SoftBank, tra i principali operatori mobile giapponesi, ha acquisito il produttore britannico ARM, colosso europeo specializzato nella produzione di chip per server, smartphone e tablet. Una notizia preannunciata da alcuni giorni dal Financial Times e dal New York Times, ma che solo nelle scorse ore è stata confermata. Si parla nel dettaglio di un’operazione da 24,3 miliardi di sterline (31,4 miliardi di euro), con SoftBank che è quindi disposta a pagare un margine del 43% in più sul valore delle azioni ARM, tenuto conto dell’attuale valutazione in borsa del vendor britannico.

Un’acquisizione che, se approvata dagli azionisti di ARM, sarà la più grande in termini monetari nella storia delle aziende tech europee. Diversi analisti hanno già attribuito parte dei motivi che hanno spinto SoftBank ad acquisire ARM alla recente svalutazione della sterlina all’indomani della Brexit; non è un caso infatti che nelle ultime settimane la valuta britannica abbia perso quasi il 30% nei confronti dello yen.

Per i tempi tecnici si parla di un processo per finalizzare l’acquisizione entro la fine di settembre e le motivazioni dietro questa mossa da parte di SoftBank non sono difficili da capire. Già molto attiva sul versante delle acquisizioni (si pensi che ha già la maggioranza dell’operatore mobile americano Srint), SoftBank punta non solo a tutto il mercato dei processori mobile, dove ARM è leader indiscussa, ma anche a quello nascente della Internet of Things, nei confronti del quale molti operatori mobile si stanno già muovendo con operazioni importanti.

ARM vede inoltre gran parte dei suoi ricavi provenire dal mercato asiatico e anche il fatto che il produttore britannico non abbia sul groppone costosi impianti di produzione ha certamente spinto SoftBank verso l’acquisizione. Ricordiamo infatti che ARM progetta i suoi processori, ma che questi vengono realizzati materialmente da altri produttori che pagano ad ARM i diritti per l’uso degli stessi progetti.