Il software open source enterprise è il carburante dell’innovazione digitale nelle imprese e nella PA, e Red Hat sta capitalizzando questo trend, in particolare in Italia, dove continua a conquistare partner e aziende utenti. Questa la sintesi di una recente conferenza stampa del management italiano di Red Hat, che ha approfondito gli annunci del Red Hat Summit 2022 e il proprio punto di vista sul mercato italiano.

Tre aree di investimento

“L’open source ha iniziato da molti anni a fare la differenza in settori come servizi finanziari, PA, telecom e sanità, ma in tempi più recenti si è rivelato determinante anche in altri settori come manifatturiero, trasporti, utility e retail”, ha detto Gianni Anguilletti, VP Med Region di Red Hat.

“Praticamente tutte le aree tecnologiche più innovative di oggi – big data, edge, AI/ML, kubernetes, container – sono nate nelle comunità open source. Comunità con le quali Red Hat collabora attraverso i suoi circa 10mila dipendenti per lo sviluppo e ottimizzazione dei vari progetti, integrandoli con servizi e certificazioni, e stabilizzandoli in modo che possano essere usati per processi mission critical nelle aziende”.

Anguilletti ha poi ricordato alcune delle più partnership recentemente siglate o rafforzate a livello mondiale (Kyndryl, Microsoft Azure, GM, Accenture ed Ericsson) e le tre aree tecnologiche in cui Red Hat sta investendo maggiormente: tools di sviluppo; sistemi di gestione e automazione; e sistemi operativi, applicazioni e data platform.

Da sinistra Rodolfo Falcone, Giorgio Galli e Gianni Anguilletti di Red Hat

Da sinistra Rodolfo Falcone, Giorgio Galli e Gianni Anguilletti di Red Hat

Open source decisivo per le strategie hybrid cloud secondo 3 IT Leader su 4

“Si tratta delle aree che più interessano alle aziende e organizzazioni utenti”, ha sottolineato Giorgio Galli, manager sales specialist e solution architect team di Red Hat Italy. “Secondo l’indagine “State of Enterprise Open Source 2022”, l’82% degli IT leader nel mondo preferisce vendor IT che contribuiscono alla comunità open source, e l’80% aumenterà l’uso di software enterprise open source per sperimentare tecnologie emergenti. Inoltre il 77% è convinto le soluzioni open source enterprise garantiscano l’accesso alle ultime innovazioni, e che siano decisive per abilitare architetture hybrid cloud”.

Sempre dalla stessa indagine emerge che le tecnologie innovative più utilizzate dagli IT leader sono AI, machine learning, Edge, IoT, container e serverless computing. “Tutte coerenti con la direzione intrapresa da Red Hat: supportare le aziende nell’evoluzione verso l’open hybrid multi cloud”.

Le 4 principali novità del Red Hat Summit

I più recenti passi avanti in questa direzione, continua Galli, sono gli annunci al Red Hat Summit 2022 dello scorso maggio, e la successiva general availability della versione 9 di Red Hat Enterprise Linux (RHEL). In estrema sintesi, le novità più importanti sono quattro. Una è l’estensione di RHEL all’Edge, da interpretarsi come un altro elemento dell’hybrid cloud a fianco dell’on premise e del public cloud. RHEL 9 offrirà funzioni complete di edge management fornite come servizi: si potranno gestire implementazioni remote e scalarle con maggiori gradi di visibilità, controllo e sicurezza da un’unica interfaccia.

Una seconda serie di novità riguarda OpenShift, ed è indirizzata a rendere la container platform di Red Hat sempre più decisiva per disaccoppiare la parte infrastrutturale da quella applicativa. “L’idea è di permettere, una volta sviluppata l’applicazione, di decidere se rilasciarla on premise o in cloud”. OpenShift è disponibile in modalità tradizionale, installato in casa del cliente, oppure come servizio gestito dagli hyperscaler (AWS, Microsoft e ovviamente IBM): “In questo caso la piattaforma viene erogata direttamente dall’hyperscaler, il cliente non deve installare, configurare o gestire, ma la utilizza solo per lo sviluppo”.

La terza linea di evoluzione, continua Galli, riguarda le applicazioni, sia in termini di trasformazione di applicazioni esistenti, sia di sviluppo di nuove applicazioni cloud native, “per cui forniamo servizi direttamente, o tramite cloud provider e hyperscaler”. Infine la quarta area di novità del Red Hat Summit è l’automazione.

Red Hat strategia conf stampa“Quasi il 70% degli IT Leader ritiene che in soli 12 mesi questo tema sia passato da “nice to have” a “must have”. L’obiettivo è andare oltre la fase di automazione a silos (infrastruttura, cloud, network, eccetera) per arrivare a una fase di automazione integrata di tutti questi aspetti attraverso la tecnologia Ansible, di cui abbiamo annunciato la disponibilità come servizio nel marketplace Azure”.

In sintesi, spiega Galli, la strategia è supportare mondi ibridi, consolidare l’esistente e realizzare innovazioni disaccoppiando infrastruttura e applicazioni, e rendendo disponibile il tutto come servizi erogabili dagli hyperscaler.

“La visione di Red Hat è sviluppare le applicazioni una volta per tutte e implementarle su qualsiasi piattaforma sfruttando l’automazione, con stessa esperienza, competenze richieste e processi dappertutto (on premise, in multi cloud, su edge), abilitando così un modello di servizi di “cloud brokering” a supporto di strategie multicloud”.

Tre nuovi clienti in Italia: Intesa Sanpaolo, BPER e Inail

Rodolfo Falcone, country manager in Italia, ha infine spiegato il punto di vista di Red Hat sul mercato italiano. “Conosciamo le condizioni di scenario, il Fondo Monetario parla di rallentamento della crescita nel mondo e in Italia, dove però il PNRR dedica 42 miliardi all’IT su 167 progetti, quasi tutti in ambiti dove Red Hat può giocare un ruolo. Il rapporto Assinform evidenzia una crescita del mercato IT in Italia di oltre il 5%, pur in una situazione di grave carenza di competenze digitali nel mondo del lavoro, parlando in particolare di una forte crescita del cloud e dell’hybrid cloud come il modello a cui si tenderà”.

E in questo scenario come si colloca Red Hat? Falcone non ha fornito dati sull’attività in Italia, ma ha citato tre importanti nomi di clienti con testimonianze dirette: Intesa Sanpaolo (“Linux non è più un sistema operativo, è una piattaforma di digitalizzazione”), BPER (“Red Hat oggi è un trusted advisor”) e Inail (“Red Hat ci aiuterà a smaterializzare l’intera infrastruttura”). “Più in generale, dal nostro punto di vista oggi il motore dell’innovazione in Italia è la PA, mentre le aziende private procedono a macchia di leopardo”.

Nuovi partner in Italia: 6 system integrator e 5 Cloud Provider

L’espansione di Red Hat in Italia però non riguarda solo le aziende utenti. R1 Group, Engineering, Mauden, Gruppo Project, Var Group, Lutech, sono tutte grandi realtà della system integration italiana che hanno spostato parti consistenti delle loro risorse su Red Hat, così come diversi Cloud Provider italiani tra cui Cineca, Aruba, Leonardo, Fastweb e Brennercom. Il nostro ecosistema in Italia continua ad ampliarsi, aiutato anche dal fatto che buona parter delle attività di formazione di Red Hat per i partner è gratuita”.

Quanto alla collaborazione con IBM, “presso alcuni clienti ci ha aiutati,ma in gran parte siamo cresciuti da soli, adesso stiamo lavorando insieme su alcuni grandi progetti di clienti enterprise: facciamo cose molto diverse ma molto ben integrabili, per esempio presso le banche”.