CISPE contro Broadcom: ricorso alla Corte UE sull’acquisizione di VMware

L’acquisizione di VMware da parte di Broadcom non smette di far discutere. Il consorzio CISPE (Cloud Infrastructure Services Providers in Europe) ha infatti presentato un ricorso formale alla Corte Generale dell’Unione Europea per chiedere l’annullamento della decisione con cui la Commissione Europea ha approvato l’operazione.
Secondo CISPE, il via libera dell’UE è stato concesso nonostante “errori giuridici” e “gravi mancanze” nel processo di valutazione della concorrenza, tali da giustificare un annullamento del provvedimento. L’organizzazione, che rappresenta diversi fornitori di servizi cloud europei, denuncia una situazione che rischia di compromettere seriamente l’equilibrio competitivo del mercato e la sostenibilità di soluzioni cloud sicure e flessibili in Europa.
Licenze, costi e accesso al software: le preoccupazioni di CISPE
Nel comunicato inviato alla stampa, CISPE accusa Broadcom di aver unilateralmente interrotto contratti esistenti (spesso con pochi giorni di preavviso) e di aver imposto nuove condizioni di licenza considerate “onerose”. Tra le modifiche più contestate figurano aumenti di prezzo anche superiori a dieci volte e l’obbligo di impegni pluriennali per accedere a software essenziali targati VMware.
A preoccupare CISPE è anche la riorganizzazione del programma di canale di VMware, che secondo il gruppo potrebbe escludere diversi partner dalla possibilità di acquistare e rivendere servizi cloud basati su VMware. Questo rappresenterebbe un duro colpo per molte realtà europee che dipendono da tali strumenti per offrire soluzioni cloud personalizzate e conformi ai regolamenti europei sulla privacy e la sicurezza.
Nonostante i ripetuti tentativi di dialogo con Broadcom, CISPE denuncia di essere stata ignorata: “Abbiamo cercato un confronto costruttivo per ottenere condizioni di accesso più eque per i nostri membri, ma siamo stati accolti con rifiuti e disinteresse”, si legge nel comunicato.
CISPE ha sollecitato per due anni l’intervento della Direzione Generale per la Concorrenza della Commissione Europea, partecipando a numerosi incontri e fornendo documentazione dettagliata. Tuttavia, secondo il gruppo, non è stata presa alcuna misura concreta per tutelare i fornitori europei né i loro clienti. “Abbiamo avvertito la Commissione che questa situazione sarebbe degenerata, ma nonostante ciò ha lasciato correre. Ora deve riconsiderare la sua decisione” ha dichiarato Francisco Mingorance, Segretario Generale di CISPE.
Di fronte al ricorso di CISPE, Broadcom ha replicato con fermezza, dichiarando di “respingere con decisione tutte le accuse.” L’azienda ha sottolineato come l’acquisizione sia stata approvata non solo dalla Commissione Europea ma anche da altre dodici autorità antitrust in tutto il mondo, a seguito di un processo di revisione dettagliato. “Continueremo a mantenere gli impegni presi con la Commissione e a offrire soluzioni innovative ai nostri clienti”, ha affermato un portavoce.
Il vero nodo: hardware o software?
Una delle critiche più rilevanti mosse al processo di valutazione della Commissione riguarda il suo focus. Al momento dell’indagine, l’attenzione degli organi antitrust europei si è concentrata principalmente sull’hardware (schede di rete, adattatori fibre channel e interfacce per storage), settori in cui Broadcom è fortemente presente. L’interesse era rivolto soprattutto al rischio che VMware venisse “ottimizzata” per funzionare esclusivamente con componenti Broadcom, riducendo così la concorrenza.
Minor peso invece è stato dato al ruolo dominante di VMware nel software di virtualizzazione, un ambito in cui il colosso gode di un vantaggio storico rispetto a concorrenti come Microsoft, Nutanix, XCP-NG e altri.
Dopo l’acquisizione, l’intero ecosistema VMware è stato scosso da modifiche radicali nei contratti di licenza, nei programmi di partnership e nelle modalità di supporto tecnico. Molti clienti si sono trovati improvvisamente esclusi dalla possibilità di scaricare patch o aggiornamenti, o hanno visto lievitare sensibilmente i costi di rinnovo.
Resta il fatto che la sfida legale di CISPE si preannuncia lunga e ardua, dal momento che ottenere l’annullamento di una decisione della Commissione Europea è un processo raro e complesso. Tuttavia, il vero obiettivo del consorzio potrebbe essere non tanto quello di ottenere un annullamento, quanto di costringere Broadcom a rivedere alcune delle sue posizioni commerciali in Europa, un risultato che, visti i precedenti, potrebbe essere meno arduo.