Anche Zoom, uno dei principali simboli del lavoro remoto durante la pandemia, al punto di essere diventato il nome stesso delle riunioni online (“fissiamo uno Zoom”), ha richiamato – almeno parzialmente – il suo personale in ufficio.

Zoom Video Communications è notoriamente una delle realtà che più hanno tratto beneficio dalla corsa allo smart working durante i periodi di lockdown. È difficile trovare qualcuno che dal marzo 2020 non abbia utilizzato la sua piattaforma di videoconferenze, che per milioni di persone in tutto il mondo è stata (ed è tuttora) lo strumento digitale che supporta riunioni di lavoro e chiamate a parenti e amici.

Nel 2020 Zoom aveva toccato livelli di utilizzo altissimi, con 300 milioni di utenti, rivaleggiando con le soluzioni di colossi come Microsoft, Cisco e Google, ma da allora il graduale ritorno in ufficio della maggior parte del personale in moltissimi settori – tra cui anche l’hi-tech, a cominciare da colossi come Amazon, Google e Meta – ha fatto calare le sue quotazioni in Borsa di circa l’87% rispetto ai massimi dell’ottobre 2020.

La crescita dei prodotti non video e dei clienti enterprise di Zoom

Lo scorso febbraio, Zoom ha anche annunciato circa 1300 esuberi, corrispondenti a circa il 15% del suo personale totale, ma pochi giorni fa ha pubblicato risultati trimestrali piuttosto positivi, con profitti e fatturato in linea con le attese degli analisti. Il fatturato del secondo trimestre fiscale 2024 è stato di 1,14 miliardi (+3,6%), con profitto di 1,34 dollari per azione, ma soprattutto la componente enterprise del fatturato, su cui l’azienda sta puntando tutto per tornare a forti tassi di sviluppo, è cresciuta del 10% a circa 660 milioni. La componente Online (consumatori e piccole aziende) è invece calata del 4,3% a 479 milioni.

Con la componente enterprise, Zoom sta cercando di diversificare l’offerta anche su prodotti non-video, come piattaforme telefoniche, sistemi di contact center e funzionalità di calendar e chat, potenziate da tecnologie di AI che provengono anche da acquisizioni come quella della startup Anthropic.

In quest’ultimo trimestre i clienti enterprise di Zoom sono diventati oltre 218mila, in aumento del 6,9% in un anno. Inoltre tra i prodotti non video Zoom Phone ha superato i 500 milioni di dollari annui, mentre la soluzione di contact center ha oltre 500 aziende utenti.

In ufficio almeno 2 volte la settimana chi abita entro 80 km da una sede

Zoom sta quindi cercando di adattare il suo modello di business alla nuova realtà post-pandemia. E colpisce che una delle decisioni in questo senso del management sia il ritorno in ufficio per almeno due giorni alla settimana di qualunque dipendente che risieda entro 50 miglia (circa 80 km) di distanza da una sede dell’azienda. Per la cronaca, Zoom ha 12 sedi nel mondo, di cui tre – Londra, Kalsruhe e Amsterdam – in Europa, ma non si sa quale percentuale del suo personale sia interessata dal provvedimento.

Come accennato, la causa principale del declino delle quotazioni di Zoom è proprio il fatto che moltissime aziende stanno imponendo il ritorno in ufficio almeno parziale. Ma che Zoom stessa imbocchi questa strada è particolarmente simbolico.

Secondo Insider e altre fonti, il CEO di Zoom, Eric Yuan, avrebbe spiegato il provvedimento, durante un meeting con il personale, dicendo che neanche la stessa piattaforma Zoom permette di creare l’atmosfera di fiducia reciproca e di discussione che nel confronto diretto in ufficio facilita lo sviluppo delle idee più innovative.

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