Un anno fa abbiamo raccontato della crescita in Italia di MuleSoft, la divisione di integrazione applicativa e API management di Salesforce. Nelle ultime settimane MuleSoft è stata al centro di importanti annunci sia al Dreamforce – l’evento annuale di Salesforce a San Francisco (ne abbiamo parlato qui), dove è stata presentata tra l’altro MuleSoft RPA (Robot Process Automation) – sia la scorsa settimana, quando Salesforce ha comunicato che unificherà i partner program di MuleSoft e dell’altra controllata Tableau all’interno del proprio.

A fine ottobre a Milano si è tenuto il MuleSoft Forum Italia 2022, incontro annuale con partner e clienti a margine del quale abbiamo incontrato Davide Andreoni, Senior Regional VP e Head of Italy di MuleSoft, per approfondire tutto questo e alcuni aggiornamenti sull’Italia.

Un anno fa aveva parlato di team quasi triplicato in Italia e clienti quintuplicati in soli due anni: la crescita continua su questi livelli?

Non posso condividere molti dati, ma posso dire che il trend di crescita si è confermato forte in quest’anno fiscale che chiuderà a gennaio. Il team di MuleSoft in Italia rappresenta ormai il 10-15% di quello di Salesforce, e la base clienti si è espansa del 35% rispetto all’anno scorso. L’Italia è una delle country che crescono più rapidamente a livello mondiale, e questo trasversalmente rispetto ai settori, perché la nostra proposta è trasversale. Anche solo lavorando sulla base clienti di Salesforce abbiamo ampi margini di crescita, e in più possiamo tornare dai clienti acquisiti qualche anno fa con proposte nuove, come la RPA presentata a Dreamforce.

La crescita si trasmette anche al canale dei partner italiani?

Anche lì stiamo verificando una crescita, l’ecosistema di partner si sta ampliando per due ragioni. Uno è che diversi partner che erano già nel canale MuleSoft, ma con un know-how prevalente per altre tecnologie concorrenti, ora stanno iniziando a convertire parte di queste risorse su MuleSoft. L’altra è che ora possiamo reclutare un nuovo tipo di partner, tipicamente piccole imprese specialiste di RPA, che entrano nel nostro ecosistema grazie a questa specializzazione e poi con formazione e certificazioni possono ampliare il know-how di integrazione, diventando così partner MuleSoft “ a tutto tondo”.

Un fattore favorevole è che in questa fase stagnante e incerta i clienti stanno dedicando molta più attenzione ai budget di implementazione dei progetti, e ci aiutano a promuovere presso i system integrator il concetto di “fare più con meno”, che abbiamo sempre promosso anche quando il mercato cresceva a tassi altissimi.

A proposito di RPA, come cambia il concetto di integrazione di MuleSoft con questo annuncio?

MuleSoft è nata nel 2006, e nel 2018 è stata acquisita da Salesforce. L’obiettivo fin dall’inizio è stato di mettere a disposizione dei system integrator e dell’IT un’unica piattaforma che consente sia l’integrazione applicativa, sia la gestione di tutto il ciclo di vita delle API. Salesforce ha comprato MuleSoft perché quando ha pensato di sviluppare la piattaforma Customer 360 doveva renderla capace di importare dati da una moltitudine di sistemi, alcuni dei quali non pensati per parlare con l’esterno. E tutto questo senza costringere i clienti a enormi costi per progetti di integrazione custom punto-a-punto da affidare ai system integrator.

Dopo l’acquisizione MuleSoft è rimasta aperta ai clienti che non hanno Salesforce come sistema CRM e ha fatto evolvere la sua tecnologia. Uno degli annunci più recenti è stato appunto la possibilità di introdurre la RPA (Robot Process Automation) nei processi aziendali.

RPA non significa intelligenza artificiale. Quello che fa la RPA è preparare un processo a essere manipolato e ad alimentare una AI. Ne automatizza alcuni task che ora vengono fatti manualmente. Un caso d’uso tipico è la digitalizzazione dei documenti, per esempio le fatture, che in molte aziende avviene ancora attraverso interi reparti di persone.

Questa tecnologia RPA deriva dall’acquisizione dell’azienda tedesca Servicetrace. È un ambito abbastanza sovraffollato di tecnologie ed è necessario un consolidamento del settore, perché c’è poca standardizzazione e troppa personalizzazione. Il nostro proposito è di portare il concetto di generazione e componibilità di asset anche in quest’ambito.

Che cosa significa per voi componibilità degli asset?

Da tempo MuleSoft sostiene che occorre trasformare le integrazioni in asset, scomponendole in componenti da riutilizzare poi senza dover ripartire da zero.

Oggi grazie ad alcuni recenti annunci possiamo andare oltre. Per esempio una volta trasformate le integrazioni e le API in asset, questi asset rimangono sotto la governance dell’IT, ma possono essere riutilizzati con tool “no code” anche da utenti business. Nel mondo ci sono circa 22 milioni di sviluppatori, e la loro capacità produttiva è un collo di bottiglia rispetto all’aumento della domanda delle aziende utenti. I knowledge worker invece sono un miliardo: conoscono il processo aziendale, ma non sono in grado di programmare. Se io trasformo le API in asset e metto loro a disposizione dei tool che non richiedono conoscenze di sviluppo, li metto in grado di usare questi asset per comporre dei processi automatizzati, sempre sotto la governance dell’IT.

Un altro recente annuncio è il nostro Universal API Manager. A lungo alcuni critici di MuleSoft hanno sostenuto che per scegliere la nostra piattaforma occorreva ricominciare da zero sacrificando i precedenti sistemi di integrazione. Oggi con Universal API Manager se il cliente ha già in casa API sviluppate su altre piattaforme, le può portare su MuleSoft e gestire da MuleSoft. Quindi un’azienda che vuole usare MuleSoft non deve per forza dismettere ciò che aveva usato finora.

All’evento di oggi hanno parlato anche clienti italiani?

Oggi sul palco sono saliti Trentino Marketing, Baker Hughes, Calzedonia e Unione Fiduciaria. Trentino Marketing ha adottato MuleSoft in diversi strati della sua architettura per esporre una serie di servizi verso il cliente finale, che è il turista: funzionalità per la prenotazione, guest card, eccetera. Baker Hughes è una multinazionale che ha comprato Nuovo Pignone/GE e ha in Italia il centro di eccellenza MuleSoft a livello mondiale. Hanno un uso di MuleSoft molto più B2B ma hanno il problema di essere passati attraverso molte acquisizioni, e di dover esporre servizi API verso tutta la supply chain: avevano bisogno di uno strato intelligente che gli consentisse il riutilizzo.

Calzedonia è anche un grande cliente di Salesforce, un classico caso di esigenza di flessibilità e scalabilità, perché si stanno espandendo continuamente su mercati nuovi, anche sul canale e-commerce, e hanno problemi di gestione dei picchi in periodi come black friday, Natale, lancio delle collezioni. Infine Unione Fiduciaria, che fornisce servizi B2B ad altre realtà del settore servizi finanziari, ha avuto la necessità di poter esporre tramite API i servizi interni, creare asset replicabili ed esponibili verso tutto l’ecosistema degli interlocutori B2B, il tutto in un contesto estremamente dinamico in cui non si può fermare mai l’erogazione dei servizi.