Veeam ora vale 15 miliardi: avanti tutta sulla data resilience
Circa un mese fa Veeam Software ha annunciato un aumento di capitale di 2 miliardi di dollari, sottoscritto da alcuni fondi e società di investimento, che ha portato la valutazione dell’azienda a 15 miliardi: il triplo della cifra con cui esattamente cinque anni fa Veeam venne acquisita da Insight Partners, tuttora suo azionista di controllo.
Molti analisti la considerano una mossa preparatoria in vista della quotazione in borsa (IPO), un passo che in una recente intervista a CRN il CEO Anand Eswaran ha definito inevitabile, senza dettagliare le tempistiche.
Eswaran ha attribuito il successo dell’aumento dei capitale e i recenti risultati – Ebitda al 29% del fatturato, mezzo miliardo di dollari di cash generato nel 2024, e oltre 1,7 miliardi di ARR (annual recurring revenues), in crescita del 18% anno su anno – all’offerta di ‘data resilience’ di Veeam. “Per data resilience intendiamo la capacità di proteggere i dati di oltre 550mila clienti (di cui il 60% sono grandi o medie imprese) e mantenerli sempre disponibili in caso di attacchi ransomware, disastri naturali, errori umani o upgrade software difettosi come quello di CrowdStrike lo scorso luglio”.
I cinque pilastri della data resilience
Dei riflessi di tutto questo sull’Italia, dove Veeam opera da circa 15 anni, ha parlato recentemente il management locale (nella foto di apertura) in un incontro con la stampa.
“I dati sono il cuore di qualsiasi business: sono in crescita esponenziale, ma sotto costante minaccia, e proteggerli è sempre più complicato perché sono distribuiti in siti fisici, ambienti virtuali, cloud”, ha detto Stefano Cancian, country manager di Veeam. “Il 43% dei dati oggetto di attacchi ransomware non viene recuperato, e anche le strategie di ripristino devono cambiare: secondo le nostre rilevazioni i backup sono target del 96% degli attacchi ransomware, e nel 76% dei casi vengono compromessi”.
La risposta secondo Veeam è appunto la data resilience che, spiega Cancian, si basa su cinque pilastri: ovviamente il backup, specializzazione originaria del fornitore, e poi data recovery (“che deve puntare soprattutto sulla rapidità del ripristino”), data portability (“la nostra tecnologia non comporta rischi di lock-in negli ambienti di repository, si può ripartire da un ambiente o un altro senza problemi”), data security e data intelligence.
Data Platform, le novità della versione 12.3
Sull’offerta è sceso poi in dettaglio Alessio di Benedetto, pre sales director Sud Europa: “Il portafoglio Veeam è sempre più ampio, disponibile onpremise, in cloud e in xaas, e comprende tre macroaree: Data Platform, Data Cloud e Cyber Secure”.
La Data Platform è l’area più tradizionale, con backup e replication. “Veeam ne ha appena rilasciato la versione 12.3, che ha tre obiettivi: rafforzare la protezione di identità e accessi con il supporto al backup di Microsoft Entra ID, potenziare l’analisi proattiva delle minacce con strumenti avanzati come Recon Scanner e Veeam Threat Hunter, e sfruttare l’AI generativa per una protezione dei dati aziendali più intelligente. Inoltre la 12.3 offre una protezione completa per Nutanix AHV”.
La seconda macroarea è Veeam Data Cloud, e come ha spiegato Danilo Chiavari, Presales Manager Italia, comprende Veeam Data Cloud per 365, Veeam Data Cloud per Azure e il nuovo Veeam Data Cloud Vault, “di fatto uno storage-as-a-service, con costi all inclusive: l’unica metrica è la capacità di spazio acquistata”. Vault si appoggia su Microsoft Azure, ma i clienti Veeam possono scegliere la cloud region italiana di Microsoft per i propri dati.
La terza macroarea è Veeam Cyber Secure: “Ransomware protection, threat detection, rapid recovery erano già nei nostri prodotti, poi con la recente acquisizione di Coveware abbiamo aggiunto l’area incident response, quindi oggi copriamo tutto il ciclo di vita dell’attacco, dal pre incident alla copertura assicurativa sui costi di ripristino dei dati”.
“Restiamo partner-first anche con l’as-a-service”
Per quanto riguarda la strategia commerciale, la channel manager Italy Elena Bonvicino ha ribadito la strategia partner-first di Veeam: “Anche il nuovo as-a-service lo vendiamo attraverso i partner. Abbiamo 35mila partner di vari tipi e la nostra offerta si è ampliata, per cui stiamo differenziando il rapporto con loro attraverso le competenze, cioè le certificazioni che acquisiscono”.
L’ampliamento dell’offerta comporta percorsi formativi sempre più articolati: “I corsi cominciano a essere tanti, la novità di quest’anno è una serie di corsi tecnici professionali, che sono intermedi tra quelli di certificazione tecnica specialistica e quelli di base, per MSP e di formazione commerciale”.
Infine Cancian si è soffermato sui principali trend che Veeam prevede per il 2025 in Italia. “Ovviamente cyber threats e ransomware protection rimarranno temi di primo piano, poi ci aspettiamo molti progetti attivati da temi di regulation e compliance (NIS2, DORA), come è successo nel 2024. La transizione digitale della PA continuerà grazie ai fondi PNRR, stimiamo poi un gran numeri di progetti di semplificazione che punteranno su cloud first e as-a-service, e naturalmente AI e GenAI come trend trasversale: noi stessi ne facciamo uso nello sviluppo della nostra piattaforma”.