Ieri a Las Vegas è iniziato VMware Explore, l’evento globale annuale di VMware, di cui in altri articoli qui e qui abbiamo riassunto i principali annunci di prodotto.

In questi giorni però sono anche emerse importanti novità sullo stato d’avanzamento della fusione Broadcom-VMware, anche se non direttamente all’evento, dove sarà ben difficile che il management VMware, visto che il closing come vedremo sembra ormai imminente, si sbilanci particolarmente sull’argomento.

La prima novità rilevante è il via libera definitivo all’operazione da parte della CMA, l’organismo antitrust del Regno Unito. Via libera che era considerato scontato dopo le conclusioni pubblicate dall’autorità inglese un mese fa (ne avevamo parlato qui), ma che comunque è arrivato anche formalmente.

Antitrust USA, scaduto senza obiezioni il “pre-merger waiting period”

Meno scontato era invece l’OK della FTC, l’antitrust USA, che però Broadcom in un comunicato ufficiale dà ormai come acquisito. È infatti scaduto senza obiezioni da parte della FTC, spiega la nota, il “pre-merger waiting period”, il periodo che la legislazione antitrust USA concede all’autorità per opporsi alla fusione o chiedere interventi alle parti coinvolte, dopo aver ricevuto i chiarimenti richiesti nel supplemento di indagine (second request) annunciato oltre un anno fa.

Avendo ottenuto queste due approvazioni, e quelle precedenti di Unione Europea, Australia, Brasile, Canada, Israele, Sudafrica e Taiwan, Broadcom si dice fiduciosa di ricevere “le rimanenti approvazioni” entro il 30 ottobre, data in cui si aspetta di concludere definitivamente la fusione.

Un indizio concreto dell’ottimismo di Broadcom è la nuova linea di credito fino a 28,4 miliardi di dollari aperta con Bank of America. Questo finanziamento, articolato in tre prestiti a due, tre e cinque anni, sostituisce il precedente da 32 miliardi che sarebbe scaduto entro 18 mesi, e come spiegano gli analisti dà a Broadcom molta più flessibilità per scegliere i tempi del rimborso in funzione dell’andamento dei tassi di interesse.

Antitrust cinese, i possibili impatti della “chip war”

Diverse fonti di informazione collegano questo accenno alle rimanenti approvazioni soprattutto all’autorità antitrust della Cina. Il cui OK però non è così scontato, almeno secondo The Register, che in un articolo di due giorni fa parla di un atteggiamento negli ultimi mesi molto più dilatorio dell’autorità cinese verso le acquisizioni di imprese USA. Un atteggiamento che sarebbe dovuto all’inasprirsi dei rapporti commerciali con gli USA a causa della cosiddetta “chip war”: tesi peraltro sostenuta qualche mese fa anche dal Wall Street Journal.

The Register cita alcuni esempi tra cui la recentissima rinuncia di Intel a comprare l’israeliana Tower Semiconductor, proprio a causa dei lunghi tempi di risposta dell’antitrust cinese. A sostegno però dell’ottimismo proclamato da Broadcom va detto che altre operazioni, come Microsoft-Activision, hanno recentemente ricevuto l’OK anche dalla Cina.

Tagli di personale imminenti? Per ora nessuna conferma

Infine c’è il tema di cosa succederà dopo, a partire dai possibili tagli di personale che Broadcom potrebbe avviare una volta acquisita la certezza del controllo di VMware. Un tema di cui si parla fin dall’annuncio della proposta di acquisizione, nel maggio 2022, e che ovviamente ha ripreso forza ora che la conclusione sembra ormai vicina.

Va detto prima di tutto che sull’argomento per ora non c’è nulla di ufficiale. Solo voci non confermate, riportate dai siti specializzati in rumors aziendali come thelayoff.com: quella più insistente dice che le comunicazioni dei tagli dovrebbero iniziare entro pochi giorni, visto che il 31 agosto sia Broadcom sia VMware chiuderanno un trimestre fiscale.

Diverse fonti parlano di “massicci esuberi”, citando i precedenti di Broadcom con altre acquisizioni come CA Technologies e Brocade, nonché le criticità strategiche di cui parla un documento trasmesso lo scorso maggio da Broadcom alla CMA, l’antitrust del Regno Unito, che è accessibile pubblicamente, anche se in una versione censurata.

I dubbi di Broadcom sulla strategia cloud di VMware

Dal documento emergono dubbi di Broadcom sull’efficacia della strategia portata avanti da VMware sia in ambito Public Cloud, sia in ambito Private Cloud. “VMware ha la tecnologia per competere con i CSP (Cloud Service Provider), ma non è in grado di eseguire una strategia di crescita in questo campo”, si legge tra l’altro nel documento: “VMware sta perdendo workload enterprise a favore del Public Cloud”.

Inoltre “VMware ha un’intera suite di software per virtualizzare il data center delle imprese utenti (il suo software di Private Cloud)… ma non è stata in grado di convincere i suoi clienti a comprarne le licenze e implementarlo… nonostante il Private Cloud sia un segmento previsto in notevole crescita… VMware non ha la scala necessaria per sviluppare la sua offerta Private Cloud e aumentarne l’utilizzo”.

Per risolvere questi problemi, Broadcom si impegna nel documento a investire un miliardo di dollari aggiuntivo all’anno in R&S, e 1-2 miliardi aggiuntivi per raddoppiare l’offerta di servizi professionali su tecnologie VMware, attraverso la formazione e certificazione di professionisti esterni presso i GSI (Global System Integrator).

Inoltre sempre nel documento Broadcom si impegna ad “aumentare l’efficienza delle strutture di go-to-market e amministrative di VMware”.