Lo scorso mese di giugno, la disputa tra Cassa Depositi e prestiti (CdP) e KKR, volta ad aggiudicarsi la negoziazione esclusiva per la cessione delle attività relative alla rete fissa di TIM, aveva visto prevalere il fondo statunitense. Ora giunge la notizia che è stato siglato un Memorandum of Understanding (MoU) tra il Ministero dell’economia e delle finanze (Mef) e lo stesso KKR. L’accordo prevede la formulazione di un’offerta vincolante che stabilisce, tra l’altro, l’ingresso del Mef in una percentuale fino al 20% nella NetCo (la nuova società in cui confluirà la rete fissa TIM, incluse FiberCop e Sparkle).

Una NetCo italiana la 35%

Divenuto l’interlocutore unico per la cessione della NetCo, KKR si era subito attivato per cercare partner tra i grandi fondi al fine di dar vista a un’offerta strutturata in modo da garantire una presenza italiana nella rete, considerato che TIM ha espresso l’intenzione di non voler detenere alcuna quota nella nuova società.

Si è così fatto avanti F2i (Fondi Italiani per le infrastrutture) che si è detto disposto a rilevare il 10% della NetCo. Anche CdP, che evidentemente tiene particolarmente alla nuova società, avrebbe avanzato la proposta di entrare in gioco acquisendo il 5% della NetCo.

Globalmente, quindi, seppure la maggioranza sarà di KKR, il 35% del capitale della nuova società dovrebbe rimanere di “proprietà” italiana. E una presenza di peso come quella del Mef dovrebbe poter garantire gli interessi nazionali su un asset strategico come sarà la NetCo.

OK dal governo, ma anche dall’antitrust europeo

Una nota del Mef precisa che “I termini dell’offerta dal punto di vista dei rapporti tra le parti prevedono un ruolo decisivo del governo nella definizione delle scelte strategiche. I prossimi passaggi saranno relativi all’adozione di un Dpcm per completare l’iter procedurale”. Tale decreto dovrebbe essere approvato nella riunione che il governo terrà il prossimo 28 agosto.

Tuttavia, l’OK del governo potrebbe non bastare per il via libera all’iniziativa del Mef. Infatti, siccome si configura come aiuto di Stato, dovrebbe ottenere anche il benestare dell’antitrust europeo.