Intel si prepara a nuovi tagli, ma non basta a sostenere il valore delle azioni

Intel si prepara a chiudere il 2025 con una forza lavoro ridotta di oltre un quinto rispetto all’anno precedente, segnando un cambiamento radicale nella gestione aziendale sotto la guida del nuovo CEO Lip Bu Tan. L’annuncio è arrivato ieri, accompagnato da una chiara dichiarazione d’intenti: “Non ci saranno più assegni in bianco”.
Tan, alla guida del colosso dei semiconduttori da marzo, sta cercando di riorientare Intel dopo anni segnati da errori gestionali, mancate opportunità e perdite di quote di mercato nei segmenti chiave come quello dei PC, dei server e soprattutto dei chip per intelligenza artificiale.
I tagli al personale (già in gran parte attuati) rientrano in una strategia più ampia che comprende anche la dismissione di asset non strategici, la riallocazione delle risorse e una revisione rigorosa dei costi. Il CFO David Zinsner ha descritto l’operazione come “chirurgica”, spiegando che Intel ha eliminato circa il 50% dei livelli di management intermedi con l’obiettivo di semplificare la struttura e aumentare l’efficienza decisionale.
Il piano prevede una riduzione del personale da 96.400 dipendenti (dato di fine giugno) a circa 75.000 entro la fine dell’anno, ovvero un calo del 22% rispetto al 2024. La riduzione avverrà tramite pensionamenti, dimissioni volontarie e altre misure di contenimento.
Stop agli investimenti anticipati: fabbriche solo su domanda concreta
Una delle principali critiche mosse a Intel negli ultimi anni è stata la costruzione di fabbriche in anticipo rispetto alla reale domanda di mercato, con ingenti investimenti che non hanno prodotto ritorni.
Tan ha annunciato un’inversione di rotta. In un memo rivolto ai dipendenti, ha dichiarato che Intel costruirà nuovi impianti solo quando ci sarà una domanda concreta da parte dei clienti. Progetti di espansione già in corso, come le nuove fabbriche in Ohio, subiranno un rallentamento, mentre quelli pianificati in Polonia e Germania verranno bloccati. Le operazioni di packaging dei chip verranno inoltre consolidate tra Costa Rica, Vietnam e Malesia.
Ristrutturazione del business produttivo: 18A sotto osservazione
Una delle decisioni più significative riguarda il futuro dell’ambizioso processo produttivo a 18A, un’architettura avanzata su cui l’ex CEO Pat Gelsinger aveva puntato moltissimo per rilanciare Intel anche come fornitore per terzi, in diretta concorrenza con TSMC.
Tan ha espresso dubbi sull’opportunità di offrire questa tecnologia a clienti esterni, sottolineando che potrà generare ritorni solo se impiegata internamente nei prodotti Intel. Inoltre, ha annunciato che la prossima generazione, 14A, verrà sviluppata solo con estrema cautela e che, in assenza di clienti terzi rilevanti, Intel potrebbe addirittura decidere di uscire dal mercato della produzione conto terzi.
Le nuove strategie, però, non hanno rassicurato i mercati, visto che dopo l’annuncio il titolo Intel ha perso il 4,5% nelle contrattazioni after-hours. Nel secondo trimestre, l’azienda ha registrato ricavi stabili a 12,9 miliardi di dollari, interrompendo una serie negativa di quattro trimestri consecutivi in calo.
Il dato ha superato le previsioni degli analisti, ferme a 11,92 miliardi, ma l’utile operativo rettificato è stato negativo per 10 centesimi per azione, ben al di sotto delle aspettative di un centesimo di utile. L’utile netto non rettificato è stato una perdita di 67 centesimi per azione, contro una stima di 26. Per il terzo trimestre, Intel prevede ricavi tra 12,6 e 13,6 miliardi di dollari, con una stima mediana di 13,1 miliardi (superiore alle aspettative degli analisti), mentre le perdite attese per azione sono di 24 centesimi, contro i 18 previsti da Wall Street.
Nessuna corsia preferenziale per l’IA
A complicare ulteriormente la situazione c’è il fatto che Intel, a differenza di Nvidia o AMD, ha finora mancato il treno dei chip per l’intelligenza artificiale, un settore in fortissima espansione. Nvidia domina il mercato delle GPU AI, mentre AMD ha conquistato quote importanti anche nel settore server e nei data center. Intel, che un tempo era sinonimo di innovazione e leadership tecnologica, oggi si ritrova a inseguire, con una roadmap incerta e una base clienti più cauta.
Nonostante le difficoltà, alcuni analisti vedono nel nuovo corso imposto da Lip Bu Tan un segnale positivo. Ben Bajarin, CEO della società di analisi Creative Strategies, ha dichiarato che “la nuova disciplina finanziaria potrebbe essere la base giusta da cui ripartire.” Intel resta dopotutto una delle aziende simbolo dell’industria tecnologica americana, anche se per ritrovare centralità dovrà dimostrare di saper cambiare profondamente, attuando una strategia che preveda meno sprechi, investimenti mirati, tecnologie concrete e una cultura aziendale più snella.
Per Tan, il messaggio è chiaro: “Costruiremo ciò di cui i clienti hanno bisogno, quando ne hanno bisogno e ci guadagneremo la loro fiducia attraverso esecuzione costante.” Ora resta solo da vedere se il mercato sarà disposto a concedergli il tempo necessario per farlo.
(Immagine in apertura: Shutterstock)