Alla fine Elon Musk ha comprato Twitter davvero. Dopo una telenovela durata sei mesi, praticamente in diretta sullo stesso social network, dove Musk è il terzo utente più seguito con oltre 110 milioni di follower (solo Barack Obama con 133 milioni e Justin Bieber con 113 ne hanno di più), la vendita è stata formalmente conclusa ieri, e ora Twitter fa parte della società X Holdings I, controllata appunto dal miliardario fondatore di Tesla e Space X.

Ricordiamo in estrema sintesi gli antefatti. Elon Musk aveva sottoposto un’offerta di 44 miliardi di dollari a fine aprile per comprare Twitter, e il board del social network l’aveva approvata. Dopodiché Musk aveva subordinato l’operazione ad alcune condizioni, tra cui il ricevimento di dati e informazioni sul numero di account “bot” di Twitter, e il social network gli aveva fatto causa. Nelle ultime settimane poi le parti si sono riavvicinate, e ieri appunto c’è stata la conclusione dell’accordo.

Musk non ha smentito la sua fama di decisionista, licenziando immediatamente, a quanto riporta il Wall Street Journal, il CEO Parag Agrawal e altri top manager – tra cui il CFO e l’head of legal policy – e predisponendo subito il ritiro dell’azienda dalla Borsa e il ritorno allo status di private company dopo 9 anni (Twitter si era quotata nel 2013).

Sullo stesso social network, Musk si è ridefinito nella bio “chief twit”, e ha postato una serie di tweet che hanno esaltato i suoi tantissimi ammiratori.

In uno, corredato di video in cui entrava nella sede centrale di Twitter brandendo un lavandino, Musk ha scritto “let that sink in”, giocando sul doppio senso tra la parola lavandino (sink) e l’espressione to sink in (essere accettato, essere metabolizzato).

In un secondo ha ritwittato una foto di Walter Isaacson (il noto giornalista e scrittore tra l’altro biografo ufficiale di Steve Jobs) in cui lo stesso Musk è al bar interno di Twitter, mentre parla informalmente in t-shirt ai dipendenti. In un terzo ha scritto “the bird is freed” (l’uccellino è stato liberato), un trasparente riferimento al logo di Twitter, a cui il Commissario Europeo per il mercato interno Thierry Breton ha risposto “In Europe, the bird will fly by our rules”.

La spiegazione agli investitori pubblicitari

C’è però anche un tweet di spiegazione, in cui Elon Musk si rivolge esplicitamente agli investitori pubblicitari di Twitter per chiarire alcuni punti e rispondere anche alle molte critiche e perplessità (ne abbiamo parlato qui e qui) che sono state sollevate da molti fin dal momento dell’annuncio dell’offerta, lo scorso aprile.

Le argomentazioni non sono nuove – Musk le ha già espresse in varie occasioni negli scorsi mesi – e forse in alcuni punti contraddittorie. Ma almeno sono esplicitate pubblicamente dal diretto interessato.

“Ci sono state molte speculazioni sulle mie motivazioni ad acquisire Twitter e su cosa penso del fare pubblicità, molte delle quali sono sbagliate. Ho comprato Twitter perché è importante per il futuro della civiltà avere una piazza virtuale comune dove un’amplissima gamma di opinioni possono essere discusse senza ricorrere alla violenza. C’è un grande rischio che i social media si spacchino in camere d’eco di estrema destra ed estrema sinistra capaci solo di generare odio e dividere la società”.

“L’ho fatto per cercare di salvare l’umanità”

Nell’incessante rincorsa all’aumento dei click, continua Musk, molti media tradizionali hanno alimentato questa polarizzazione, perché credono che questo porti loro guadagni, ma queste condotte cancellano le possibilità di dialogo.

“Ecco perché ho comprato Twitter. Non l’ho fatto perché pensavo che sarebbe stato facile, o per fare più soldi. L’ho fatto per cercare di salvare l’umanità, che amo. E l’ho fatto con umiltà, riconoscendo che è molto probabile fallire questo obiettivo, nonostante il più grande impegno”.

Ciò detto, conclude Musk, Twitter ovviamente non può diventare un inferno (hellscape) dove tutto è permesso senza conseguenze. “Oltre a rispettare le leggi locali, la nostra piattaforma deve offrire una calda accoglienza a tutti, e permettere a tutti di scegliere le esperienze desiderate secondo le proprie preferenze, proprio come si sceglie di vedere un film o giocare ai video game”.

Washington Post: 3 dipendenti di Twitter su 4 saranno licenziati

Si apre ora per l’azienda Twitter un periodo di grande incertezza. Ci sono pochi dubbi che Elon Musk cambierà profondamente la strategia commerciale e quella di moderazione dei contenuti, probabilmente licenzierà altri top manager, e secondo molti varerà pesanti iniziative di ristrutturazione e taglio dei costi, cosa che ha messo in allarme i 7500 dipendenti. Secondo il Washington Post, Musk avrebbe detto ad alcuni potenziali investitori che intende tagliare il 75% del personale, riducendolo a meno di 2000 persone. Piani di pesanti tagli comunque erano in preparazione da parte del management anche prima che Musk assumesse il controllo della società.

Ma non sono solo i dipendenti a chiedersi cosa succederà. General Motors ha annunciato ufficialmente di aver sospeso temporaneamente gli investimenti pubblicitari su Twitter, “in attesa di capire quale direzione prenderà la piattaforma con la nuova proprietà”, e altri grandi investitori potrebbero seguire questa strada.

Moderazione dei contenuti: prima mossa l’istituzione di un “content moderation council”

A questo punti gli elementi che stanno provocando più dibattito, ben oltre i confini dell’informatica, sono tre e strettamente interrelati. Uno è che da ieri uno dei principali social media al mondo, considerato tra i più autorevoli anche se non certo il più ricco di utenti, è controllato direttamente dall’uomo più ricco del mondo.

Il secondo sono i potenziali impatti su tutto il mondo dei social media di un’eventuale decisione di rilassare le politiche di moderazione dei contenuti. Twitter è da anni impegnata nel tentativo di trovare una politica efficace su questo fronte, compito difficilissimo e di fondamentale importanza che era affidato proprio a una delle top manager immediatamente allontanate: la head of legal, policy and trust Vijaya Gadde.

Negli scorsi mesi Elon Musk si è definito un “free speech absolutist”, e ha tra l’altro dichiarato di voler riammettere su Twitter Donald Trump, il cui profilo è stato bloccato dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio scorso. Dall’ufficializzazione dell’acquisizione, l’unica posizione ufficiale è in uno dei tweet di oggi, in cui Musk ha detto di voler istituire un non meglio precisato “content moderation council”, con personaggi caratterizzati da “punti di vista profondamente diversi”: “Nessuna decisione su cambiamenti delle politiche di moderazione o riammissioni di account verrà assunta prima della formazione di questo comitato”, scrive Musk. Molti temono che una politica più lassista su questo fronte possa scatenare il caos sul social network. Per esempio Charlie Warzel, esperto di tecnologia e autore della popolare newsletter “Galaxy Brain” su The Atlantic, ha elencato almeno 5 modi in cui Musk anche con le migliori intenzioni può distruggere Twitter.

E il terzo punto di discussione è quale modello di business sceglierà Musk per risollevare le sorti economiche di Twitter, che ha chiuso in negativo otto degli ultimi dieci esercizi. Nell’ultimo trimestre, oltre il 90% del fatturato era legato alla pubblicità: il nuovo “chief twit” ha dichiarato negli scorsi mesi che intende dare spazio ad altri canali di entrate, tra cui gli abbonamenti, e raddoppiare il fatturato entro il 2028.