Con un’operazione da 6,5 miliardi di dollari, OpenAI ha annunciato l’acquisizione di io Products, la startup fondata da Jony Ive, leggendario designer di Apple. L’obiettivo è sviluppare una nuova generazione di dispositivi pensati specificamente per l’intelligenza artificiale generativa, con Ive al timone della direzione creativa.

La collaborazione tra Ive e OpenAI non è tra l’altro una novità, visto che la società di design LoveFrom, fondata da Ive nel 2019 dopo la sua uscita da Apple, lavora da due anni con OpenAI su dispositivi hardware basati sull’IA generativa. Un settore ancora acerbo, dove diversi progetti ambiziosi hanno deluso le aspettative a causa dei costi elevati e delle sfide tecniche legate alla potenza di calcolo richiesta.

Secondo fonti interne, l’accordo è stato concluso in azioni, con una valutazione complessiva di 6,5 miliardi di dollari basata su una stima del valore di mercato di OpenAI pari a 300 miliardi (OpenAI deteneva già una quota del 23% in io Products prima dell’acquisizione).

“Stiamo ancora utilizzando prodotti vecchi di decenni per connetterci a tecnologie oggi impensabili”, hanno dichiarato Sam Altman (CEO di OpenAI) e Ive in un video pubblicato sul blog ufficiale di OpenAI. “È ormai evidente che sia arrivato il momento di immaginare qualcosa che vada oltre i dispositivi legacy che conosciamo”.

Altman ha confermato che esiste già un prototipo di un nuovo dispositivo e lo ha definito “il pezzo di tecnologia più straordinario che il mondo abbia mai visto”.

Secondo Gil Luria, analista di D.A. Davidson, “OpenAI vuole controllare la prossima piattaforma hardware per non essere costretta a distribuire i propri servizi attraverso Apple iOS o Google Android. È lo stesso obiettivo che ha Meta con i visori Quest e gli occhiali Ray-Ban”.

Negli ultimi mesi alcune startup come Humane AI e Rabbit hanno provato a creare dispositivi dedicati all’intelligenza artificiale, ma con esiti contrastanti. Humane AI, fondata da ex dirigenti Apple, ha faticato con il lancio del suo AI Pin, criticato per la scarsa autonomia, le funzionalità limitate e un prezzo troppo alto. Alla fine, HP ha acquisito per 116 milioni di dollari gli asset di Humane, inclusa la piattaforma Cosmos, la proprietà intellettuale e parte del team tecnico, chiudendo di fatto il progetto AI Pin.

La startup Rabbit, invece, ha venduto oltre 100.000 unità del suo dispositivo r1, ma anche in questo caso le recensioni hanno sottolineato le funzionalità ancora inferiori rispetto a quelle di uno smartphone tradizionale.

(Immagine in apertura: Shutterstock)