Una settimana dopo la chiusura formale dell’acquisizione di VMware da parte di Broadcom, iniziano a emergere notizie dei primi licenziamenti, finora molto frammentarie, e dei possibili sviluppi strategici per le varie business unit, mentre gli analisti prospettano i possibili impatti sui clienti nel breve e nel lungo termine.

Per quanto riguarda i licenziamenti, per ora si hanno notizie certe di circa 1800 esuberi, limitatamente agli USA, dove una legge impone ai datori di lavoro di notificare i licenziamenti di massa agli Stati dove questi hanno luogo tramite le cosiddette Comunicazioni WARN (Worker Adjustment Retraining and Notification).

Attraverso queste comunicazioni pubbliche, quindi, per ora sono noti 184 esuberi in Colorado, 158 nello stato di Washington, 217 in Georgia, e 1267 in California, cioè appunto complessivamente più di 1800.

Da 10mila a 20mila esuberi?

Già qualche mese fa secondo indiscrezioni tutti i dipendenti VMware avrebbero ricevuto una comunicazione che prospettava per il momento della chiusura dell’acquisizione tre possibili opzioni: un’offerta per rimanere in Broadcom, il licenziamento immediato con pacchetto di buonuscita (severance package), o un incarico temporaneo – con uscita entro 12 mesi – per il passaggio di consegne al sostituto.

Secondo vari siti di informazione, da lunedì i dipendenti interessati dagli esuberi stanno ricevendo una mail (Business Insider ne riporta il testo) che informa appunto dell’eliminazione della loro posizione. I forum e social come LinkedIn riportano varie testimonianze di dipendenti che l’hanno ricevuta.

Broadcom, interpellata da molti siti, non ha rilasciato commenti sul numero dei tagli, che secondo una fonte interna citata da Channel Futures alla fine saranno da 10mila a 20mila (VMware a febbraio dichiarava 38mila dipendenti), ma saranno graduali.

Nel frattempo in un incontro con i dipendenti, su cui riferiscono diverse testate tra cui il Silicon Valley Business Journal, il CEO Hock Tan avrebbe spiegato di voler trasferire la sede centrale di Broadcom da San Jose al campus di VMware a Palo Alto.

Tan avrebbe anche dichiarato che il remote working in Broadcom non esiste, e che i dipendenti che abitano entro 60 miglia da una sede Broadcom sono tenuti ad andare in ufficio, con l’eccezione del personale commerciale e di quello che interagisce direttamente con i clienti (customer-facing).

Gli impatti sui partner VMware

Passando agli impatti sul canale VMware, stando alla testata specializzata CRN, Broadcom avrebbe notificato ai partner VMware di smettere immediatamente di proporre pacchetti di soluzioni VMware che comprendono anche prodotti di Carbon Black e dell’area VMware End-User Computing. Broadcom starebbe valutando strategie alternative per queste due linee di business, come conferma anche Reuters.

Ricordiamo che la prima mossa ufficiale di Broadcom dopo la chiusura dell’acquisizione è stata la riorganizzazione di VMware in quattro divisioni, nelle cui denominazioni l’end-user computing e Carbon Black non sono citate.

Broadcom ha promesso che nei prossimi giorni annuncerà delle novità riguardanti il VMware Partner Connect Program, ma per ora la situazione nell’ecosistema di VMware sarebbe molto confusa, sostiene CRN, citando le testimonianze di diversi partner.

Un reseller VMware per esempio parla di difficoltà nel ricevere quotazioni o approvazioni di deal spiegando di non trovare referenti interni perché sono stati licenziati.

Altri riferiscono di avere diversi deal fermi in attesa di quotazione, e che le quotazioni negli ultimi mesi avevano un disclaimer di validità “giorno per giorno” in attesa della chiusura formale dell’acquisizione. Un altro ancora racconta delle preoccupazioni dei clienti per eventuali aumenti di prezzo e peggioramenti di qualità e supporto.

IDC: individuare le aree dove VMware si concentrerà

Infine gli analisti. Sul sito di Broadcom nella documentazione sull’acquisizione si trova un report di IDC (“Understanding VMware’s Future: Partners, Technology and Investment Direction”), sponsorizzato da Broadcom e basato in larga parte su un’intervista con Hock Tan.

Il CEO di Broadcom indica il private e hybrid cloud come trend prioritario dell’enterprise IT, e di conseguenza VMware Cloud Foundation come destinazione principale degli investimenti R&D per VMware, cita Tanzu come un elemento centrale del portafoglio VMware, e sottolinea l’importanza dell’ecosistema di partner.

Le sfide principali dell’acquisizione, spiega IDC, sono la gestione dell’integrazione di VMware in termini di modello operativo, struttura organizzativa e cultura, il mantenimento dell’importanza del ruolo dei partner, e la necessità che i clienti sollecitino chiarezza da Broadcom e VMware su roadmap, supporto e preparazione dei partner.

“I clienti e i partner devono individuare le aree critiche dove VMware intende concentrarsi, effettuare investimenti e selezionare di conseguenza i fornitori di tecnologia”, conclude il report IDC. “VMware by Broadcom si concentrerà su aree chiave come il cloud privato e ibrido, l’ecosistema di partner, gli investimenti in ricerca e sviluppo, VMware Cloud Foundation e applicazioni cloud native. I clienti che si allineano con queste aree avranno opportunità significative per ottenere valore, e sfruttare ciò che il futuro di VMware by Broadcom ha da offrire”.

Forrester: aspettatevi aumenti di prezzi e deterioramenti del supporto

Più pessimista invece il post di Forrester “VMware Customers: Brace for Impact”, firmato da sette Principal Analyst della società di ricerca, e pubblicato il 22 novembre, giorno della chiusura dell’acquisizione.

Il post riassume prima di tutto tre certezze. Una è che VMware si chiamerà “VMware by Broadcom”, e poi due promesse del CEO Hock Tan: non ci saranno aumenti di prezzo (“ma abbiamo testimonianze di rinnovi di contratto con forti aumenti”, sostiene Forrester), e Broadcom investirà 2 miliardi di dollari in VMware.

Il resto per ora sono solo voci, comprese quelle di licenziamenti di massa, spiega Forrester, che però raccomanda di tenere presenti le due grandi acquisizioni precedenti di Broadcom – CA e Symantec – in cui ci sono stati sensibili cali nel supporto ai clienti, e negli investimenti in R&S, nelle vendite e nel marketing. “Broadcom ha detto che per VMware sarà diverso, ma per ora il percorso è lo stesso seguito per Symantec, al punto che anche le slide di presentazione agli investitori sono molto simili”, si legge nel report.

Cosa devono aspettarsi quindi i clienti VMware nei prossimi anni secondo Forrester? Principalmente cinque cose:

– Il fatturato di VMware sarà a rischio perché i clienti se ne andranno “a frotte” (in droves). Qui Forrester traccia uno scenario con clienti che esplorano alternative, innovazione rallentata, e massiva riduzione del personale, che impatterà sul supporto, ma aiuterà a fronteggiare i cali di fatturato.

– l’offerta sarà snellita e riorganizzata, a causa dell’obiettivo di raggiungere una profittabilità di 3,8 miliardi entro tre anni.

– vSAN manterrà il dominio del mercato Hyperconverged Infrastructure (HCI), ma i concorrenti (Forrester nomina Nutanix) approfitteranno del clima di incertezza sulle tariffe e sugli investimenti in innovazione.

– l’incertezza sul business End-User Computing (Horizon e Workspace ONE) favorirà la concorrenza: “Non ci stupiremmo di vedere questa divisione in vendita, ma è troppo presto per dirlo”, scrivono i sette Principal Analyst di Forrester.

– Carbon Black può completare Symantec sul versante end-point, ma deve riempire alcune carenze, per esempio in ambito detection & response.

Concludendo il report, Forrester è piuttosto netta: non bisogna aspettarsi grandi sconvolgimenti subito, perché il software VMware è una componente fondamentale dei sistemi mission critical di molte grandi aziende, e i cambiamenti organizzativi richiedono qualche mese per consolidarsi. “Però non aspettatevi una storia di successo in cui VMware rimarrà inalterata e indipendente, e invece aspettatevi aumenti di prezzi, un deterioramento del supporto, e una VMware con una proposizione di valore diluita”.

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