Infrastrutture ibride

HPE ha un approccio un po’ particolare al tema del cloud enterprise, in cui il cliente veste il duplice ruolo di consumatore di risorse cloud, ma anche di fornitore di capacità di calcolo e applicazione per terze parti nei momenti in cui ha eccedenza di risorse.

“Il tema del cloud non deve essere vissuto come un ritorno al mainframe, dove tutto è centralizzato”, ha detto Venturi. “Il cloud è tale nel momento in cui io riesco a federare più datacenter eterogenei. Utilizzando un approccio ibrido e OpenStack – che è lo standard aperto che abbiamo sposato in questo campo – oggi è possibile dimensionare il proprio data center in base all’utilizzo ordinario e reperire le risorse aggiuntive necessarie a gestire i picchi di attività facendo brokering tra diversi service provider. È anche possibile far aderire il proprio data center a una federazione per mettere a disposizione di altri le risorse di calcolo eccedenti, recuperando revenue da quello che altrimenti sarebbe solo un costo.

Ma non è tutto. OpenStack abilita la creazione di un marketplace di applicazioni cloud standardizzate. Per Venturi, questa “sarà una delle più grandi innovazioni al mondo, al pari dell’innovazione di Internet, perché farà in modo che le applicazioni saranno trasportabili, si potranno installare più velocemente e potranno scambiare dati tra di loro in maniera molto più chiara e aperta. Questa è una grande opportunità per le startup italiane”.

Per quanto riguarda il cloud pubblico, in Europa e in Italia Hewlett Packard Enterprise non farà per il momento da fornitore diretto, ruolo che invece assume negli USA fornendo il servizio HP Helion Public Cloud, ma farà partnership per offrire ai propri clienti servizi cloud usando i data center di altri cloud provider, sempre clienti di HP. C’è un programma europeo in questo senso, chiamato Cloud28+ che mira a creare una piattaforma cloud federando i data center delle aziende partner, siano essi cloud provider o aziende che mettono a disposizione la propria capacità eccedente.

Sicurezza per l’impresa digitale

“Anche chi fa tondini di ferro si sta trasformando in impresa digitale, perché è sempre più basata su dati e infrastruttura IT in ogni funzione interna”, dice Venturi, che prosegue: “Nessuna impresa può permettersi di lasciare indifesa la propria infrastruttura IT, perché la situazione delle minacce è tale che il punto non è più se la mia azienda sarà attaccata, ma quando e quali conseguenze potrà avere l’attacco”.

“Con i suoi centri di ricerca internazionali, e grazie alla collaborazione con le più grandi aziende e con governi e intelligence in tutto il mondo, Hewlett Packard è all’avanguardia nella rilevazione di nuove minacce informatiche”, dice Venturi.

Analisi di big data

La capacità di individuare minacce digitali è facilitata anche dal terzo pilastro di HPE: l’estrazione di informazioni utili derivante dall’analisi di big data. Secondo Venturi, “Mettendo insieme grandi quantità di dati, è possibile individuare dei “segnali deboli” che presi singolarmente non forniscono alcuna informazione, ma correlati tra loro permettono di identificare nuove minacce o frodi che altrimenti passerebbero inosservate”.

Il luogo di lavoro del futuro

La mobilità sta trasformando radicalmente il mondo del lavoro. Siamo abituati a pensare al lavoratore dei servizi che può continuare a essere operativo ovunque con smartphone e tablet, ma ci sono altri ambiti che stanno avendo un forte impatto dalle tecnologie mobile o meno. Anche chi lavora in fabbrica o in ospedale può avere accesso a informazioni prima impensabili, ovunque si trovi, e ottimizzare lo spostamento di persone e apparecchiature grazie a sistemi di localizzazione. L’acquisizione di Aruba Network va in questa direzione.

Quattro aree, un’unica offerta in Italia

Si creeranno quindi quattro divisioni separate sulle macro aree? “Nella ricerca e sviluppo a livello corporate ci sono ovviamente gruppi di lavoro specifici, ma localmente ogni nostro progetto potrà comprendere tutti i temi, attingendo alle nostre risorse e competenze interne.

Abbiamo poi chiesto a Venturi di darci il suo parere sullo stato della digitalizzazione delle aziende italiane, e il suo giudizio è positivo. Ci sono secondo Venturi segnali di forte interesse sui temi della Industry 4.0 e Internet of Things, come ho potuto verificare in un convegno di Confindustria dedicato alle piccole e medie aziende. Regione Lombardia sta erogando finanziamenti per aiutare le aziende a trasformarsi.

“Il concetto di smart workplace sta arrivando in Italia più lentamente che altrove. C’è un po’ di riluttanza verso il tema del BYOD”. Soprattutto però è la sicurezza il tema su cui le aziende italiane sono forse troppo poco sensibili. “Manca la consapevolezza che è un tema imprescindibile, al punto che molte aziende non si rendono nemmeno conto di essere già state violate da tempo”.