Il lungo e complicato iter di Broadcom e VMware verso la fusione – dopo l’annuncio dell’offerta che risale ormai a 14 mesi fa – ha registrato in questi giorni un altro passo avanti importante con l’approvazione della Competition and Markets Authority (CMA), l’organo antitrust del Regno Unito.

L’OK britannico segue di pochi giorni quello della Commissione Europea, e a questo punto l’unico ostacolo davvero significativo che resta per la conclusione effettiva dell’operazione è l’approvazione della Federal Trade Commission (FTC), ovvero l’antitrust USA.

Per ricapitolare questi ultimi sviluppi, dieci giorni fa la Commissione Europea ha formalmente approvato la fusione (qui il comunicato), a patto che Broadcom soddisfi alcune condizioni riguardo all’accesso e all’interoperabilità di alcune soluzioni.

Proprio questi elementi erano la causa del supplemento d’indagine sull’accordo che la Commissione aveva annunciato lo scorso aprile (ne abbiamo parlato qui).

La condizione della Commissione Europea

In estrema sintesi la preoccupazione dell’antitrust europea era che Broadcom potesse ridurre o rendere più difficile l’interoperabilità tra il software di virtualizzazione di VMware e l’hardware dei concorrenti di Broadcom, in particolare per alcuni componenti dei server molto specifici come NIC (Network Interface Cards), FC HBA (Fibre Channel Host-Bus Adapters) e adattatori software.

La principale condizione europea per l’approvazione della fusione è quindi che Broadcom assicuri per almeno 10 anni l’accesso alle API di interoperabilità, e a materiali, tool e supporto tecnico necessari per lo sviluppo e certificazione di adattatori FC HBA di terze parti (la Commissione ha individuato come unico concorrente Marvell), e la loro interoperabilità con il software di virtualizzazione di VMware.

La Commissione ha istituito un trustee indipendente per monitorare il verificarsi di questa condizione, e un meccanismo di veloce risoluzione in caso di controversie.

CMA (Regno Unito): improbabile che l’accordo ostacoli l’innovazione

Anche la CMA del Regno Unito aveva annunciato lo scorso marzo un approfondimento di indagine sull’accordo Broadcom-VMware, soprattutto su due fronti. Uno è lo stesso della Comunità Europea: il timore che la fusione potesse danneggiare i concorrenti rendendo più difficile l’accesso e interoperabilità con il software di virtualizzazione di VMware.

Il secondo è la possibilità che la fusione potesse rallentare l’innovazione nel mercato IT, e in particolare nel settore dei server, a causa del potenziale accesso preferenziale che avrebbe Broadcom alle informazioni sensibili sul software VMware e sulle sue evoluzioni.

Gli approfondimenti, come è stato annunciato appunto pochi giorni fa, sono risultati entrambi favorevoli a Broadcom. Nel primo caso, la CMA ha provvisoriamente concluso che il potenziale beneficio economico per Broadcom-VMware nel rendere più difficile l’interoperabilità con i prodotti concorrenti non può superare il danno economico in termini di opportunità di business perse.

Nel secondo caso, secondo la CMA è improbabile che l’accordo ostacoli l’innovazione, perché la condivisione di informazioni tra VMware e vendor hardware avviene in una fase troppo avanzata perché Broadcom possa trarne beneficio commerciale.

A questo proposito il CEO di Broadcom, Hock Tan, aveva dichiarato lo scorso maggio l’intenzione di investire in VMware due miliardi di dollari aggiuntivi all’anno, di cui uno sulla ricerca e sviluppo, e uno per accelerare la distribuzione delle soluzioni VMware ai clienti attraverso VMware stessa e i servizi professionali dei suoi partner.

Il responso dell’antitrust inglese comunque non è definitivo. La CMA accetterà osservazioni e rilievi dalle parti interessate fino al 9 agosto, ed emetterà il suo report finale il 12 settembre.

FTC, l’indagine di secondo livello è in corso da un anno

Nessun termine temporale è invece previsto per l’indagine di secondo livello della FTC statunitense sulla fusione Broadcom-VMware, che è in corso esattamente da un anno. Diverse testate (per esempio The Register e CRN) hanno chiesto al proposito un commento alla FTC dopo l’approvazione europea e britannica, ricevendo un “no comment”.

L’approfondimento (“second request”) della FTC sulle possibili conseguenze della fusione sulla concorrenza nel settore può concludersi in tre modi possibili: l’approvazione senza condizioni, l’imposizione di condizioni vincolanti alle due compagnie, o il ricorso a una Corte Federale per bloccare la transazione.

Da quanto riporta l’apposito sito dedicato alla fusione con VMware, l’accordo è già stato approvato dalle autorità antitrust di Australia, Brasile, Canada, Sudafrica e Taiwan, e Broadcom ritiene tuttora di poter chiudere formalmente l’operazione entro la fine del suo anno fiscale, fissata al prossimo 29 ottobre.

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