Var Group ha annunciato insieme a Microsoft Italia, HPE ed Equinix l’avvio di Hybrid Cloud Experience, un “demo lab” per promuovere l’adozione dell’Hybrid Cloud nelle aziende italiane di tutte le dimensioni.

Il laboratorio,che fisicamente aprirà nei primi mesi del 2020 presso la sede di Var Group a Milano (zona Lambrate), si basa su infrastruttura HPE, su Microsoft Azure, e sui datacenter di Equinix – con il supporto anche di Intel – e dovrebbe ospitare una decina di sessioni al mese.

L’obiettivo è mostrare a imprenditori e manager delle aziende italiane demo e simulazioni di virtualizzazione, containerizzazione, sviluppo, migrazione di workload on-premise su cloud, e integrazione di forme diverse di cloud per realizzare appunto ambienti di Hybrid Cloud, con best practice ottimizzate per diversi settori di mercato: Finance, Health, Retail, Oil&Gas, Manufacturing e Pubblica Amministrazione.

L’idea di Var Group con Hybrid Cloud Experience è di sfruttare le proprie capacità di system integration e consulenza per definire per ciascun cliente un percorso personalizzato e graduale di adozione del cloud basato sulle tecnologie dei tre partner. Percorso che prevede assessment iniziale, valutazione dell’impatto del Cloud sui processi anche in termini di costi/benefici, e demo sviluppate ad hoc con gli specifici dati dell’azienda cliente.

Var Group: obiettivo superare le indecisioni pratiche

“Ciascuno dei partner di Hybrid Cloud Experience porterà la sua expertise specifica, la contaminazione è importantissima per adattare un tema complesso come il cloud alle realtà italiane: insieme capiremo meglio l’effettiva esigenza del cliente e disegneremo la soluzione ibrida più adatta per ciascuno”, ha spiegato Francesca Morsiani, Amministratore Delegato di Var Group, alla conferenza stampa di presentazione di “Hybrid Cloud Experience”.

“Siamo l’unico partner europeo Microsoft finora che ha avviato un’iniziativa di “hybrid cloud lab” su Azure. Molte aziende italiane ormai hanno accettato l’idea che l’innovazione passa dal cloud, ma hanno molti dubbi su come definire un ambiente cloud su misura per le loro esigenze, pianificare il percorso e fare il primo passo: noi vogliamo aiutarle mostrando casi di eccellenza nel loro settore, e simulazioni dedicate con i loro dati, non solo ai CIO ma anche ai manager di business, penso in particolare alle funzioni marketing e produzione, tra le più interessate dagli impatti della trasformazione digitale”.

All’evento erano presenti anche gli AD di Microsoft Italia e HPE, Silvia Candiani e Stefano Venturi, nonché Roberto Cazzetta, direttore marketing e comunicazione Italia e Svizzera di Equinix.

Microsoft: Azure Stack per i passaggi pubblico-privato

“Il modello hybrid cloud è vincente, si ottengono i benefici delle piattaforme public degli hyperscaler ma mantenendo la continuità con il proprio ambiente naturale: l’obiettivo è aiutare l’organizzazione utente in questa transizione progettando un cloud su misura”, ha commentato Silvia Candiani, AD di Microsoft Italia.

Nel caso specifico di Hybrid Cloud Experience la piattaforma di riferimento è Microsoft Azure con Azure Stack, l’estensione che permette al cliente di usare Azure come un private cloud, erogandone servizi nel proprio data center attraverso un’interfaccia front-end e strumenti di management e sviluppo identici ad Azure “pubblico”. “Questo semplifica i passaggi dei workload da pubblico a privato e viceversa, e inoltre apre la strada all’uso delle funzioni di AI e sicurezza di Azure e all’integrazione di altre piattaforme cloud di Microsoft come Office 365 e Dynamics 365”.

HPE: in tempi di discontinuità, la specializzazione vince

Stefano Venturi, Presidente e Amministratore Delegato di HPE, ha ricordato alcuni dati degli Osservatori del Politecnico di Milano – solo il 21% delle PMI italiane opta per un modello completamente Public Cloud, mentre il 54% è orientato verso modelli Hybrid – e di Gartner, secondo cui il 75% delle aziende avrà ambienti hybrid cloud o multi-cloud entro il 2020. “È l’era del data driven, ma occorre saper sfruttare tutti i dati strutturati e non che l’azienda si ritrova nel data center. Per farlo non esiste un approccio monolitico, e non c’è un fornitore con una soluzione ottimale: per questo non bisogna fossilizzarsi su un unico fornitore, anche nel cloud”.

Quando ci sono queste discontinuità tecnologiche, continua Venturi, la specializzazione vince, “e quindi l’azienda utente deve creare un pool di fornitori specialisti, leader nei rispettivi campi, come fanno i team di Formula 1: in questo senso, penso che Hybrid Cloud Experience si basi su un ecosistema potentissimo”.

“Il ruolo di HPE, che è stata tra i primi a credere nell’hybrid cloud, è mettere a disposizione piattaforme consolidate da anni per abilitare questo modello, tra cui macchine in-memory che potranno gestire volumi enormi di dati, e HPE Greenlake, che permette l’uso as-a-service ed esclusivo da parte del cliente anche di risorse installate a casa sua”.

Equinix, il “digital backbone”

Quando ad Equinix, “si può definire il “digital backbone” di Hybrid Cloud Experience”, ha sottolineato Roberto Cazzetta. “Nata nel 1996 come piattaforma neutrale per le telco, oggi Equinix dispone di una rete di 204 data center, di cui 4 a Milano assolutamente uguali a quelli che abbiamo in UK, America e Australia, e 10mila clienti in tutto il mondo”.

Le interconnessioni fisiche e virtuali dirette di Equinix, ha continuato Cazzetta, offrono prestazioni più affidabili e sicure rispetto alla connessione Internet pubblica, con notevoli riduzioni dei costi di banda, e consentiranno ai clienti di Microsoft, HPE e Var Group di sfruttare al meglio le potenzialità del Cloud Ibrido, come servizi applicativi, produzione e gestione delle identità, dati e servizi di backup e recovery. “Inoltre, grazie a Equinix Cloud Exchange Fabric (ECX Fabric), un servizio di interconnessione on-demand SDN-enabled, questi clienti potranno collegare la propria infrastruttura distribuita con quella di qualsiasi altra azienda sulla piattaforma Equinix”.

La proposizione commerciale

L’obiettivo a regime, ci ha spiegato poi Francesca Morsiani, “è formare un team misto dedicato a tempo pieno all’attività del laboratorio “Hybrid Cloud Experience”, con risorse di tutti i protagonisti dell’accordo”. Quanto alla proposizione commerciale, “la base di partenza sono i progetti su Azure Stack realizzati a livello internazionale in tutti i settori – ci ha precisato Fabio Stanga, Business Technology & Alliance Director di Var Group -: il valore aggiunto che ci metteremo è di definire dei “pacchetti” adattando queste basi di partenza, in termini di dimensioni del progetto, di conformità alle norme e regolamenti locali, e di esigenze specifiche di settori importanti in Italia, per esempio quelle di edge computing dell’agricolo e del marittimo. Ai pacchetti così definiti poi si aggiungeranno i servizi di personalizzazione sulle esigenze del singolo utente”.