Donald Trump ha annunciato una misura economica di grande rilievo riguardante il settore dei semiconduttori, fondamentale per la tecnologia globale. Il Presidente USA ha infatti dichiarato l’intenzione di imporre una tariffa del 100% su tutti i semiconduttori importati da aziende che non producono o non hanno intenzione di produrre negli Stati Uniti. Tuttavia, ha previsto importanti esenzioni per le aziende che hanno già investito o si sono impegnate a investire nella produzione nazionale, in linea con la sua strategia di rilancio dell’industria americana.

Questa politica sui chip, comunicata in maniera informale durante una conferenza stampa alla Casa Bianca, non rappresenta ancora una misura ufficiale (non c’è ancora nulla di definitivo), ma ha già scatenato reazioni significative a livello internazionale e nel mondo industriale. L’obiettivo dichiarato da Trump è rafforzare la catena di produzione interna e ridurre la dipendenza dagli approvvigionamenti esteri, quasi tutti localizzati in Asia.

Esenzioni e risposta delle aziende coreane

Il governo sudcoreano ha subito risposto chiarendo che i due colossi della microelettronica Samsung Electronics e SK Hynix saranno esentati da queste tariffe. La dichiarazione del rappresentante commerciale sudcoreano Yeo Han-koo ha sottolineato come, grazie a un accordo commerciale tra Washington e Seoul, la Corea del Sud beneficerà del più favorevole tasso tariffario possibile per i semiconduttori.

Samsung ha già investito in due fabbriche di semiconduttori in Texas, mentre SK Hynix ha annunciato progetti per una struttura avanzata di packaging e un centro R&D dedicato all’intelligenza artificiale nello stato dell’Indiana. Questo impegno nella produzione statunitense sembra essere il criterio chiave per evitare le pesanti sanzioni tariffarie imposte da Trump. Tuttavia, secondo alcuni analisti, si nutrono ancora dubbi sulla completezza delle esenzioni per SK Hynix, poiché l’allocazione di una sola struttura potrebbe non bastare a soddisfare i requisiti tariffari.

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L’impegno di Apple: nuovi investimenti per 100 miliardi di dollari

Parallelamente all’annuncio tariffario, Apple ha confermato un incremento sostanziale dei suoi investimenti negli Stati Uniti, portando il totale a 600 miliardi di dollari nel corso dei prossimi quattro anni. Questo nuovo investimento include il progetto American Manufacturing Program, che punta a espandere le attività di produzione e la catena di approvvigionamento interna, oltre a rafforzare l’occupazione locale.

Il CEO Tim Cook ha presentato insieme a Trump alla Casa Bianca i dettagli di questa iniziativa, evidenziando la volontà dell’azienda di crescere nel mercato americano e rimanere esentata dalle nuove tariffe. Apple aumenterà la spesa per fornitori basati negli Stati Uniti, inclusa l’espansione di una fabbrica di vetro smart in Kentucky destinata agli iPhone e agli Apple Watch. Tuttavia, Cook ha precisato che l’assemblaggio finale degli iPhone, per ora, rimarrà all’estero.

Trump ha espresso grande soddisfazione per l’impegno di Apple, definendolo un passo cruciale per garantire la produzione americana anche dei prodotti venduti negli Stati Uniti e per evitare un possibile impatto negativo sulle tariffe di importazione di chip e componenti.

Impatti e scenari futuri

L’imposizione di dazi così elevati su un settore strategico come quello dei semiconduttori rischia di avere effetti di vasta portata sia sul mercato tecnologico mondiale, sia sui prezzi al consumo. Poiché i chip sono componenti essenziali in una vasta gamma di prodotti, dagli smartphone agli elettrodomestici e alle automobili, eventuali aumenti dei costi di produzione potrebbero riflettersi in un rialzo dei prezzi finale.

Inoltre, la misura potrebbe accelerare gli investimenti e la riorganizzazione delle catene di fornitura verso la produzione interna statunitense, favorendo le aziende che seguono questa linea di sviluppo. Tuttavia, permangono diverse incognite sulla definizione precisa delle regole di esenzione e sulle modalità di implementazione, aspetti che verranno chiariti solo con i dettagli normativi ufficiali attesi nei prossimi mesi.

Infine, seppur Samsung e SK Hynix siano momentaneamente al riparo dalle tariffe, la politica americana rappresenta un segnale forte della tendenza protezionistica e della volontà di “americaneizzazione” delle chip supply chain, che potrebbe influenzare le strategie globali delle maggiori aziende tecnologiche nel medio termine.

(Immagine in apertura: Shutterstock)