Informatica, la multinazionale americana specialista di enterprise cloud data management, ha annunciato qualche settimana fa di essere stata certificata da AgID, l’Agenzia per l’Italia Digitale, che ha messo a disposizione delle pubbliche amministrazioni italiane la piattaforma Intelligent Data Management Cloud (IDMC) di Informatica sul suo Cloud Marketplace.

“La Pubblica Amministrazione italiana è in un momento di grande trasformazione digitale e le tecnologie cloud sono al centro di questo cambiamento”, ha commentato in un comunicato Alessandro Alliney, Country Manager Italia di Informatica. “Siamo quindi orgogliosi di questa certificazione da parte di AgID e sono sicuro che la potenza della nostra soluzione IDMC permetterà alla PA italiana di innovare con i dati e fornire sempre migliori servizi digitali ai propri cittadini”.

Informatica ha una filiale diretta in Italia da circa 7 anni: abbiamo chiesto ad Alliney come questa certificazione potrà impattare sul suo andamento.

Qual è al momento la struttura di Informatica in Italia?

Alliney: Informatica ha completato negli ultimi mesi un processo di trasformazione importante iniziato diversi anni fa, e condotto come impresa privata dopo essersi “delistata” dalla borsa. Uno dei cambiamenti principali ha riguardato il go-to-market, dalla proposta di sistemi on-premise con licensing molto vicino al perpetual, alla reingegnerizzazione dell’offerta verso un modello cloud-first, con le subscription come principale fonte di fatturato. Una volta completata questa trasformazione, nell’autunno scorso siamo tornati in borsa. Oggi a livello mondiale siamo poco più di 5000 persone, con oltre 5000 clienti attivi nel mondo.

La realtà italiana, in cui io opero da circa 3 anni, è una realtà in buona crescita, con due sedi a Milano e Roma, che si rivolge a imprese o enti pubblici medio grandi o grandi, abbondantemente sopra il miliardo di euro all’anno. Abbiamo anche clienti sotto questa soglia, ma sono piuttosto pochi. Informatica in Italia ha i tipici dipartimenti della filiale di un vendor IT, e cioè vendita, prevendita e professional services. Ma la quota parte più significativa di delivery dei progetti è effettuata dai nostri partner e dai partner dei clienti. I nostri partner comprendono in Italia sia global system integrator, sia system integrator locali come Reply, Almaviva, Engineering, Lutech, Aubay, Beta 80, iConsulting e altri.

La certificazione di Agid comporterà un rafforzamento di questa struttura, in particolare a Roma?

Alliney: Il rafforzamento del business a Roma è il principale motivo per cui sono entrato in Informatica. Nella prima fase della sua presenza diretta in Italia, Informatica è cresciuta soprattutto nei settori e mercati che fanno capo a Milano, cioè imprese private e banche. Poi c’è stata la decisione appunto di sviluppare il mercato pubblico e delle grandi aziende con sede principale a Roma.

E per espandere appunto questi mercati abbiamo pensato che fosse importante raggiungere questa certificazione, e assumere persone per la struttura romana. La maggior parte delle assunzioni fatte in Italia negli ultimi due anni riguardano la sede di Roma.

Notate delle esigenze ricorrenti nei progetti che riguardano l’offerta Informatica in Italia?

Alliney: La nostra offerta si basa su IDMC, una piattaforma cloud-native e scalabile, che gestisce i dati a livello enterprise su qualsiasi cloud e qualsiasi piattaforma, puntando su tecnologie di intelligenza artificiale e sui più alti standard di settore in materia di sicurezza e governance dei dati. Gartner l’ha inserita in cinque dei suoi Magic Quadrant: data integration, data quality, Master Data Management (MDM), iPaaS e metadata management.

Strutturalmente questa piattaforma non ha uno o pochi settori come target preferenziale, ma si rivolge a tutti i settori. Quelli in cui in Italia riscontriamo più attenzione e più referenze sono il bancario e i servizi finanziari, compreso l’assicurativo, e poi energy e utility, il manufacturing, in particolare il farmaceutico, e il retail.

Fino a qualche tempo fa molte richieste riguardavano la sicurezza, cioè la conformità al GDPR, la gestione della “anonimazione” dei dati, e questo ha dato ulteriore spinta ai progetti di governance del dato, l’area del Chief Data Officer, questa nuova figura che sta emergendo in molte organizzazioni. Quindi governance che è partita da una pressione esterna, cioè dalla spinta del legislatore, ma si basa ormai su una sempre più diffusa consapevolezza dell’importanza della governance complessiva dei dati, tanto che in Italia nell’ultimo anno e mezzo abbiamo promosso la nascita di una CDO Roundtable, con vari CDO chiamati a condividere le loro esperienze, che è diventato un appuntamento fisso circa 3 volte all’anno: in pratica è diventata una sorta di community. E poi ci sono i progetti di digital transformation, nei quali noi entriamo come data management platform provider. Queste sono le aree in cui osserviamo la maggiore vivacità.