Vodafone Italia ha incontrato lunedì i sindacati nazionali del settore tlc e le RSU per presentare un piano di revisione dell’organizzazione e radicale semplificazione del modello operativo che prevede, a quanto riferisce l’azienda in una nota, una “riduzione del perimetro organizzativo pari a 1000 efficienze”, ovvero il taglio di mille posti di lavoro, circa il 17,5% dei 5700 dipendenti che la multinazionale ha in Italia.

“La strutturale trasformazione del mercato e il drastico calo dei prezzi causato dalla straordinaria pressione competitiva, hanno portato a una forte contrazione di fatturato e margini del settore delle telecomunicazioni, su cui grava anche il peso della crisi energetica”, spiega la nota. “Anche per Vodafone l’effetto combinato di questi fattori ha comportato una sensibile riduzione di ricavi e marginalità negli ultimi anni, e questo mette a rischio i piani di sviluppo necessari alla sostenibilità aziendale e del business”.

Il settore tlc in Italia ha perso un terzo del fatturato in 10 anni

In una nota congiunta SLC Cgil, Fistel Cisl, Uilcom UIL e UGL Telecomunicazioni hanno relazionato sull’incontro, in cui Vodafone Italia ha rappresentato un mercato tlc italiano in crisi, che ha perso un terzo del fatturato in 10 anni (da 42 miliardi di euro nel 2012 a 28 nel 2022), nonostante la crescita notevole della domanda di connettività sia sul fisso che sul mobile nell’ultimo triennio, a causa, sottolineano i sindacati nella nota, “di tariffe sempre più basse per un eccesso di competitività nel paese dovuto alla presenza di un numero di operatori spropositato al contesto globale”.

A questo proposito, i tagli prospettati da Vodafone fanno seguito a quelli annunciati la settimana scorsa da Sky Italia, che ha presentato ai sindacati un piano di riassetto dei costi che interesserà 1200 lavoratori/trici fra interni ed esterni (su poco più di 4000 addetti in Italia), che dovranno scegliere fra esodo volontario incentivato e riconversione professionale verso le attività che verranno reinternalizzate da Sky Italia in questo biennio, con particolare impatto sul settore del Customer.

Vodafone Italia, gli aumenti dei costi: energia +100%, co-location +30%, uso delle torri +10%

Tornando a Vodafone Italia, nel contesto del settore tlc in declino la guerra in Ucraina, la crisi energetica e il conseguente aumento dei costi delle materie prime e dell’inflazione hanno avuto un considerevole impatto sull’andamento dell’azienda. I costi sono aumentati su vari fronti, dall’energia (mediamente +100%), all’uso delle torri (+10%), alla co-locazione (+30%). Di conseguenza l’EBIT è sceso negli ultimi 5 anni del 60%, da 1 miliardo nel 2018 ai 440 milioni del 2021, con prospettiva di ulteriore riduzione nel 2022.

A causa di questa situazione, Vodafone ha comunicato ai sindacati 1000 eccedenze – di cui la metà nel settore customer care – rispetto ai 5700 dipendenti che ha in Italia, e l’intenzione di gestire tali eccedenze attraverso gli strumenti della contrattazione di anticipo.

I sindacati: se il Governo non cambia rotta il comparto tlc è condannato alla sola gestione delle eccedenze

I sindacati, riporta la nota di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, hanno preso atto positivamente della volontà dichiarata di un confronto aperto, ma hanno al contempo dichiarato con fermezza l’indisponibilità ad affrontare un percorso relazionale senza una chiara inversione di tendenza: “Non può essere sempre la riduzione dell’occupazione la leva principale per contrastare il calo dei ricavi. Serve un confronto più ampio e complessivo del settore delle telecomunicazioni, coinvolgendo le istituzioni, per arrivare a un modello industriale che superi la condizione di continua sofferenza”.

In assenza di una inversione di tendenza, anche nell’approccio di Vodafone, concludono i sindacati, sarà complicato condividere percorsi così invasivi che coinvolgono circa il 20% dell’intera forza occupazionale.

“In questa fase particolare, con i dati evidenti di un settore che dovrebbe essere il volano per la digitalizzazione del paese e che invece rischia il default, è necessario intervenire in maniera determinata a risolvere strutturalmente il problema, coinvolgendo le parti istituzionali nel confronto”, si legge nella nota. “Senza un cambio significativo di rotta del Governo sulle politiche del settore, il comparto delle Telecomunicazioni sarà condannato alla mera gestione delle eccedenze, senza dare una prospettiva per il futuro”.

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