Secondo un articolo pubblicato oggi da Repubblica, il Governo sarebbe interessato a coinvolgere nel piano per la banda ultralarga nientemeno che Enel, che potrebbe sfruttare la capillare presenza delle propria rete elettrica per far arrivare fibra ottica nei comuni e nelle case di tutto il territorio nazionale. Il fatto che la rete Enel sia in gran parte sviluppata con collegamenti aerei su tralicci renderebbe più veloce ed economica l’esecuzione del piano: tre anni per realizzare la copertura completa.

Per la copertura delle grandi città, Enel lavorerebbe in concerto con le aziende elettriche locali o con operatori che già hanno cablato in fibra ottica vaste porzioni urbane, come Metroweb. Ma è proprio al di fuori dalle grandi città, nei centri più piccoli e meno connessi (i cosiddetti cluster C e D del piano banda ultralarga del Governo) che si realizzerebbero i vantaggi più importanti, con l’assicurazione di una copertura FTTH o FTTC (fibra nella singola abitazione o fino al marciapiede) entro tre anni. Abbiamo sinceramente qualche dubbio sulle modalità tecniche di collegamento. Se è vero che la rete elettrica già raggiunge tutte le abitazioni e gli uffici, va detto che per le sue caratteristiche fisiche la fibra ottica non può fare sempre lo stesso percorso del cavo elettrico. Staremo a vedere.

Enel non si occuperebbe di vendere servizi di connettività ai clienti finali, ma solo di fornire il transito IP ai provider veri e propri.

Vista così, l’operazione mostra diversi lati positivi. Un’infrastruttura così strategica per il paese rimarrebbe in mano a un soggetto il cui controllo è pubblico (Enel è controllata della Cassa Depositi e Prestiti). Il rischio che Telecom Italia passi in mani straniere sarebbe visto come una minaccia per la sicurezza nazionale, anche alla luce delle operazioni di intercettazione e manipolazione del traffico da parte di potenze straniere venute alla luce nell’ultimo anno.

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Si verrebbe poi a creare una separazione tra infrastruttura e commercializzazione del servizio simile a quella presente in Gran Bretagna e altri paesi, mettendo così fine all’egemonia di Telecom Italia che, in qualità di proprietaria della rete di distribuzione ma anche operatore telco “incumbent” ha limitato la concorrenza e rallentato l’innovazione nel nostro paese, che difatti risulta in fondo alle classifiche europee per quanto riguarda diffusione della banda larga e qualità del servizio.

L'Italia è al quarto posto in Europa per numero di persone che... Non hanno mai usato Internet (fonte: Eurostat Internet and cloud services - statistics on the use by individuals)

L’Italia è al quarto posto in Europa per numero di persone che… Non hanno mai usato Internet (fonte: Eurostat Internet and cloud services – statistics on the use by individuals)

Per fare un esempio, Telecom aveva nemmeno troppo gentilmente declinato l’invito del Governo a costituire con gli altri operatori delle telecomunicazioni un soggetto terzo che potesse sviluppare la rete di prossima generazione di cui il paese ha bisogno. Dopo aver preteso come condizione di mantenere il controllo di questa newco, prevedibilmente inaccettabile per Vodafone e Wind, ma anche per la stessa Cassa Depositi e Prestiti che avrebbe partecipato all’operazione, l’AD Marco Patuano aveva annunciato che Telecom sarebbe andata avanti da sola con il progetto di ammodernamento della rete, affidandosi però a tecnologie come Vdsl che garantivano di preservare la centralità della rete in rame ereditata da SIP.

Questo ultimo obiettivo, in contrasto con la scelta di indirizzo del Governo che è nettamente orientato verso la fibra ottica,  ha per Telecom un’importanza che trascende il desiderio di poter sfruttare al meglio il proprio asset, ma ha a che fare con il fatto che la rete in rame – e la sua esistenza in regime di monopolio de-facto – è stata offerta da Telecom come garanzia di prestiti e operazioni finanziarie realizzate negli ultimi anni. Se la rete perdesse valore, molte linee di credito potrebbero restringersi. Non a caso, il mercato ha reagito oggi alla notizia su un possibile coinvolgimento di Enel nel piano banda ultralarga in modo netto, facendo calare il prezzo dell’azione Telecom del 2,26% (al momento in cui scriviamo).

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La mossa di Renzi sembra quindi essere una risposta frontale a Telecom. Rimane da caprie se davvero l’obiettivo è lasciare indietro l’operatore telefonico più grande d’Italia, o se non si tratti invece di un bluff per ridurre Telecom a più miti consigli e accettare la creazione di una newco indipendente.