Alla fine la IPO di ARM Holdings al Nasdaq ha avuto successo. La specialista di chip design inglese ha esordito in Borsa ieri con prezzo di entrata fissato a 51 dollari, l’estremo più alto della forbice 47-51 dollari che l’azienda aveva indicato alla SEC e nel round con analisti finanziari e potenziali investitori dei giorni scorsi.

Avevamo parlato nei giorni scorsi due volte di questa quotazione. La prima (qui l’articolo) per approfondirne li possibili impatti per il mercato dei processori, e l’importanza per il settore IT e in generale per il mercato finanziario: si tratta infatti della più grande IPO negli Stati Uniti degli ultimi tre anni, e della terza più grande IPO nella storia dell’IT dopo Facebook e Alibaba. La seconda (qui l’articolo) per evidenziare che i più grandi nomi della Silicon Valley – AMD, Apple, Google, Intel, Nvidia – hanno investito in questa IPO, a ulteriore conferma della strategicità di ARM nel mercato IT.

Considerando che ARM ha reso disponibile per le contrattazioni circa il 10% delle sue azioni (il restante 90% rimane in mano a Softbank, che l’ha acquisita nel 2016), la IPO ha portato nelle casse dell’azienda inglese circa 5,2 miliardi di dollari, per un valore di mercato complessivo di circa 52 miliardi.

Primo giorno di contrattazione chiuso a oltre 63 dollari

Valore che peraltro è subito salito di molto, visto che il titolo ARM ha chiuso il primo giorno di contrattazioni in crescita del 25% a oltre 63 dollari, dopo aver toccato anche i 70 dollari durante la giornata, portando il valore di mercato complessivo di ARM intorno a 68 miliardi. E anche oggi ha aperto intorno a 67 dollari. Livelli che molto probabilmente secondo gli analisti finanziari si abbasseranno nei prossimi giorni, perché non sono giustificati dalle recenti performance finanziarie di ARM e dalle sue prospettive a breve-medio periodo.

ARM ha infatti realizzato un profitto di “soli” 400 milioni di dollari negli ultimi 12 mesi, e quindi in questo momento viaggia su livelli di P/E (rapporto tra prezzo dell’azione e profitto) di 170, superiori persino a Nvidia, che è di poco sopra 100 pur avendo triplicato il valore dell’azione in un anno e avendo appena rilasciato una trimestrale eccezionale.

Per citare un altro dato, nel suo prospetto di quotazione ARM ha parlato di un “addressable market” di 246,6 miliardi di dollari nel 2025, che rispetto a quello dell’anno scorso (202,5 miliardi) configura una crescita media annua del 6,8%, che nel settore IT si può considerare buona ma non eccezionale.

Un buon viatico per le prossime IPO

Gli analisti comunque hanno salutato il successo del ritorno in Borsa di ARM come un ottimo viatico per la ripartenza delle IPO in borsa, che da quando è scoppiato il Covid sono andate molto a rilento, in particolare nel settore tech.

A questo proposito, le prossime IPO nel settore tech, ritenute ormai imminenti, vedranno protagoniste Instacart e Klaviyo. La prima, fondata nel 2012 a San Francisco da una ex dipendente Amazon, è una società di consegna a domicilio di prodotti alimentari tramite personal shopper. Klaviyo è una specialista di marketing automation fondata nel 2012 a Boston e caratterizzata tra le altre cose da un rapporto di partnership privilegiata con la piattaforma di e-commerce Shopify.