MacBook Pro con chip M5: accelerazione AI 3,5x e 24 ore di autonomia

Apple ha annunciato ieri il nuovo MacBook Pro da 14” con a bordo il SoC M5, un nuovo modello disponibile dal 22 ottobre che in Italia parte da 1849 euro e che promette di rivoluzionare il rapporto tra creativi professionali e machine learning. L’M5 integra una GPU completamente riprogettata in cui Apple ha integrato un Neural Accelerator dedicato in ognuno dei 10 core. Il risultato sono prestazioni IA fino a 4 volte superiori rispetto al già performante M4, con picchi che raggiungono oltre 6 volte le capacità del primo M1.
Dal punto di vista della grafica tradizionale, le novità non sono da meno. Il ray tracing di terza generazione e gli shader potenziati garantiscono un incremento prestazionale del 45% rispetto a M4. Per chi lavora nel gaming, nel rendering 3D o nella produzione video professionale, questi numeri si traducono in workflow più fluidi e tempi di attesa ridotti, mentre il caching dinamico di seconda generazione ottimizza la gestione della memoria video, riducendo i colli di bottiglia nelle applicazioni più intensive.
La CPU mantiene la collaudata architettura a 10 core (4 performance core + 6 efficiency core), ma Apple dichiara di aver raggiunto “i performance core più veloci al mondo”. Una novità che si traduce in un miglioramento del 15% nelle prestazioni multi-thread rispetto alla generazione precedente. Per i professionisti che utilizzano applicazioni come Final Cut Pro, Logic Pro o Adobe Creative Suite, questo incremento significa rendering più rapidi e maggiore reattività nei progetti complessi.
Il Neural Engine a 16 core rappresenta il terzo pilastro della strategia IA di Apple. Lavorando in sinergia con i Neural Accelerator integrati nella GPU, questo componente specializzato accelera le funzioni di Apple Intelligence e le applicazioni di terze parti che sfruttano i framework CoreML e Metal Performance Shaders, processando l’intelligenza artificiale direttamente on-device e garantendo privacy e riducendo la latenza rispetto alle soluzioni cloud.
Un altro aspetto tecnicamente cruciale è l’incremento del 30% nella banda di memoria unificata, che ora raggiunge i 153 GBps. Questa architettura, eredità dei chip M1, continua a rappresentare un vantaggio competitivo significativo rispetto alle soluzioni x86 tradizionali. Per modelli IA di grandi dimensioni e applicazioni che richiedono accesso simultaneo a dataset voluminosi, la memoria unificata elimina i colli di bottiglia tipici delle architetture con memoria separata per CPU e GPU. Il sistema supporta inoltre fino a 32 GB di memoria unificata nella versione più performante, una quantità sufficiente per la maggior parte dei workflow professionali attuali.
Per questo nuovo MacBook Pro M5 Apple ha scelto una strategia commerciale interessante. Il prezzo di partenza di 1.849 euro è infatti più basso rispetto ai 1.949 euro del modello M4 precedente, ma l’alimentatore da 70W non è più incluso nella confezione e costa 65 euro separatamente. Una mossa che richiama le controverse decisioni di eliminare caricatori dagli iPhone, giustificata con motivazioni ambientali e regolatorie (c’è lo zampino dell’UE) ma che impatta sul valore percepito.
Le configurazioni disponibili spaziano da quella base con 16 GB di memoria e 512 GB di SSD fino alla più performante in assoluto con 32 GB di memoria e 4 TB di SSD da 3849 euro. L’opzione del display nanotexture, disponibile con un sovrapprezzo di 190 euro, rappresenta un ulteriore upgrade interessante per professionisti che lavorano in ambienti con illuminazione complessa.
L’introduzione del SoC M5 non si limita però ai MacBook Pro. Anche i nuovi iPad Pro e Apple Vision Pro annunciati ieri condividono lo stesso chip, creando un ecosistema omogeneo per quanto riguarda le capacità IA e permettendo agli sviluppatori di ottimizzare le applicazioni per un’unica architettura. Da segnalare infine l’autonomia dichiarata di 24 ore e l’unità SSD fino a 2 volte più veloce rispetto alla generazione precedente.



