Secondo quanto riferito ieri da Bloomberg, Hewlett Packard Enterprise (HPE) è in trattative per acquisire Nutanix. Bloomberg cita fonti vicine alle parti in causa parlando anche di colloqui intercorsi negli ultimi mesi.

Nata come pioniere dell’hyperconverged infrastructure (HCI), Nutanix sta attraversando un periodo di transizione dopo la decisione di puntare tutto sulla vendita di solo software in modalità subscription, proponendosi come fornitore di una piattaforma multicloud ibrida aperta e software-defined (qui una nostra recente intervista sulla strategia in Italia).

HPE invece si definisce un’azienda con offerta edge-to-cloud che aiuta i clienti a proteggere, analizzare e agire sui propri dati e applicazioni da qualsiasi luogo. Le due sono partner da molto tempo, e tre anni fa hanno firmato una partnership strategica globale per l’integrazione del software Nutanix sui server HPE.

Le trattative secondo Bloomberg sono in corso da tempo, con alti e bassi, e non è chiaro se le due aziende arriveranno a un accordo sul prezzo. Nessuna delle due aziende ha voluto commentare l’indiscrezione.

“Le due aziende hanno un rapporto simbiotico e competitivo. È simbiotico perché quando Nutanix va sul mercato per vendere prodotti HCI, a volte utilizza server HP”, ha dichiarato Sanchit Vir Gogia, capo analista e CEO di Greyhound Research. “Allo stesso tempo, HPE ha un’offerta chiamata SimpliVity che è iper-competitivo con Nutanix”.

Nutanix ha un valore di oltre 6,5 miliardi di dollari, HPE tre volte tanto

Due giorni fa Nutanix aveva una capitalizzazione di mercato di circa 6,5 miliardi di dollari, mentre HPE valeva oltre tre volte (21,6 miliardi di dollari). Per l’esercizio finanziario 2022, Nutanix ha registrato un fatturato di 1,6 miliardi di dollari, mentre quello di HPE si è attestato a 28,5 miliardi di dollari.

“Il business del software enterprise è “un gioco per grandi”. Nutanix dovrà quindi acquisire aziende e raggiungere il livello successivo di scala o dovrà prendere in considerazione di essere acquisita da altre aziende” ha dichiarato Pareekh Jain, CEO di Pareekh Consulting. Già lo scorso ottobre in effetti il Wall Street Journal aveva riferito che Nutanix stava facendo valutazioni dopo aver ricevuto proposte per un’acquisizione.

Nutanix sede centrale California

“HPE has more than 100,000 customers, over five times the size of Nutanix customer base. From HPE’s perspective, they will get a growth portfolio which they can cross-sell to their customers, and Nutanix will get to work with a larger customer base of the HP group,” Jain said.

“HPE ha oltre 100mila clienti, oltre cinque volte più di quelli di Nutanix”, continua Jain. “HPE potrebbe quindi avere un’offerta ad alta crescita con cui fare cross- selling sulla sua base clienti”.

Durante la pandemia la domanda di servizi di cloud computing da parte delle aziende è fortemente aumentata. La spesa per servizi cloud nel 2022 è stata di 490,3 miliardi di dollari (dati Gartner) e si prevede che raggiungerà quasi 600 miliardi entro il prossimo anno, crescendo di oltre il 20% su base annua.

HPE ha un ampio portafoglio legacy, mentre Nutanix ha un portafoglio in crescita con più soluzioni software, ha affermato Jain. “HPE vuole entrare nelle aree ad alta crescita del software cloud e Nutanix rappresenta una soluzione ideale per farlo. Nutanix può inoltre aiutare HPE ad accelerare la trasformazione in nuovi servizi cloud”.

I clienti potrebbero dover pagare di più per i servizi cloud

Con l’accordo con Nutanix, HPE potrebbe avere inoltre un doppio vantaggio: costi operativi inferiori e un maggiore potenziale per far pagare di più i suoi servizi cloud. HPE attualmente utilizza Microsoft o VMware come piattaforme di virtualizzazione. Se utilizzasse la piattaforma di Nutanix, il costo delle licenze potrebbe avvantaggiare direttamente HPE, ha affermato Gogia.

I clienti, d’altra parte, possono aspettarsi prezzi più elevati dopo l’acquisizione, dal momento che HPE otterrà una quota di mercato più dominante che consentirà di imporre appunto prezzi più elevati, ha affermato Gogia. “Mentre l’accordo potrebbe offrire ai clienti un supporto migliore da parte delle aziende, potrebbe anche portare a prezzi più alti… e non sarebbe la prima volta”.