Nel 2022 il comparto del software e servizi correlati in Italia ha fatturato 56,3 miliardi di euro, crescendo del 9% in un anno. Contando invece solo il fatturato dei fornitori di software gestionale (esclusi quindi i servizi di system integration, implementazione, ecc., e gli altri software) si arriva a 22,4 miliardi, in crescita del 12% rispetto all’anno scorso.

Un comparto che vale il 3% del PIL e dà lavoro a 137mila persone

Sono alcuni dei dati della ricerca “Software nelle PMI: un motore d’innovazione per l’Italia”, a cura degli Osservatori del Politecnico di Milano con AssoSoftware, che delinea quindi un comparto particolarmente importante per l’economia italiana, visto che vale praticamente il 3% del PIL, senza contare il rilevante indotto, che dà lavoro a circa 137mila persone, e che introduce attraverso i suoi prodotti l’innovazione digitale nelle aziende e nella PA.

Ma che, almeno secondo AssoSoftware, è ancora sottovalutato nell’opinione comune, dalla politica e dai Governi, che spesso in ambito digitale concentrano gli incentivi soprattutto sull’hardware.

“La filiera del software continua a mostrare solide performance, e assicura attraverso il software gestionale benefici organizzativi ed economici alle imprese utenti, ma nel mondo aziendale ancora oggi alcuni ostacoli culturali impediscono di comprenderne appieno il valore”, ha detto Pierfrancesco Angeleri, Presidente AssoSoftware, alla presentazione della ricerca. “In questo scenario è fondamentale che il governo sostenga concretamente con il nuovo Piano “Transizione 5.0” la diffusione del software tra le aziende italiane”.

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In Italia oltre 1300 software house gestionali, con più di 5000 prodotti

La collaborazione tra Osservatori e AssoSoftware è al quarto anno: dopo un censimento che ha accertato oltre 1300 software house gestionali in Italia, con più di 5000 prodotti, e la definizione di un indice di maturità dell’uso del software gestionale nelle PMI, quest’anno l’indice è stato affinato attraverso un’indagine su oltre 500 PMI e 300 enti pubblici, e l’anno prossimo è in programma il varo di un vero e proprio Osservatorio dedicato al Software.

“Abbiamo preso questa decisione perché la filiera del software ha un impatto importante sull’economia italiana, rappresenta il cuore delle competenze digitali del paese, ed è un motore di innovazione per imprese e PA”, ha detto Alessandro Piva degli Osservatori del Polimi. “È importante monitorare questo mercato e favorire l’allargamento dell’ecosistema, la concentrazione degli operatori per far emergere dei “campioni nazionali”, e la contaminazione tra startup e imprese consolidate”.

Software gestionale nelle PMI, consolidamento in corso

Venendo alla diffusione del software gestionale nelle PMI italiane, dall’indagine sulle 520 PMI citate emerge che dopo l’accelerazione degli ultimi 2 anni per i cambiamenti indotti dalla pandemia, la crescita nel 2022 è stata più contenuta, ha detto Marina Natalucci, Responsabile della ricerca sul software gestionale degli Osservatori. “Siamo in una fase di assestamento e consolidamento degli strumenti in uso, in un contesto macroeconomico critico per gli investimenti in innovazione, ma d’altra parte il software gestionale è anche uno strumento per rendere le aziende resilienti agli shock di contesto, e i benefici percepiti impongono oggi di non arretrare”.

Gli anni del Covid in questo senso sono stati un vero spartiacque: in tale periodo il 37% delle PMI ha adottato almeno un software gestionale, e il 7% addirittura tutti i software gestionali.

Due PMI su 3 usano almeno un software gestionale in Cloud

I tassi di adozione dei diversi “moduli” del software gestionale rimangono praticamente inalterati: i più alti sono gestione amministrativa e contabile – presente nell’88% delle PMI – e gestione HR (61%), in coda procurement e produzione (50%) e CRM (42%). Due PMI su tre utilizzano almeno un software in Cloud (soprattutto CRM e HR).

I ricercatori del Polimi evidenziano poi diversi altri elementi positivi che emergono dalla ricerca. Uno è che il 54% delle aziende analizzate ha rivisto almeno un processo aziendale a seguito dell’introduzione di un software, mentre una su 4 (il 26%) li ha ripensati tutti. Per contro, per alcuni moduli l’esigenza di personalizzazione rimane forte: soprattutto procurement e produzione (40% delle PMI) e controllo di gestione (38%).

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Fatturato e utili crescono di più nelle PMI mature nell’uso del software gestionale

Altro elemento positivo è la crescita dell’integrazione a livello applicativo e di dati (il 38% ha una suite integrata, e il 45% un solo repository di dati per tutte le soluzioni), anche se comunque tre su quattro (74%) hanno soluzioni di più fornitori. È invece piuttosto bassa (43%) la percentuale di PMI che scambiano dati con attori esterni, che nella maggior parte dei casi sono enti della PA: solo il 17% scambi dati con altri attori della supply chain.

In questo quadro, l’indice medio di maturità nell’uso del software gestionale – che come abbiamo spiegato qui sintetizza 4 dimensioni: adozione del software, integrazione e revisione dei processi, struttura IT e competenze digitali, e impatto sulle performance – è salito da circa 44/100 a 48/100, quindi pur rimanendo sotto il 50, fa progressi.

Le imprese con indice inferiore a 25 sono infatti scese al 13% del totale (l’anno scorso erano il 17%), mentre quelle sotto la media sono scese di 9 punti percentuali (da 54% a 45%) e quelle con indice superiore a 70 sono salite dal 9% al 13%.

Ma soprattutto, approfondendo i risultati di business di queste aziende, i ricercatori hanno accertato un legame evidente tra alti indici di maturità e competitività sul mercato, in termini di tasso medio annuo di crescita del fatturato e dell’Ebitda significativamente più alto.

L’incongruenza tra utenze attivate e formazione

Passando all’impatto del software sull’organizzazione, la ricerca evidenzia negli ultimi anni alcuni miglioramenti nella formazione di competenze digitali, che però resta la principale difficoltà per le PMI nella trasformazione digitale. In particolare i ricercatori hanno rilevato un’incongruenza tra utenze di software gestionale attivate e formazione su tali software. Più di metà delle PMI (54%) ha attivato un’utenza di software gestionale per il 40% dei dipendenti, e il 30% per più di 8 dipendenti su 10. Ma nel 61% dei casi l’azienda ha sottoposto a corsi di formazione sul software meno del 40% dei dipendenti, e solo il 17% ha formato almeno l’80% del personale.

In questo contesto, la partnership delle PMI con i fornitori di software ha un ruolo fondamentale: l’86% delle aziende intervistate si appoggia infatti al personale del vendor per sopperire alla mancanza di risorse interne.

Criticità: per le piccole risorse e incentivi, per le medie barriere culturali

Infine i benefici e criticità nell’adozione del software gestionale. Cominciando dalle barriere, sia le piccole che le medie imprese segnalano in primo luogo barriere culturali, ossia mancanza di cultura, competenze e persone sul digitale (41% delle piccole imprese e 57% delle medie imprese), e resistenza al cambiamento (40% nelle piccole imprese e 55% nelle medie). Tuttavia la difficoltà principale delle piccole imprese è legata alla capacità di investimento e alla mancanza di incentivi statali dedicati al software (46% delle piccole imprese). Mentre le medie imprese, oltre alle barriere culturali segnalano l’inadeguatezza dei decisori aziendali (31% delle medie imprese), difficilmente dotati di visione strategica sul digitale e scarsamente coinvolti nella gestione del cambiamento.

Passando ai benefici derivanti dai software gestionali, i più rilevanti sono maggior controllo sui processi (83%) e di conseguenza riduzione degli errori (80%), maggiore visibilità e tracciabilità dei flussi di lavoro (79%), aggiornamento in tempo reale dei dati (78%) e aumento delle qualità delle attività (76%).

Seguono alcuni benefici organizzativi come la migliore collaborazione tra i dipendenti (70%), la maggiore proattività di risposta a problemi e/o cambiamenti (67%) e il supporto a nuove modalità di lavoro come lo Smart Working (60%). Infine benefici legati alla competitività del business: la maggiore scalabilità dei processi rispetto alla crescita dell’azienda (59%) e l’aumento della marginalità complessiva (48%).