I nuovi modelli di lavoro ibrido sono una delle priorità di investimento di Cisco, che oltre ad aver allestito negli anni un’ampia piattaforma tecnologica dedicata, li sta sperimentando direttamente nei propri uffici e con i propri dipendenti. Ai più recenti sviluppi del “future of work” il fornitore ha dedicato un incontro con la stampa italiana nel suo Cybersecurity Co-Innovation Center al Museo della Scienza di Milano, in collegamento anche con la sua sede di New York City (nella foto, fonte: Cisco), dove Cisco sta appunto sperimentando pratiche e tecnologie innovative di hybrid working.

“Dopo la pandemia non ci sono ancora nuovi modelli consolidati per il lavoro: il 68% delle organizzazioni secondo McKinsey non ha ancora definito una strategia definitiva sull’hybrid work”, ha spiegato Michele Dalmazzoni, Director Collaboration South Europe di Cisco. “Quel che è certo è che nulla è più come prima: il 98% delle riunioni ha almeno un partecipante da remoto. Prima c’era l’unità di luogo, tempo, azione, ora occorre abilitare il lavoro da casa, in ufficio o dappertutto mantenendo agli stessi livelli la produttività individuale e dei team”.

Un obiettivo da ottenere conciliando vari fronti: dotazione tecnologica delle persone, ecosostenibilità del modello, definizione dell’infrastruttura tecnologica, organizzazione degli spazi fisici. “Se l’ufficio non è più l’unico luogo di lavoro, occorre ripensare le sue funzioni: va concepito come qualcosa di fisico che ha un’estensione digitale”, ha detto Dalmazzoni.

L’85% delle organizzazioni nel mondo usa due o più piattaforme di video meeting

Negli ultimi anni, Cisco ha sviluppato un’ampia offerta di soluzioni di networking, security e collaboration per l’hybrid work, nonché di device – dai tool Webex alle camere Meraki, agli access point wi-fi, fino ai sensori per qualità dell’aria, occupazione degli spazi, modulazione della luce: “Sono tecnologie in evoluzione continua, ci stiamo lavorando anche con partner e clienti, mostreremo alcuni dei più recenti sviluppi al Cisco Live di Amsterdam (in corso proprio in questi giorni, ndr) insieme al “Future of Work Customer Club”, composto da 20 aziende e PA”.

Tra questi sviluppi, ha spiegato Enrico Miolo, Collaboration Leader di Cisco Italia, ci sono Cisco Spaces“una piattaforma di digializzazione degli uffici che permette tra l’altro di monitorare in tempo reale disponibilità di postazioni e parametri di comfort” – e la nuova soluzione Webex Panorama, con immagini a grandezza naturale per esperienze molto realistiche di “continuità” tra persone presenti e in remoto nelle sale riunioni più grandi.

“L’hybrid work del futuro sarà supportato da sistemi sempre più interoperabili”, ha aggiunto Miolo. “L’85% delle organizzazioni nel mondo usa due o più piattaforme di video meeting, per cui le nostre soluzioni saranno sempre più in grado di interoperare con qualunque piattaforma di altri vendor”.

New York, il 70% degli spazi dell’ufficio è dedicato alla collaborazione

In collegamento da New York, poi, Mark Miller (Director Global Collaboration Center of Excellence di Cisco) ha spiegato i principi ispiratori del New York City Talent and Collaboration Center, l’ufficio di Cisco a Manhattan riaperto dallo scorso aprile dopo due anni di ristrutturazione.

“Cisco ha circa 68mila dipendenti, e 1,7 milioni di metri quadrati di uffici, che richiedono un miliardo di dollari all’anno per la manutenzione”, ha sottolineato Miller. “Questo di New York è il primo che abbiamo riprogettato dopo la pandemia nell’ambito di un ampio piano di ristrutturazione immobiliare: è il consolidamento di 9 piccoli uffici regionali, per complessivi 4000 mq, e supporta circa 500 dipendenti”.

L’ufficio, continua Miller, realizza i più avanzati concetti di hybrid work, ed è un laboratorio per l’innovazione continua. I principi ispiratori sono quattro. Uno è il ribilanciamento degli spazi: “Occorrevano spazi per la collaborazione, la formazione e la socializzazione: prima il 77% dell’ufficio era dedicato a singole persone, ora il 70% è dedicato alla collaborazione”. Uno è il supporto agli obiettivi di sostenibilità di Cisco, tramite ottimizzazione dei consumi di energia e delle emissioni. Il terzo è il focus su salute e wellness dei lavoratori, attraverso l’ergonomia delle postazioni e l’ottimizzazione della luce naturale, della qualità dell’aria, del rumore esterno. Quarto la digitalizzazione della gestione degli immobili, ottenuta grazie alle varie tecnologie e device di Cisco e la raccolta e analisi dei dati.

“Qui non c’è una policy aziendale su come lavorare, quanti giorni venire in ufficio e quanti a casa: i team si autoregolano”, ha detto Miller. “Oltre il 70% dei nostri frontline manager ha almeno un collaboratore che lavora da remoto”.

Venywhere si replica a Venezia e si espande in altre località

Infine un aggiornamento sul progetto Venywhere, lanciato a Venezia lo scorso aprile (ne abbiamo parlato qui), a cui Cisco ha partecipato con 16 dipendenti, che hanno vissuto e lavorato a Venezia per tre mesi.

“È stata una esperienza di grande successo, in termini di performance delle nostre persone e valore dato a città ed ecosistema”, ha spiegato Giampaolo Barozzi, Director Purpose Innovation.

Quattro secondo Barozzi le lezioni apprese: il concetto di “città in 15 minuti” si sposa perfettamente con quello di smart working; la flessibilità degli spazi è importante come quella sui tempi (“i workspace aperti sono più attrattivi degli uffici tradizionali”); il lavoro ibrido è un catalizzatore potente della crescita personale e professionale, rafforzando innovazione, coinvolgimento, fiducia e senso di appartenenza; e gli ambienti di collaborazione ibridi sono fondamentali per i leader per essere accessibili e assicurare attenzione ai propri collaboratori.

A questo punto il progetto vivrà una seconda fase a Venezia, coinvolgendo altre aziende internazionali, e sarà esportato in altre località, come l’isola greca di Rodi, Los Angeles, e alcune regioni del Sud e del Nord Italia.