Nel 2022 il mercato delle tecnologie e servizi digitali in Italia è cresciuto del 2,4%, per un valore complessivo di 77,1 miliardi di euro. Ma la crescita è destinata ad aumentare: salirà nel 2023 al 3,1%, e nel 2024 al 4,3%. E tornerà così al di sopra di quella complessiva dell’economia italiana, grazie al traino dei prodotti e servizi più innovativi – Digital Enabler e Transformer – il cui incremento medio annuo nel periodo 2022-2026 dovrebbe attestarsi sul 12,8%.

È il responso del nuovo rapporto Anitec-Assinform presentato ieri a Roma, che evidenzia le forti differenze tra gli andamenti nei vari segmenti. Il più positivo è quello dei Servizi ICT (+8,5% e 14,8 miliardi di euro), trainati principalmente dai servizi di Cloud Computing e di Cybersecurity. Positivi anche i dati del segmento dei Contenuti e Pubblicità Digitali (+6,3% e 14,5 miliardi) e di quello del Software e Soluzioni ICT (+6,2% a 8,6 miliardi di euro).

Negativi invece il segmento Dispositivi e Sistemi, calato dell’1% dopo la crescita consistente registrata nel 2021, e quello dei servizi di rete TLC (-2,7%), che invece è in fase calante da anni, e al centro di una vera e propria crisi di settore anche occupazionale, di cui abbiamo scritto diverse volte recentemente.

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Investimenti in crescita del 2,5% per le PMI, del 5,9% per le grandi imprese

“La combinazione di più tecnologie digitali e di una maggiore velocità dell’innovazione rispetto al passato sta disegnando un’industria completamente diversa, che vedrà filiere e Supply Chain sempre più connesse e circolari”, commenta in un comunicato Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform.

“Fondamentale è il ruolo abilitante dei Digital Enabler. Non a caso stiamo assistendo a dinamiche a doppia cifra di Cloud Computing, Cybersecurity, Big Data management, essenziali per organizzare e gestire l’architettura del patrimonio informativo di imprese e istituzioni pubbliche e pertanto presupposto per l’adozione di strumenti per l’analisi evoluta e la valorizzazione dei dati, tra cui spiccano soluzioni di Intelligenza Artificiale e Blockchain”.

A proposito di AI e Blockchain, l’intelligenza artificiale in Italia ha chiuso il 2022 a 435 milioni, crescendo del 29%, e dovrebbe raggiungere i 570 milioni quest’anno, crescendo del 31%, mentre il segmento Blockchain è cresciuto del 25% nel 2022 ma con volumi che sono meno di un decimo di quelli dell’AI: 42,5 milioni.

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Se la tendenza positiva del mercato digitale è chiara – prosegue Gay – permangono tuttavia criticità, primi fra tutti la carenza di competenze digitali e l’eterogeneità nella diffusione delle tecnologie tra classi dimensionali di impresa e tra territori. “La sfida per la digitalizzazione delle PMI è agli inizi ma il piano nazionale di transizione 4.0 e il PNRR costituiscono opportunità significative”.

A questo proposito dai dati del rapporto emerge che il trend di crescita degli investimenti in digitale delle piccole e medie imprese (PMI) italiane permane più lento rispetto alle grandi imprese. Nel 2022 c’è stato un incremento del 2,5% per le piccole imprese, del 4,1% per le medie e del 5,9% per le grandi.

Spese per settore, tutti i comparti della PA crescono a doppia cifra

Altrettanto prevedibile l’analisi geografica del mercato digitale italiano: le Regioni del Nord Ovest e del Centro sono quelle che investono di più, quasi il 62% della spesa complessiva.

Meno scontata invece l’analisi per settori, da cui emerge che il comparto trainante è quello della Pubblica Amministrazione, in cui tutti i segmenti (enti locali, sanità, enti centrali) sono in crescita a doppia cifra. Bene anche banche, industria, assicurazioni e utilities.

Come accennato, per quest’anno e i prossimi (2024-2025-2026) Anitec-Assinform si aspetta crescite più alte per il mercato digitale italiano, sull’ipotesi di un minore impatto dell’inflazione e di un maggiore impiego delle risorse economiche del PNRR per la digitalizzazione. Si prevede pertanto una crescita media annua del mercato digitale nel periodo 2022-2026 del 4,5%, fino a raggiungere quasi 92 miliardi di euro nel 2026.

“Un uso efficiente dei fondi messi a disposizione dal PNRR è il primo passo in questa direzione – conclude Gay – ma c’è bisogno di una politica industriale che promuova la competitività delle imprese, che aumenti la loro produttività e rafforzi la collaborazione all’interno della filiera. Inoltre sono necessari interventi di regolazione pro-concorrenziali che spingano l’innovazione, sostengano la formazione del capitale umano e sostengano la collaborazione tra imprese per aumentare scala e durabilità degli investimenti”.