Mentre continua la transizione strategica dalla specializzazione originaria (hardware di load balancing) alle soluzioni di multicloud application delivery e security, F5 (nota fino a poco tempo fa come F5 Networks) dallo scorso ottobre in Italia ha un nuovo country manager: Marco Urciuoli.

Proveniente da Check Point Software, dove pure era country manager Italia da quasi 5 anni, Urciuoli (a sinistra nell’immagine di apertura) ha recentemente incontrato la stampa italiana insieme a Paolo Arcagni, Director Solution Engineering Sud EMEA di F5 (a destra nell’immagine), per spiegare gli ultimi sviluppi della strategia di F5 e i relativi riflessi in Italia.

“F5 mi ha attratto perché la cybersecurity è un mercato in continua ascesa, e in esso la sicurezza delle applicazioni è il fronte di sviluppo più interessante”, ha detto Urciuoli. “F5 ha una lunga storia ma la sua missione oggi è di rendere disponibili e soprattutto sicure le applicazioni, sia le applicazioni monolitiche tradizionali, sia quelle moderne, dinamicamente distribuite in vari ambienti cloud, e questo grazie soprattutto alle acquisizioni degli ultimi 4 anni: Nginx.com, Shape Security e Volterra.

In Italia due sedi, 20 persone e 80 partner, di cui 10-15 top partner

Quotata al Nasdaq dal 1999, F5 nel fiscal year 2022 ha fatturato 2,7 miliardi di dollari con più di 6000 dipendenti. La filiale italiana ha sede a Milano e un ufficio a Roma, e occupa circa 20 persone. I partner in italia sono circa 80, di cui 10-15 sono top partner, che lavorano molto con noi, e da molto tempo. L’obiettivo di F5 Italia è stare molto vicini ai clienti di livello enterprise, mentre il canale ci aiuta a coprire tutto il mercato, anche le medie imprese, a cui ci rivolgiamo soprattutto con l’offerta più recente di distributed cloud”.

I clienti enterprise rappresentano praticamente tutti i settori, dal finance all’industria alla PA, e costituiscono gran parte della base clienti F5, continua Urciuoli, che cita come esempio il caso di Snam.

“I piani di digital transformation di Snam prevedono tra l’altro l’installazione di oltre 1000 punti di ispezione e raccolta dati su tutta la rete di condotte e stoccaggio, con accesso in tempo reale a una velocità 100 volte superiore a quella attuale, grazie a IoT e Machine Learning (ML). Il tutto basato sulla decisione di usare sistematicamente le API e sviluppare tutte le nuove applicazioni interne come cloud native. Per questo Snam era alla ricerca di una soluzione di connettività API che combinasse personalizzazione e programmabilità, supporto di livello enterprise e funzionalità di sicurezza in bundle, e ha scelto Nginx Plus”.

I tre pilastri dell’offerta F5 di oggi: Big-IP, Nginx e Distributed Cloud

Se Urciuoli è appena arrivato, Paolo Arcagni invece lavora in F5 da 16 anni, e attualmente è Director Solution Engineering Sud EMEA. “La strategia di F5 è riassunta dallo slogan del nostro CEO: ‘making app security and delivery ridicolously easy’. Negli ultimi anni lo scenario è radicalmente cambiato, le moderne applicazioni sono distribuite dinamicamente in vari cloud e location, gli ambienti IT aziendali non sono più nei data center proprietari ma in multicloud, e questo ha aumentato la complessità, generando vari problemi di comunicazione tra data center e cloud, e tra cloud e cloud, di connessioni app to app e tra API. E poi il perimetro del data center è completamente scomparso: oggi abbiamo virtual data center con superfici d’attacco enormemente aumentate”.

In questo scenario, continua Arcagni, il proposito di F5 è realizzare lo slogan del CEO con un’offerta basata su tre pilastri: F5 Big-IP, Nginx, e F5 Distributed Cloud.

“Big-IP è la nostra soluzione originaria, è un app delivery controller di classe enterprise appunto che mette in sicurezza ed eroga le appl tradizionali in ambienti on-premise, ed è stata aggiornata e arricchita nel tempo, ristrutturata per lavorare in ambienti software e cloud, e preparata per i prossimi 10 anni con lo sviluppo di Big-IP Next, i cui primi rilasci sono stati annunciati nelle scorse settimane, 4 moduli rivolti alle telco, mentre nei prossimi mesi rilasceremo i moduli per il mercaro enterprise”.

Il secondo pilastro è Nginx, acquisito per supportare app e API in ambienti containerizzati con soluzioni cloud-native e kubernetes friendly, open source ed enterprise. Il terzo pilastro, basato su F5 Distributed Cloud, cioè sulle tecnologie acquisite da Volterra, si concentra sui servizi di app delivery e security anche nel multicloud, ovunque le app siano e comunque siano state sviluppate.

“In pratica una piattaforma SaaS di service delivery che automatizza la distribuzione dei servizi di sicurezza delle app, e dei loro workload nei container, con tempi molto ridotti, per rendere il tutto appunto ‘ridicolmente facile'”.

Alla ricerca di partner “cloud native”

Anche questa parte più recente dell’offerta, ha spiegato Urciuoli, viene venduta tramite canale, rispettando il modello totalmente indiretto di F5.

“Il Distributed Cloud ha richiesto anche a noi all’interno l’acquisizione di nuove skill e competenze, che ora chiediamo anche ai partner. Stiamo investendo molto su partner tradizionali, con enablement per portare tecnici presales e sales a commercializzare queste soluzioni, ma anche nella ricerca di partner native cloud: abbiamo bisogno di entrambi”.

Già da anni, continua il country manager, F5 vende subscription. “La parte distributed cloud è venduta in questo modo, ma comunque il nostro modello prevede il passaggio dal canale. La vendita diretta online viene da volterra, che era acquistabile con carta di credito, ma in Italia abbiamo tipologie di clienti – media impresa, enterprise, telco – che non comprano in questo modo: comprano con flexible consumption plan, e il partner è il nostro veicolo”.