Il 2 marzo il valore di un Bitcoin (1239 dollari) ha superato per la prima volta quello di un’oncia d’oro (1238,70 dollari). Un sorpasso storico che si spiega anche con alcune fortunate coincidenze, visto che proprio quel giorno l’oro cedeva l’1,3% e contemporaneamente la criptomoneta guadagnava il 3%.

Si è comunque trattato di un sorpasso temporaneo, tanto che già oggi il Bitcoin è sceso a 1199,06 dollari, a riconferma dell’estrema volatilità e instabilità della moneta virtuale per eccellenza. Eppure il superamento dell’oro fa riflettere su come il Bitcoin (soprattutto a livello psicologico) potrebbe assumere molto presto un ruolo da bene rifugio nonostante i molti ostacoli ancora presenti.

Non solo l’estrema fluttuazione anche da un giorno all’altro, tanto che in molti ricordano ancora l’improvviso calo del 53% nel 2013 solo un mese dopo il raggiungimento del record storico di allora (1.137 dollari).

A rendere il Bitcoin una criptovaluta ancora poco affidabile contribuiscono infatti anche i rischi di sicurezza, la sua natura di moneta speculativa, l’opposizione del governo cinese (secondo il quale il Bitcoin favorisce la fuga di capitali dal Paese) e il concetto di illegalità, che dal 2009 a oggi ha sempre accompagnato l’esistenza stessa di questa moneta.

Rimane comunque il fatto che in un anno il Bitcoin ha aumentato il suo valore del 200% (a marzo 2016 era arrivato ad appena 407 dollari), mentre l’incremento da inizio 2017 a oggi è stato del 33%. Inoltre sono in molti a scommettere che l’amministrazione Trump prenderà provvedimenti più permissivi per la circolazione dei Bitcoin.

Non a caso l’11 marzo la SEC americana dovrebbe pubblicare le regole per la creazione di un fondo gestito dai due fratelli Winklevoss e basato proprio su Bitcoin, la cui capitalizzazione globale è stimata oggi in circa 20 miliardi di dollari.