Le azioni di Intel sono scese di quasi il 4% ieri, dopo che l’azienda ha rivelato che l’attività di fonderia (Foundry), cioè la produzione di chip per conto terzi, ha registrato una perdita operativa di 7 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2023, nonostante abbia generato entrate per 18,9 miliardi di dollari. Si tratta di una perdita molto più ampia rispetto ai 5,2 miliardi registrati dall’attivitù Foundry nel 2022, quando ha realizzato 25,7 miliardi di dollari di vendite.

È la prima volta che Intel rende pubblici i dati finanziari della sua attività di fonderia. Diversamente da molti altri produttori di chip, Intel non solo progetta ma produce anche i propri processori e tradizionalmente ha comunicato solo le vendite finali agli investitori. Altri produttori di chip come AMD e Nvidia mantengono internamente solo la progettazione, ed esternalizzano la produzione a fonderie partner come TSMC.

In passato, Intel utilizzava le sue fabbriche solo per costruire i propri chip, ma con il nuovo piano avviato dall’amministratore delegato Pat Gelsinger ha iniziato a produrre processori anche per conto di terze parti appunto con l’attività di fonderia, che è stata organizzata come unità commerciale separata. Questo ha permesso a Intel di ottenere il mese scorso quasi 20 miliardi di dollari di finanziamenti governativi attraverso il CHIPS and Science Act.

Il nuovo business model di Intel

Il nuovo business model di Intel

Secondo Intel ci vorrà tempo prima che l’attività di fonderia produca utili. Le sue perdite raggiungeranno il picco nell’anno fiscale 2024, prima di migliorare fino a raggiungere il pareggio nel 2027-2028. “L’Intel Foundry porterà a una notevole crescita degli utili per Intel nel tempo”, ha dichiarato Gelsinger durante una call con gli investitori. “Il 2024 è il momento in cui si registreranno le maggiori perdite operative della fonderia”.

Gelsinger ha anche precisato che l’attività di fonderia è stata appesantita da decisioni sbagliate, tra cui quella di un anno fa di non utilizzare le macchine a ultravioletti EUV dell’azienda olandese ASML. Sebbene queste macchine siano estremamente costose, sono più convenienti rispetto ai precedenti strumenti per la produzione di chip. In parte a causa di questi errori, Intel ha esternalizzato circa il 30% del numero totale di wafer a produttori esterni a contratto come TSMC e l’obiettivo è di ridurre questo numero a circa il 20%.

Intel è ora passata all’utilizzo di macchine EUV, che copriranno un numero sempre maggiore di esigenze produttive man mano che le apparecchiature più datate verranno eliminate. “Nell’era post EUV, vediamo che ora siamo molto competitivi per quanto riguarda il prezzo, le prestazioni e il ritorno alla leadership”, ha concluso Gelsinger. “Nell’era pre-EUV, invece, abbiamo sostenuto molti costi e non eravamo competitivi”.