Il produttore di processori grafici Nvidia ha annunciato l’intenzione di rinunciare all’acquisizione del produttore di chip inglese ARM dalla holding finanziaria giapponese SoftBank per 40 miliardi di dollari. L’operazione, annunciata ben 17 mesi fa, è saltata, spiega un comunicato congiunto, a causa delle significative criticità relative al processo di approvazione da parte delle autorità di regolamentazione.

Salta così quella che sarebbe stata la più grande acquisizione di sempre nel settore dei processori, e che però fin da subito aveva sollevato forti dubbi per i possibili impatti dirompenti sull’industria dei chip.

“I più grandi clienti di ARM, tra cui Apple, Google, Microsoft, Qualcomm e Samsung, non vedevano positivamente questa operazione, e questa cosa è stata sottovalutata dai due protagonisti dell’operazione”, spiega Mario Morales, senior vice president della società di ricerca IDC.

“Molti concorrenti di Nvidia e licenziatari di ARM erano contrari alla fusione, perché temevano che Nvidia potesse influenzare la tecnologia di ARM a proprio vantaggio e a scapito loro, e potesse acquisire informazioni sensibili sul loro uso della tecnologia ARM”, aggiunge Jack Gold, principal analyst di J. Gold Associates. “Anche se Nvidia ha dichiarato che non avrebbe fatto queste cose e che ARM sarebbe rimasta operativamente indipendente, il rischio c’era comunque, se non altro quello di una pressione indiretta”.

I due fattori scatenanti dell’offerta del 2020

SoftBank, che ha acquisito ARM sei anni fa per 32 miliardi di dollari, ha annunciato che a questo punto intraprenderà il percorso di collocazione in borsa per ARM, attraverso una IPO che avrà luogo nel prossimo anno fiscale (aprile 2022-marzo 2023).

“ARM sta diventando un centro di innovazione non solo per il settore della telefonia mobile, ma anche per i mondi cloud, automotive, IoT e metaverso, ed è entrata nella seconda fase della sua crescita”, ha spiegato Masayoshi Son, chairman & CEO di SoftBank. “Sfrutteremo questa opportunità per rendere ARM una public company”.

In effetti la quotazione in Borsa era il piano originario di SoftBank per far crescere ARM. Poi nel 2020 si è presentata l’occasione della vendita a causa di due importanti cambiamenti nel mercato: il sorpasso di Nvidia ai danni di Intel come maggior produttore di semiconduttori al mondo in termini di valore di borsa, e la decisione di Apple di non usare più chip Intel passando a chip propri, basati su proprietà intellettuale di ARM.

ARM: RISC-V ora è più temibile?

Gli analisti ritengono che il fallimento della trattativa sia una buona cosa per ARM, nel senso che la fusione con Nvidia avrebbe favorito RISC-V, il consorzio di progettazione open source che costituisce il principale concorrente di ARM.

“RISC-V non si avvicina neanche all’ecosistema di sviluppo di ARM in termini dimensionali, ma il timore di un eccessivo potere competitivo di Nvidia avrebbe spinto molti licenziatari di ARM a esplorare alternative”, sostiene Jack Gold.

Il modello di business di RISC-V è simile a quello di ARM, nel senso che si rivolge in modo agnostico a tutti i produttori di chip e di device, ma ARM tende a essere più chiusa sui suoi design (i licenziatari non possono cambiare il set di istruzioni, possono solo allargarlo), mentre RISC-V ha set di istruzioni open source su cui i produttori possono intervenire più liberamente per adattarli alle proprie necessità.

Morales di IDC invece vede comunque buone prospettive per RISC-V: “Ora che ARM procederà da sola alla collocazione in borsa, sarà comunque un avversario più facile per un consorzio di cui fanno parte colossi come Google, Qualcomm, Western Digital e la stessa Nvidia, nonché Intel che ha aderito al consorzio RISC-V proprio ieri.

Un altro fronte di criticità per ARM, continua Morales, è il mercato data center, dove sta cercando di entrare in forze dal 2009 ma dove finora ha conquistato clienti solo tra i cloud service provider come AWS, rimanendo comunque molto meno radicata di Intel, AMD e Nvidia. “I mercati in cui ARM è più forte sono quelli dei dispositivi smartphone e wearable: è vero che il volume di fatturato del mercato data center è più piccolo, ma rimane per ARM la maggiore opportunità di crescita”.

Il parere contrario della Federal Trade Commission

Lo scorso dicembre l’antitrust statunitense, la Federal Trade Commission (FTC), aveva espresso parere negativo sulla acquisizione, che avrebbe dato a Nvidia, uno dei più grandi produttori mondiali di chip, il controllo sulle tecnologie e sulla proprietà intellettuale che molti concorrenti utilizzano per sviluppare i propri chip: “Questo soffocherebbe lo sviluppo di tecnologie di nuova generazione come quelle utilizzate per gestire i data center o i sistemi di assistenza alla guida nelle auto”. Altri pareri negativi erano arrivati da altre autorità antitrust, come quella del Regno Unito (CMA).

SoftBank ha già ricevuto da Nvidia 1,25 miliardi di dollari, che secondo gli accordi non restituirà.

Il fondatore e CEO di Nvidia Jensen Huang ha dichiarato comunque che la sua azienda continuerà a comprare in licenza i progetti di chip di ARM. “Non saremo un’azienda sola, ma continueremo a lavorare a stretto contatto con ARM: gli investimenti che hanno fatto negli ultimi anni le hanno permesso di espandere il raggio d’azione verso supercomputing, cloud, AI e robotica: penso che ARM sarà la più importante architettura di CPU del prossimo decennio”.