La filiera della memoria video sta attraversando uno dei momenti più delicati degli ultimi anni e il suo impatto sulle strategie dei produttori di GPU è più evidente che mai. Secondo informazioni diffuse da una fonte storicamente affidabile nel settore hardware (il leaker cinese Golden Pig Upgrade), NVIDIA avrebbe deciso di non fornire più i chip GDDR ai propri AIB (i partner che assemblano e commercializzano le schede video). Se questa decisione fosse confermata, rappresenterebbe un cambiamento strutturale enorme nel modo in cui l’azienda gestisce la produzione delle sue GPU consumer e professionali.

Tradizionalmente, NVIDIA ha sempre inviato ai partner sia i GPU die, sia i chip di memoria, delegando agli AIB la progettazione dei PCB, dei sistemi di dissipazione e dell’elettronica di contorno. Questo modello centralizzato garantiva uniformità nella qualità della VRAM e un controllo accurato sulla catena di approvvigionamento.

Oggi, però, la situazione è cambiata radicalmente. Samsung, Micron e SK Hynix (le tre colonne portanti della produzione globale di DRAM e GDDR) stanno infatti deviando capacità produttiva verso il settore IA, dove la domanda è esplosa e i margini sono significativamente più elevati rispetto al mercato consumer delle GPU. Il risultato è un collo di bottiglia che colpisce indistintamente DDR, GDDR6 e soprattutto GDDR7, già al centro delle architetture più recenti come le Radeon RX 9000 e le GeForce RTX 50.

Golden-Pig-GPU-memory-shortage

Per i partner più grandi, dotati di contratti diretti e rapporti consolidati con i produttori di memoria, la transizione potrebbe essere relativamente indolore. Ma il discorso cambia radicalmente per i piccoli assemblatori, che spesso lavorano su volumi più ridotti e non hanno la forza contrattuale necessaria per garantirsi forniture stabili o a prezzi competitivi. La prospettiva di dover acquisire VRAM autonomamente rischia così di esacerbare le differenze tra marchi premium e realtà minori, potenzialmente riducendo la varietà dell’offerta nei segmenti medio e basso del mercato.

In questo scenario si collocano anche i recenti aumenti dei prezzi della memoria, più volte segnalati dagli operatori del settore. L’amministratore delegato di MAINGEAR ha già avvertito che la disponibilità di DRAM e GDDR è destinata a peggiorare nel corso del prossimo anno, complice l’enorme pressione esercitata dai data center IA, dalle GPU per training e inferenza e dagli acceleratori specializzati.

Anche l’annuncio di Samsung sull’avvio della produzione di massa dei moduli GDDR7 a 28 Gbps non rappresenta un sollievo immediato, visto che i moduli da 3 GB pensati per le prossime GPU consumer NVIDIA sarebbero destinato alle GeForce RTX 50 Super, una gamma già ritardata al terzo trimestre del 2026 proprio a causa della scarsità di memoria.

Il nodo principale, quindi, non è solo la quantità di memoria disponibile, ma la sua allocazione strategica. Il mercato dell’intelligenza artificiale sta riscrivendo le priorità produttive a una velocità quasi insostenibile e la scelta di NVIDIA, se confermata, sarebbe una risposta pragmatica, forse inevitabile, a uno scenario in cui la competizione per la VRAM è diventata feroce e imprevedibile.

(Immagine in apertura: Shutterstock)