È ufficialmente saltato l’accordo di vendita della rete mobile di telecomunicazioni di WindTre al private equity svedese EQT Infrastructure. Le due parti, come spiega un comunicato di Ckhgt (la divisione della multinazionale cinese CK Hutchison che controlla WindTre) non sono riuscite a soddisfare le condizioni preliminari alla chiusura entro la data concordata del 12 febbraio 2024.

Secondo varie fonti (tra cui Sole 24 Ore, Milano Finanza e BeBeez), tra i principali motivi del fallimento della trattativa ci sono le mancate garanzie rispetto a due alleanze precedenti che Windtre aveva stipulato con Fastweb e con Iliad per la condivisione delle reti.

L’accordo, annunciato nel maggio 2023 (ne avevamo parlato qui), prevedeva la costituzione di una nuova società – detenuta al 60% da EQT e al 40% da Ckhgt – in cui sarebbero state conferite appunto le infrastrutture di rete mobile fissa e relativi servizi wholesale dell’operatore telefonico italiano WindTre, nonché circa 2000-2200 dipendenti di quest’ultimo. Per questa NewCo le due parti avevano stimato un valore d’impresa di 3,4 miliardi di euro.

Gli accordi di WindTre con Fastweb e con Iliad (Zefiro Net)

Come anticipato, le due parti si sono fermate di fronte alle difficoltà nel far quadrare questo accordo con due partnership precedenti firmate da Windtre.

La prima, con Fastweb, risale al 2019, e riguarda un piccolo lotto di frequenze 5G che l’operatore svizzero si era aggiudicato all’asta del 2018, per poi cederla in gestione a WindTre in cambio di sconti sulle tariffe di accesso ai servizi. Il problema è che Fastweb non è stata messa a parte dei possibili impatti su questa partnership della trattativa WindTre-EQT.

Analogamente, nel 2023, pochi mesi prima dell’accordo con EQT, WindTre ne aveva firmato uno con Iliad per la creazione della joint venture paritetica Zefiro Net srl, “con lo scopo di condividere e gestire congiuntamente le rispettive reti di telefonia mobile nelle aree meno densamente popolate del territorio nazionale, e accelerare la diffusione delle reti di telefonia mobile, incluse quelle 5G”.

Il problema in questo caso è che il successivo accordo con EQT comprendeva anche il 50% di Zefiro Net di proprietà di WindTre, e quindi Iliad si sarebbe trovata in joint venture paritetica con un nuovo socio senza avere avuto la possibilità di negoziarne gli assetti finanziari e le condizioni di gestione operativa.

A questo punto CK Hutchison, come spiega la nota ufficiale, continuerà a valutare possibili transazioni alternative per l’infrastruttura di rete di WindTre, anche con la stessa EQT, se dovessero maturare le appropriate condizioni.

I CEO Corti e Hanssen: obiettivo diventare la migliore azienda Multiservizi in Italia

Anche i due CEO di WindTre, Gianluca Corti e Benoit Hanssen, secondo quanto riporta Radiocor, hanno commentato gli ultimi sviluppi in una comunicazione ai dipendenti.

“CK Hutchison Holdings ed Eqt hanno preso atto che non sussistono le condizioni per perfezionare l’operazione ‘Netco’ nelle modalità in cui era stata concepita e quindi il progetto Netco è da intendersi superato”, scrivono Corti e Hanssen. Di conseguenza, “non essendosi verificate le condizioni legate al trasferimento del personale, la transazione individuale relativa alla rinuncia a impugnare il trasferimento non ha efficacia e di conseguenza non sarà dovuto alcun riconoscimento economico”.

Intanto l’azienda prosegue “con determinazione” nel percorso di trasformazione per diventare la migliore azienda Multiservizi in Italia. “In coerenza con la nostra strategia WindTre oggi è connessioni, energia e assicurazioni, e sulla scia dei risultati ottenuti nel 2023 ci aspettiamo nel 2024 un ulteriore contributo positivo ai nostri ricavi”, scrivono i due CEO.

“In più, a ulteriore conferma del sostegno del nostro azionista e della sua volontà di investire in Italia, abbiamo di recente annunciato l’accordo per l’acquisizione del 100% di una società controllata da OpnNet (ex Linkem). L’operazione si inserisce nella nostra strategia volta a ottimizzare e sviluppare l’infrastruttura di rete anche come fattore abilitante della trasformazione digitale del Paese”.