Lo scorso maggio Pure Storage ha nominato Mauro Solimene come country manager per l’Italia. Solimene ha una trentina d’anni di esperienza nel settore IT, in aziende tra cui Datamat, Oracle, Informix, BEA Systems, CA e ServiceNow, e pochi giorni fa ha incontrato per la prima volta la stampa italiana appunto come country manager Pure Storage in Italia, per un aggiornamento sui più recenti passi del fornitore e sul suo business in Italia, a cui ha partecipato anche un cliente italiano: Iris Ceramica.

“In Italia anche in un anno così difficile abbiamo sempre cercato di stare vicini ai clienti e ai partner, puntando sul gioco di squadra e sulla capacità di reagire velocemente alla crisi. Abbiamo conquistato fatturato e tanti clienti nuovi, grandi e piccoli, ma quelli che hanno reagito meglio sono stati quelli di classe enterprise, che hanno continuato i rollout dei progetti praticamente senza interruzione”, ha spiegato Solimene.

“Quanto all’andamento globale, Pure Storage ha chiuso il fiscal year 2020 con 1,64 miliardi di dollari di fatturato, crescendo del 29%, con circa 8000 clienti di cui 1700 conquistati appunto in quest’ultimo anno fiscale: tutto questo dimostra l’attualità della visione strategica ‘modern data experience’ di Pure”. Visione che è stata varata un paio d’anni fa dal CEO Charles Giancarlo che così l’aveva sintetizzata: “Lo storage non sarà più un insieme di sistemi ciascuno dedicato a singole applicazioni: diventerà un set di risorse gestito via software e a disposizione dell’intera azienda, al servizio di strategie multi-cloud e delle modern application”.

Questo, ha sottolineato Solimene, si traduce in vari concetti su cui appunto Pure Storage sta lavorando: upgrade senza soluzione di continuità, storage as code, modelli di consumo flessibili, eliminazione del “cloud divide” con il multicloud, gestione dei container grazie all’integrazione di Portworx, acquisita lo scorso settembre.

Pure-as-a-service versione 2.0, i container e Kubernetes

Umberto Galtarossa, Channel Technical Manager di Pure Storage Italia (qui una sua recente intervista con Channelworld), è poi sceso nel dettaglio alcuni di questi punti. “Le aziende utenti vogliono pagare in modo flessibile l’utilizzo “as-a-service” della infrastruttura: IDC prevede che la domanda triplicherà entro il 2021 con il 50% delle infrastrutture di data center che sarà fruito a consumo o as-a-service entro il 2024”.

A questo Pure ha risposto con Pure-As-A-Service, definito come un vero e proprio servizio di storage di livello enterprise, ma a consumo. Introdotto nel 2017, è stato evoluto nel tempo, e recentemente ne è stata annunciata la versione 2.0.

“L’obiettivo è offrire una sorta di “contatore”, come per le utenze domestiche, in cui combinare storage ad alte prestazioni nelle componenti block, file, object, block AWS, block Azure, con sottoscrizioni unificate per l’hybrid cloud. La versione 2.0 ha portato un vero e proprio catalogo di servizi, entry point più bassi, e l’intero stack di servizi as a service, comprese le soluzioni di networking e computing dei partner”.

Altri recenti fronti di evoluzione per Pure Storage sono le componenti FlashBlade (“è una piattaforma UFFO, Unified Fast File and Object: un ambito in forte crescita”), e container.

“Il cloud è un imperativo se si vuole ricavare valore dai dati, ma la gestione di applicazioni cloud native su diverse piattaforme cloud (multicloud) genera grandi criticità. Per questo sono nati i container e Kubernetes che introducono un nuovo approccio di sviluppo e uso delle app cloud native. La risposta di Pure è l’acquisizione di Portworx, con l’obiettivo appunto di creare una piattaforma di servizi storage in grado di rispondere a tutte le criticità di gestione delle applicazioni cloud native, offrendo data service ibridi Kubernetes su qualsiasi infrastruttura storage”.

Iris Ceramica: “Tra 2-3 anni moli di dati e accessi allo storage notevolmente maggiori rispetto a oggi”

Come accennato, all’evento ha poi partecipato anche Francesco Verde, Group CIO di Iris Ceramica, uno dei più significativi operatori del distretto ceramico di Sassuolo: “Siamo nei primi 3 al mondo come volume di fatturato nel settore ceramiche, con sette stabilimenti in Emilia, uno in Germania e uno negli USA: è un gruppo caratterizzato da forte innovazione di prodotto, fabbriche automatizzate da tempo, e investimenti industria 4.0”.

Verde è stato chiamato un anno e mezzo fa per accelerare la trasformazione digitale: “L’obiettivo è diventare sempre più gruppo unificando l’infrastruttura IT: attualmente i principali impegni sono sui progetti di cambiamento del sistema gestionale (da un sistema sviluppato in casa a Infor, ndr) e di introduzione di un sistema PLM”.

Quanto allo storage, l’anno scorso Iris Ceramica ha affrontato il rinnovo dell’infrastruttura: “Da una parte avevamo il contratto di supporto precedente in scadenza, dall’altra la trasformazione in atto nel gruppo comporterà tra 2-3 anni moli di dati e flussi di accesso allo storage notevolmente maggiori rispetto a oggi, e avevamo bisogno di qualcosa che garantisse la gestione di tutto questo con ampi margini di sicurezza e continuità del business, anche rispetto a cose che non sono prevedibili oggi. Il tutto senza dovercene occupare internamente. Oggi abbiamo la piattaforma in esercizio da qualche mese, con performance e latenze prima inimmaginabili”.

Sui criteri di scelta del fornitore, Verde spiega che funzionalità e tecnologie non sono state decisive, e che invece hanno contato molto due fattori: “Uno è avere il supporto in Italia, è una cosa che fa la differenza. Un altro è che Pure Storage ci ha proposto qualcosa in più di quello che chiedevamo, invece di sottrarre qualcosa per abbassare l’offerta”.

La scelta di Iris Ceramica per lo storage per ora è stata quella dell’on premise: “Abbiamo portato tutto in casa. Valuteremo più avanti se passare al cloud, per liberare risorse. Ma l’anno scorso non era il momento, l’obiettivo principale era di rendere l’IT un business partner con obiettivo di far crescere il gruppo”, conclude Verde.