La recente tendenza delle big tech a introdurre dividendi trimestrali, dopo anni trascorsi a inseguire la crescita a tutti i costi, si fa sempre più significativa a livello di numeri. Questa svolta è vista da numerosi analisti di mercato come un segno della solidità finanziaria di queste società e della loro capacità di generare robusti flussi di cassa in eccesso rispetto a quanto possano spendere.

Diverse importanti big tech hanno lanciato dividendi quest’anno, tra cui Alphabet, che ha annunciato un dividendo di 20 centesimi di dollaro per azione innescando un rialzo del 10% del titolo. Meta Platforms ha introdotto un dividendo di 50 centesimi, contribuendo a un’impennata storica del prezzo delle sue azioni, ma anche Salesforce e Booking Holdings hanno annunciato dividendi nel 2023.

Secondo Mark Iong di Homestead Advisers, intervistato da Bloomberg, i dividendi diventeranno una condizione indispensabile per le big tech. Se non ne paghi uno, vorrà dire che il tuo business è più volatile”. Questi nuovi dividendi sono spesso accompagnati da ingenti riacquisti di azioni dimostrando un rinnovato focus sulla remunerazione degli azionisti, il tutto mentre l’intelligenza artificiale agisce come vento favorevole alla crescita.

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Tra le cosiddette Magnifiche Sette (Alphabet-Google, Amazon, Apple, Meta-Facebook, Microsoft, Nvidia, Tesla), solo Amazon e Tesla non pagano ancora dividendi. Per Amazon, secondo Iong, “sarà difficile non farlo a breve, mentre Tesla ha dichiarato di non prevedere di pagare dividendi nel prossimo futuro”.

Bloomberg sottolinea inoltre che il dividendo trimestrale di 4 centesimi per azione di Nvidia rappresenta un rendimento dello 0,02% e non è stato aumentato dal 2018, nonostante l’azienda abbia generato 28 miliardi di dollari di flusso di cassa l’anno scorso. Apple, che ha iniziato a pagare un dividendo più di un decennio fa, la scorsa settimana ha annunciato il maggiore riacquisto di azioni nella storia statunitense: 110 miliardi di dollari.

I riacquisti di azioni rimangono la modalità preferita per restituire denaro agli azionisti, in quanto supportano l’utile per azione riducendo il numero di azioni in circolazione. Le sette maggiori aziende tecnologiche hanno speso quasi 58,5 miliardi di dollari in buyback quest’anno, rispetto a meno di 11 miliardi in dividendi.

Sebbene i rendimenti dei dividendi siano ancora modesti, la loro introduzione rappresenta un cambiamento epocale, con le aziende tecnologiche che adottano pratiche tipiche delle società value per dimostrare la loro forza finanziaria ai mercati.