Il mercato del software gestionale in Italia, considerando il solo fatturato dei fornitori software, vale 17,3 miliardi di euro, in crescita annua del 16%. Considerando anche i servizi correlati, il valore del mercato arriva a 45,7 miliardi, in crescita annua del 17%.

Sono alcuni dei principali dati della ricerca “Il software gestionale in Italia: stato di maturità e leve per la crescita”, presentata pochi giorni fa e realizzata dagli Osservatori Digital Innovation con AssoSoftware, l’associazione nazionale di settore che riunisce più di 230 soci, per un totale di circa 4 miliardi di fatturato e 20mila dipendenti.

Dall’analisi da cui emergono numeri confortanti sulla diffusione del software gestionale in Italia, e meno positivi sulla maturità delle imprese nell’utilizzarlo. Maturità che al momento è solo del 39%, secondo un indice messo a punto dai ricercatori e basato su parametri come il grado di integrazione dei processi e l’impatto sulle performance aziendali.

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Ma andiamo con ordine. L’analisi del 2021, ha spiegato Alessandro Piva, Direttore Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, è la seconda di un progetto triennale con AssoSoftware. “L’anno scorso abbiamo censito l’offerta di software gestionale in Italia (1346 produttori e 5368 soluzioni), quest’anno abbiamo studiato l’effettivo utilizzo di questi software con un’indagine su 574 PMI e PA, approfondendone i benefici, e proponendo delle leve per promuovere la crescita dell’ecosistema di domanda e offerta”.

I 4 parametri che formano l’indice di maturità

I ricercatori hanno quindi per prima cosa quantificato il mercato, ottenendo i dati visti in apertura. Nel dettaglio il dato dei 17,3 miliardi è il fatturato generato dai produttori di software gestionale con sede legale in Italia nel 2020 nei mercati PMI e grandi imprese, mentre il dato dei 45,7 miliardi comprende anche i servizi correlati al software su tutti i mercati: grandi imprese, PMI e anche microimprese (meno di 10 dipendenti e un milione di fatturato).

In parallelo i ricercatori quest’anno hanno definito e calcolato l’indice di maturità nell’uso del software gestionale in Italia, che sarà aggiornato di anno in anno, e che si basa su 4 variabili: livello d’adozione dei software gestionali, grado di integrazione dei processi abilitata da tali software, organizzazione IT e competenze digitali (presenza di personale dedicato all’IT), impatto dei software gestionali sulle performance aziendali.

“L’indice si basa sui dati delle 574 PMI ed enti pubblici oggetto dell’indagine ed è stato definito sulla base di 22 casi di studio scelti come best practice”, ha spiegato Marina Natalucci, ricercatrice degli Osservatori e coordinatrice della ricerca per AssoSoftware. Inoltre si basa su una classificazione dei software gestionali in 4 aree funzionali: controllo di gestione, gestione amministrativa e contabile, gestione documentale, e area operativa (approvvigionamenti e produzione, logistica e magazzino, CRM e vendite).

Solo il 51% ha personale dedicato all’IT

“Dall’analisi del livello di diffusione esce un quadro piuttosto positivo: la gestione amministrativa e contabile è supportata da un software gestionale nell’83% delle realtà indagate – anche grazie alla spinta normativa della fatturazione elettronica -, il controllo di gestione nel 55%, la logistica e magazzino nel 54%, l’approvvigionamento e produzione nel 50%, la gestione documentale e workflow nel 42%, il CRM nel 40%”.

Il dato sull’integrazione però è preoccupante: solo il 29% integra almeno uno dei software adottati. “L’adozione è piuttosto frammentata, basata sul bisogno del momento, e porta a una gestione a silos realizzando solo alcuni dei benefici potenziali: non c’è stata finora una vera trasformazione dei processi”.

La variabile organizzazione IT spiega in parte il perché: solo il 51% ha addetti dedicati almeno in parte a IT e digitalizzazione, e il 42% lamenta la mancanza di risorse che si occupino di gestione tecnico operativa dei sistemi gestionali e di cambiamento organizzativo. “La filiera italiana del software gestionale è chiamata a bilanciare questa carenza di risorse, mettendo a disposizione tecnologia e competenze”.

“L’estrema frammentazione dei software nelle imprese crea limitazioni”

Quanto alla variabile performance, emerge una forte consapevolezza generalizzata sui benefici del software gestionale, in termini di visibilità e trasparenza (il 77% parla di maggior controllo sulle performance, il 76% di aggiornamento in tempo reale dei dati), agilità e reattività (il 69% indica la continuità operativa in emergenza, il 65% la proattività di risposta ai cambiamenti), integrazione organizzativa (il 68% percepisce una miglior collaborazione tra i dipendenti, il 66% un miglioramento dei processi), e anche performance operative, visto che il 53% ha incrementato i volumi di vendita grazie al CRM.

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Complessivamente, in una scala da 0 a 100 l’indice di maturità arriva a 39,4, somma di 4 elementi: adozione 13,5 su 25, integrazione di processo 7,7 su 25, organizzazione IT 8,5 su 25, performance 9,7 su 25.

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“Questi numeri indicano che l’estrema frammentazione dei software nelle imprese crea limitazioni”, sottolinea Natalucci. “Considerando l’interazione tra diffusione dei moduli software e impatto sulle performance, emergono tre gruppi: aree ad alto potenziale poco sfruttato (CRM e gestione documentale/workflow), aree più consolidate, dove gli impatti del software gestionale sono più assodati (controllo gestione, amministrazione e contabilità), e le “aree core”, che subiscono di più la frammentazione applicativa e la gestione disaccoppiata dei processi: logistica e magazzino, approvvigionamento e produzione. Per esempio solo Il 51% di chi ha un software di logistica e magazzino ha l’inventario in tempo reale, e solo il 19% ha un MES a supporto del software di approvvigionamento e produzione”.

Ogni impresa ha 2,2 fornitori software: i criteri di scelta

I ricercatori hanno clusterizzato anche le 574 realtà del campione, ottenendo che il 33% è agli inizi (un quarto del percorso), il 53% ha punteggio di maturità sotto la media (che come abbiamo visto è 39,4), e solo il 9% si può definire avanzato (punteggio superiore a 70).

“Le imprese più avanzate nell’uso del software gestionale hanno livelli di adozione pressochè completi, integrazione di processo molto avanzata, punteggi di organizzazione IT e di impatto sulle performance doppi della media di mercato: insomma non basta l’adozione, occorre cambiare l’organizzazione”.

Interessanti poi anche alcuni dati che riguardano l’offerta: ciascuna realtà intervistata ha mediamente 2,2 fornitori di software gestionale e il 98% del campione – ricordiamo che si tratta di PMI ed enti pubblici – ne ha almeno uno italiano. Inoltre i criteri di scelta dei fornitori software sono nell’ordine: esigenze funzionali (87%), supporto e assistenza tecnica (81%), integrabilità delle soluzioni (76%), user experience (67%), reputazione del fornitore come leader di settore (67%). Meno importanti costo (51%), e vicinanza geografica (30%).

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Credito d’imposta per il software e un fondo per digitalizzare le PA periferiche

In conclusione, ecco le 4 leve su cui secondo i ricercatori occorre agire per far crescere l’indice di maturità dell’uso del software gestionale nei prossimi anni:

1) Interventi di sistema (politiche governative di incentivazione, normative). L’esempio è il caso virtuoso della fatturazione elettronica, le occasioni più immediate sono i fondi del PNRR per la digitalizzazione.

2) Potenziamento della cultura digitale. Il software gestionale porta benefici solo se è al servizio di una visione strategica di modernizzazione dei processi: fornitori e associazioni hanno un ruolo chiave di sensibilizzazione.

3) Arricchimento delle competenze sul software e sul digitale. Al momento le imprese mancano di personale tecnico: i fornitori e i loro canali di vendita indiretti possono bilanciare le competenze mancanti.

4) Tecnologia: deve evolvere in modularità, interoperabilità, e intelligenza del dato.

“Questa ricerca dimostra che In Italia l’integrazione di processo ancora non c’è, e che i benefici del software gestionale sono goduti solo dalla metà delle imprese”, ha concluso Piermassimo Colombo, consigliere AssoSoftware. “Per noi è la base per sostenere due proposte alle istituzioni. La prima è definire un sistema di incentivazione fiscale per investimenti in sofware di digitalizzazione dei processi e relativa formazione del personale: possibilmente un credito d’imposta equiparato a quello per i macchinari, con eventuale tetto agli investimenti e certificazione della formazione. La seconda è l’istituzione di un fondo ad hoc per questi investimenti dedicato alle PA periferiche, la cui digitalizzazione è indispensabile per migliorare i servizi ai cittadini e alle imprese”.