Secondo quanto riportato da CNBC, Google ha intenzione di dare un giro di vite allo smart working. Per tentare di riportare i dipendenti negli uffici fisici, Google ha infatti aggiornato la sua policy sul lavoro ibrido, che prevede il monitoraggio delle presenze in ufficio, il confronto con i lavoratori che non si presentano quando dovrebbero e l’inclusione delle presenze nelle valutazioni delle prestazioni dei dipendenti.

Secondo le nuove regole, la maggior parte dei dipendenti deve essere presente negli uffici fisici almeno tre giorni alla settimana, visto che secondo Google non c’è alternativa al riunirsi di persona. “Molti dei prodotti che abbiamo presentato all’I/O e al Google Marketing Live il mese scorso sono stati concepiti, sviluppati e realizzati da team che lavorano fianco a fianco”, si legge in una mail dei giorni scorsi inviata ai dipendenti di Google dal Chief People Officer Fiona Cicconi. “Per coloro che lavorano da remoto e che vivono vicino a un ufficio Google, speriamo che prendano in considerazione la possibilità di passare a un orario di lavoro ibrido. I nostri uffici sono il luogo in cui sarete più connessi alla comunità di Google”.

alphabet licenzia

CNBC è venuta in possesso anche di un documento dal quale emerge che i lavoratori che hanno già avuto approvato il lavoro da remoto possono essere soggetti a una nuova valutazione se Google dovesse riscontrare “cambiamenti sostanziali nelle esigenze aziendali, nel ruolo, nel team, nella struttura o nella sede”. Negli USA (per gli altri Paesi non c’è ancora nulla di deciso), Google verificherà periodicamente se i dipendenti rispettano la policy di presenza in ufficio utilizzando i dati dei badge (saranno dati aggregati e non personalizzati) e, in futuro, i nuovi lavori a distanza saranno concessi “solo in via eccezionale”.

Questo giro di vite arriva tra l’altro in un momento in cui Google si sta impegnando duramente nella corsa globale all’IA generativa, per la quale ha più volte fatto appello a tutti i suoi dipendenti chiedendo il massimo impegno per contrapporsi a rivali come OpenAI e Microsoft. Ma coincide anche con il piano di ridimensionamento del patrimonio immobiliare di Google per ridurre il più possibile i costi. Non solo infatti l’azienda ha sospeso a tempo indeterminato la costruzione del suo enorme campus di San Jose, in California, ma a inizio anno Google Cloud ha comunicato ai dipendenti che passerà a uno spazio di lavoro in condivisione nelle sue cinque sedi più grandi.

Google non è la sola a promuovere con forza il ritorno in ufficio. Qualche tempo fa Amazon aveva diramato delle direttive simili (ne abbiamo parlato qui), e anche Apple e IBM hanno incoraggiato i dipendenti a tornare in ufficio almeno 3 giorni a settimana, ma molte altre società, non solo tech, stanno promuovendo politiche analoghe.