercato di sostituzione, ma solo in caso di guasto, come quello degli elettrodomestici, mentre sta crescendo il ciclo di vita dei prodotti”. In Italia, osserva Baldi, il mercato pc consumer è di circa un terzo inferiore a quello spagnolo, che ha un terzo in meno di abitanti, mentre il mercato smartphone è a livello delle grandi country. “È un trend anomalo, gli italiani comprano notebook entry level e smartphone premium. Speriamo che il foldable possa far ridiventare il pc un prodotto trendy come lo smartphone premium”.

Obiettivo: crescita sfidante, ma non impossibile

A proposito di smartphone, la forte crescita di Lenovo a livello globale non si è riflessa in Italia. “Il brand è Motorola e quest’anno abbiamo rifocalizzato l’offerta su telco (Telecom Italia) e online (Amazon), abbandonando i retailer: i segmenti rimasti sono leggermente in crescita, ma in termini assoluti ovviamente c’è un calo”. Quanto ai tablet, “nel segmento Android un player forte è entrato in modo aggressivo l’anno scorso, perdendo2 punti di quota di mercato. Nel segmento Windows abbiamo una buona quota, ma il mercato sta sparendo perché il prodotto notebook si sta sovrapponendo al tablet”.

Per l’anno fiscale 2019-20 appena iniziato, spiega Baldi: “in Italia abbiamo un piano di crescita ambizioso, ma non tale da forzare comportamenti: sfidante, ma non impossibile”. Nessuna preoccupazione infine per il veto dell’Amministrazione Trump su Huawei, compagnia di origine cinese come Lenovo. “In realtà Lenovo ha attività produttive ed è fornitore di enti governativi in moltissimi paesi, è una multinazionale vera e c’è massima collaborazione con le autorità antitrust di tutti i paesi dove operiamo. E poi c’è la forte alleanza con IBM, uno dei marchi più conosciuti, e più fortemente associati agli USA”.