Il 2025 si profila come un anno spartiacque per l’industria tecnologica globale, segnando una dinamica di spesa che non si vedeva dalla metà degli anni ’90. All’epoca, furono Windows 95, la diffusione del PC domestico e la nascente Internet a generare un’ondata di investimenti senza precedenti, mentre oggi, a quasi trent’anni di distanza, è l’intelligenza artificiale a catalizzare un nuovo superciclo di crescita, riconfigurando priorità, infrastrutture e logiche di investimento lungo l’intera filiera ICT.

Secondo l’ultima edizione del Worldwide Black Book di IDC, la spesa IT mondiale raggiungerà quest’anno 4,25 trilioni di dollari con un incremento del 14% sul 2024, il più rapido dagli anni d’oro dell’informatica consumer. Se si considera l’intero perimetro ICT, che include anche telecomunicazioni e servizi alle imprese, il valore complessivo sfiorerà i 7 trilioni di dollari, rendendo evidente la portata di una trasformazione che non riguarda solo l’hardware o i servizi digitali tradizionali, ma l’intero sistema produttivo e infrastrutturale.

Un dato particolarmente significativo riguarda il continuo rialzo delle previsioni mensili. Per il settimo mese consecutivo, a novembre IDC ha infatti rivisto al rialzo le proprie stime, segnalando un mercato che supera le aspettative e che registra una spinta straordinariamente omogenea. A guidarla è soprattutto l’AI infrastructure, un comparto che i service provider stanno potenziando con intensità crescente. Server ad alta densità, storage avanzati e networking di nuova generazione costituiscono la spina dorsale di un ecosistema che deve sostenere modelli sempre più complessi e un fabbisogno computazionale in continua espansione.

idc

L’effetto di questa corsa agli investimenti non si limita però ai data center. Parallelamente infatti, anche il software aziendale sta vivendo un altro anno di forte espansione, con una crescita prevista del 14%. Le imprese continuano a consolidare i propri percorsi di trasformazione digitale, puntando su cloud migration, strumenti di automazione, soluzioni di sicurezza e piattaforme di analytics. L’adozione dell’intelligenza artificiale non avviene in sostituzione, ma in estensione a questi investimenti, diventando un moltiplicatore e accelerando la domanda di strumenti più avanzati per ottimizzare flussi, incrementare la resilienza e migliorare la produttività.

Stephen Minton, Group Vice President di IDC, descrive questa fase come un “circolo virtuoso” in cui la crescita tecnologica alimenta la stabilità macroeconomica e, allo stesso tempo, trae forza proprio dalla solidità dei principali flussi di spesa enterprise. Le aziende continuano a investire perché vedono nell’AI anche un fattore competitivo indispensabile. I service provider, a loro volta, capitalizzano questi ricavi per espandere ulteriormente le infrastrutture necessarie a supportare carichi di lavoro sempre più intensivi.

L’analisi trimestrale conferma questa dinamica. Nel primo trimestre del 2025, la spesa IT è infatti cresciuta del 16%, un livello che ha pochi precedenti negli ultimi decenni. Parte di questa accelerazione è riconducibile all’anticipazione delle spedizioni di PC per evitare i dazi previsti nel trimestre successivo, ma la componente strutturale resta decisiva, con la domanda di infrastrutture per data center da parte dei service provider che è destinata a crescere dell’86% nel corso dell’anno, avvicinandosi alla soglia del mezzo trilione di dollari. È un salto che ridefinisce le gerarchie interne all’industria, spostando sempre più valore verso la capacità di calcolo e la gestione di reti su larga scala.

getfile

Sul fronte enterprise, l’IT spending delle aziende è aumentato dell’11% nel primo trimestre e del 10% nel secondo, dimostrando una continuità che ha resistito tanto all’incertezza macroeconomica quanto alle tensioni legate ai costi dell’hardware e alle fluttuazioni delle filiere produttive. Gli indicatori prospettici non mostrano segnali di rallentamento e la maggior parte delle imprese prevede un ulteriore incremento dei budget per il 2026.

L’orizzonte del prossimo anno non è tuttavia privo di criticità. IDC evidenzia alcuni rischi, tra cui una possibile carenza di componenti di memoria che potrebbe determinare un aumento dei prezzi dei PC. Non mancano inoltre le incognite legate alle politiche tariffarie e alla debolezza della crescita globale. Tuttavia, anche in presenza di uno scenario recessivo moderato, la domanda IT continuerebbe a reggere, sostenuta dal carattere ormai infrastrutturale delle tecnologie digitali nelle economie avanzate. Il confronto con la crisi del 2001 resta poi lontano, dal momento che l’ecosistema odierno è più diversificato, più distribuito e meno dipendente dai capricci del mercato consumer.

(Immagine in apertura: Shutterstock)