La domanda di competenze e professionisti IT continua a essere molto maggiore dell’offerta: negli USA il tasso di disoccupazione nel settore tech è l’1,5%, la metà degli altri settori (e in Italia nel quarto trimestre 2022 le assunzioni di questi specialisti sono aumentate del 14%, ne abbiamo parlato qui, ndr).

Questi dati spiegano perché la grande ondata di licenziamenti in corso nel settore tech è da esaminare in prospettiva.

È vero che i numeri sono impressionanti. Secondo il sito Layoff.fyi, finora nel 2023 sono stati resi pubblici oltre 153mila licenziamenti in 528 aziende nel settore tech. In meno di tre mesi quindi è stato quasi raggiunto il numero totale dell’intero 2022, anno in cui il sito ha registrato oltre 161mila esuberi in 1051 aziende.

Però due concetti sono importanti da sottolineare di fronte a questi numeri. Il primo è che, anche se parliamo di decine di migliaia di posti, si tratta comunque di non più del 5-6% della forza lavoro totale delle aziende del settore. Il secondo è che gran parte di questi esuberi non riguarda professionisti IT.

Nel 2022 creati 264.500 posti di lavoro IT in più di quelli tagliati

I titoli dei siti di informazione possono essere fuorvianti, sottolinea Mbula Schoen, analista di Gartner, perché molti dei licenziamenti riguardano funzioni di business, e non ruoli IT.

“I recenti tagli hanno riguardato molte tipologie di ruolo, funzioni aziendali e progetti, perché le aziende hanno deciso di puntare solo su alcuni prodotti e servizi per posizionarsi su quelle che ritengono le attuali opportunità di mercato”.

“Inoltre per i professionisti IT ci sono molte opportunità anche fuori dal settore tech, quindi è importante guardare oltre le big tech per capire la vera entità della carenza di competenze tecnologiche”, continua Schoen.

In effetti, secondo Gartner i vendor protagonisti dei 10 più massicci provvedimenti di licenziamento di queste settimane oggi comunque impiegano 150mila persone in più rispetto all’inizio del 2020. Inoltre secondo la società di consulenza specializzata Janco Associates il mercato del lavoro IT nel 2022 ha creato 264.500 nuovi posti di lavoro netti, e nel 2021 ne aveva creati altri 213mila. E secondo CompTia, l’associazione di formazione e certificazione IT, nel 2023 le aziende USA di tutti i settori assumeranno circa 270mila specialisti di tecnologie digitali.

“Chiunque abbia competenze IT verrà riassunto in tempi brevi”

Più in generale gli analisti sono convinti che anche i pochi professionisti IT interessati dai tagli di questi ultimi mesi non avranno problemi di ricollocamento. “È vero che in parte i licenziamenti riguardano incarichi tech, ma chiunque abbia competenze IT verrà riassunto in tempi brevi”, spiega Lisa Rowan, research VP HR, Talent, and Learning Strategies Group di IDC. E Gartner si aspetta che la domanda di specialisti IT supererà nettamente l’offerta almeno fino al 2026.

Insomma l’attuale ondata di licenziamenti è più una correzione di rotta che un’indicazione di declino strutturale del settore tech e dell’economia. Molte decisioni di tagli di personale sono dovuti alla volontà delle aziende di migliorare la quotazione in borsa e soddisfare le richieste di riduzioni di costi degli azionisti, spiega Schoen di Gartner, che cita l’esempio di Amazon, che tra il 2020 e il 2022 ha raddoppiato il personale, ma ha aumentato il fatturato solo del 30%.

“Di fronte al quadro macroeconomico incerto e all’aumento dei costi del lavoro dovuto alle grandi assunzioni degli scorsi due anni, molti fornitori tech ora hanno l’esigenza di riportare sotto controllo i costi operativi”, ha scritto in un blog post Fiona Mark, principal analyst di Forrester Research.

Un effetto collaterale post-Covid

Durante la pandemia come sappiamo la corsa ad abilitare il lavoro remoto e le vendite online ha spinto molto gli investimenti IT, e i fornitori del settore IT hanno assunto moltissimo per rispondere alla domanda, anche nelle aree di staff come HR e selezione del personale, nel marketing e nelle vendite, in parte coprendo le esigenze con contratti temporanei e stagionali.

Ora che ritengono necessario ridurre il personale, le aziende iniziano proprio da questi ambiti, sottolineano gli analisti. Le decisioni su dove tagliare però non sono omogenee, sottolinea Mark di Forrester. Alcuni come Amazon si concentrano sui team che si occupano di prodotti e servizi che non hanno avuto i risultati attesi, altri fanno tagli lineari su molte funzioni e dipartimenti.

“Abbiamo approfondito i dati di Layoff.fyi, e abbiamo scoperto che i licenziamenti in area enmgineering sono in numero minore di quelli in altre funzioni come HR, marketing e operations”, spiega Mark. “Le tech company considerano il lavoro dell’engineering e dei professionisti IT come un modo per creare differenziazione e crescita”.

LinkedIn: delle 10 competenze più ricercate dalle imprese, 7 sono IT

Concetto che vale anche in prospettiva: gli specialisti IT sono richiesti come non mai.

Nel 2023 secondo Gartner la spesa delle imprese in software e servizi IT crescerà rispettivamente del 9,3% e del 5,5%, e la spesa totale in IT raggiungerà i 4500 miliardi di dollari, crescendo del 2,4%.

Secondo un recente report di LinkedIn, delle 10 “hard skill” (competenze tecniche e specialistiche) più ricercate dalle imprese, ben 7 sono IT, senza contare il CRM che si può considerare un tema sia tecnologico che di business. “Non mi risultano tagli di personale esperto di cybersecurity o analytics”, commenta Lily Mok, research VP di Gartner. “In queste aree c’è una forte carenza di talenti, ma in generale c’è forte domanda di competenze IT”.

Per esempio dai dati di Gartner emerge che in Nord America il rapporto tra offerta e domanda per specialisti di cybersecurity e data scientist è 0,4: il che significa che c’è meno di uno specialista ogni due offerte di lavoro nei rispettivi campi.

CIO e reclutatori sono sotto pressione come non mai per trovare specialisti adeguati. Secondo una recente indagine Gartner, l’86% dei CIO riscontra più concorrenza che in passato nel trovare specialisti IT qualificati, e il 73% è preoccupato dalla carenza di queste risorse.

Le retribuzioni dei professionisti IT crescono ancora

Una conseguenza di tutto questo è che le retribuzioni dei professionisti IT continuano a crescere, continuando la tendenza degli scorsi anni. Secondo Janco Associates, nel 2022 negli USA i salari IT sono saliti in media del 5,6%, e quest’anno la crescita media attesa è ancora più alta: +8%. La retribuzione media annua nel 2023 supererà i 100mila dollari (101.323, per la precisione).

La capacità di costruire pacchetti di compensi e benefit di valore per i talenti tech è un modo per posizionarsi meglio per la crescita, sottolinea Schoen di Gartner.

“Le aziende che non soddisfano le aspettative dei dipendenti magari riusciranno anche a portarli a bordo, ma poi li perderanno presto. Il punto è concentrarsi sui fattori al di là del compenso, ma che hanno molto valore per i talenti di oggi, come la flessibilità dell’orario e del luogo di lavoro, o le chiare opportunità di carriera”.

Le aziende che pianificano ondate di tagli di personale, infine, devono fare un’attenta valutazione su quanto sarà facile riassumere alcune competenze quando ne avranno ancora bisogno. “Riportare a bordo alcuni tipi di figure è un processo lungo, e quindi è molto rischioso lasciare andare competenze che hanno una forte domanda sul mercato”, conclude Mok. “Il criterio numero 1 per il downsizing è chiedersi se possiamo davvero fare a meno di queste persone per eseguire al meglio la nostra strategia nei prossimi 12-18 mesi”.