Sembra una situazione paradossale quella in cui si è trovata STM. Ricavi in crescita del 19,8% nel primo trimestre 2023 (sono stati raggiunti i 4,25 miliardi di dollari) con una marginalità lorda del 49,7% e una previsione di crescita dell’11,5% per il prossimo trimestre. Dati davvero di tutto rispetto, addirittura migliori dei 4,19 miliardi attesi dal management, ma lo stesso il titolo in borsa è crollato. Cosa è successo? Semplice, è stato il mercato dei semiconduttori a trascinare le quotazioni dell’azienda.

Vittima di un mercato in difficoltà

Gli ottimi risultati ottenuti da STM nascondo una diminuzione dell’utile netto rispetto a quello del 2022: su base semestrale l’azienda ha registrato un calo del 16% rispetto agli 1,25 miliardi messi a bilancio alla fine dello scorso anno. Ed è stato questo risultato che ha principalmente inciso sulle decisioni degli azionisti. Ma non è stato l’unico. Infatti, a dare il “colpo di grazia” hanno contribuito i dati di bilancio dei colossi del settore dei microprocessori, Intel e Samsung in testa, a dimostrazione di un momento di grandi difficoltà del mercato dopo l’euforia che qualche tempo fa aveva portato a uno shortage che aveva inciso sulla disponibilità di un’ampia gamma di prodotti, dai dispositivi ICT alle automobili.

Per Intel peggiore trimestre di sempre

Per Intel, il risultato messo a segno nel trimestre che si è appena chiuso è stato il peggiore della sua storia. L’azienda ha infatti registrato una perdita netta di 2,8 miliardi dollari (il fatturato è stato di 11,7 miliardi di dollari) e il margine lordo è stato del 34,2%, davvero deludente se confrontato con il 50,4% dello stesso periodo del 2022. Fa però specie la differenza con il precedente peggiore risultato, che risaliva all’ultimo trimestre del 2017 ed era stato di 664 milioni di dollari.

Questo è il quinto trimestre di fila che Intel vede ridursi il fatturato. Il CEO Pat Gelsinger ha evidenziato che i dati sono migliori delle attese (per fortuna, viene da dire) e che dipendono da una serie di inefficienze interne ora risolte e da costi eccessivi (ridotti tramite una riorganizzazione). Gelsinger ha cercato poi di mostrarsi fiducioso affermando che prevede una contenuta ripresa del mercato dei semiconduttori nel secondo trimestre dell’anno. Ma basterà per invertire la tendenza?

Samsung, nei chip passivo di 3,42 miliardi di dollari

Anche Samsung prospetta una modesta ripresa del mercato nella seconda parte dell’anno. Tuttavia, guardando i dati della sua divisione semiconduttori ci vorrà ben più che una ripresa contenuta del mercato per rimettere in sesto il bilancio. L’azienda coreana ha infatti accusato, anno su anno, un calo del 49% nelle vendite del reparto chip & display nel primo trimestre solare del 2023. Questo ha comportato una perdita operativa di 4,58 trilioni di won, ovvero circa 3,42 miliardi di dollari. Un risultato che segue i profitti di circa 200 milioni di dollari dell’ultimo quarter del 2022, che, seppure segnino un attivo, sono ben lontani dai profitti di 6,32 miliardi di dollari del primo trimestre 2022.

La divisione chip & display ha fornito un contributo sostanziale al calo del 18% del fatturato globale, che si è assestato di circa 47,6 miliardi di dollari.

Il metaverso fa perdere 30 miliardi di dollari a Zuckerberg

Per chi opera nei semiconduttori è indiscutibilmente un periodo difficile, ma, per certi versi è ancora peggiore quello che sta attraversando Meta a causa proprio di quello che pensava potesse essere il futuro dell’IT, ossia il metaverso. L’arrivo dirompente dell’AI generativa ha spostato in brevissimo tempo l’attenzione su un versante differente e così il metaverso, attraverso la divisione Reality Labs che ne è responsabile, arreca a Meta perdite operative per quasi 4 miliardi di dollari a fronte di un fatturato di 339 milioni di dollari. Globalmente, dal 2020, il metaverso ha comportato per l’azienda perdite per circa 30 miliardi di dollari. Un risultato che sicuramente Zuckerberg non si sarebbe mai aspettato. Non solo. È previsto che la divisione continui ad aumentare le perdite operative nel 2023. Forse per sopperire alla cosa, è già previsto che entro l’estate l’azienda avrà 21.000 dipendenti in meno.

Però, Meta ha altre frecce al suo arco oltre al metaverso. E così, dopo tre quadrimestri in calo, nel primo quarter 2023 ha fatto registrare un fatturato globale di 28,65 miliardi di dollari con una crescita del 3% rispetto allo stesso periodo del 2022. Commentando i risultati, Zuckerberg ha evidenziato un aumento degli utenti di Facebook (ora in media sono 2,04 miliardi ogni giorno, +4% in un anno) e ha affermato che non è vero quanto si dice sul fatto che Meta si stia allontanando dal metaverso. Tutt’altro. Ha riconfermato l’impegno dell’azienda su tale versante, precisando però che in parallelo sta lavorando anche sull’intelligenza artificiale.

Il cloud e i tre hyperscaler

Risultati contrastanti hanno invece avuto i bilanci delle Big Tech Amazon, Google e Microsoft. Sfruttando un periodo positivo delle vendite online, nel suo shop Amazon ha raggiunto un giro d’affari di 127,4 miliardi di dollari (+9% su base annua), con un utile metto di 3,17 miliardi di dollari. La divisione cloud AWS ha ottenuto 21,35 miliardi di dollari di ricavi (+16%), superando così i 21,22 miliardi prospettati, ma con una crescita un po’ inferiore rispetto al 20% fatto registrare nel trimestre precedente. Da rimarcare l’utile operativo: 5,1 miliardi di dollari.

Caute sono le previsioni per il trimestre che si chiude a giugno. L’incremento delle revenue che prospettano i responsabili finanziari di Amazon è del 5-10%.

Dal canto suo, Alphabet (la società a cui appartiene Google) nel primo trimestre 2023 ha visto salire il fatturato del 3% rispetto al 2022 (da 68,9 miliardi adi dollari a 69,79 miliardi), mentre l’utile netto è sceso da 16,44 miliardi di dollari a 15,05 miliardi. Come sempre un ruolo basilare l’ha giocato la pubblicità (54,55 miliardi dollari), che però è risultata in contrazione rispetto al 2022. In rialzo invece la divisione Search & Others, che ha totalizzato 40,35 miliardi di dollari. I ritardi rispetto agli altri hyperscaler hanno limitato i risultati sul versante cloud: è stato raggiunto un utile operativo di 191 milioni di dollari, ma il fatturato è stato leggermente sotto le attese (7,45 miliardi contro i 7,49 attesi).

Revenue in crescita del 7% invece per Microsoft (52,86 miliardi di dollari) e + 9% anche degli utili, che hanno raggiunto i 18,3 miliardi. E per il trimestre in corso è previsto un aumento del 6,7%.

Alla crescita ha contribuito l’Intelligent Cloud, ovvero l’insieme dei servizi e dei server che ha superato le attese raggiungendo 22,08 miliardi di dollari (erano previsti 21,94 miliardi) e mettendo a segno un +16%.

Anche se hanno un po’ tirato il freno, crescono il cloud e Azure (+27% rispetto al +31% dello scorso anno), meno bene il Personal Computing (insieme di Bing, Windows e Xbox) che con un -9% non è andato oltre i 13,26 miliardi di dollari. A pesare è stato soprattutto l’andamento di Windows che è diminuito del 28% a causa del calo delle vendite di PC.