Dopo l’hype per blockchain arriva il momento del dubbio. Celebrata come la tecnologia del futuro adatta a mille usi, la catena a blocchi ha dovuto subire recentemente gli attacchi di Nouriel Rubini. L’economista diventato famoso per avere previsto la crisi del 2008 nello scetticismo generale, ha stroncato la tecnologia che permette il funzionamento delle valute virtuali affermando che si tratta della “tecnologia più sopravvalutata nella storia dell’umanità”.

Un giudizio che non trova d’accordo Tom Lyon direttore esecutivo di Consensys che della catena invece ha fatto un business. Dal palco di Futureland, la due giorni milanese organizzata da Talent Garden dedicata alle tecnologie emergenti, Lyons ha difeso l’importanza di blockchain citando le previsioni di Idc che parla di un Cagr nel periodo 2017-2022 del 73,2% con un valore di 117 miliardi entro il 2022. Ma al di là dei numeri, il manager di Consensys ha parlato di progetti che coinvolgono molti e differenti settori, sottolineando come “la condivisione di informazioni attendibili sia la principale innovazione di blockchain”. Attraverso la catena a blocchi le community possono catturare il valore, ha proseguito, presentando il caso di Komgo, una piattaforma per il finanziamento del commercio di materie prime dal petrolio al grano,

Fondata da nomi come Abn Amro, Bnp Paribas, Ing Shell, Sgs e Societe Generale, solo per citarne alcuni, Komgo verrà utilizzata in primo luogo per la produzione di energia e dall’inizio del prossimo anno anche per agricoltura e metalli. E poi c’è il progetto che la città svizzera di Zug ha portato avanti con Uport per un sistema di cittadinanza digitale che prevede anche il voto elettronico.

A sorpresa, ma fino a un certo punto visto che stiamo parlando di Marco Bentivogli il segretario “illuminato” dei metalmeccanici della Fim-Cisl, blockchain piace anche al sindacato. In coppia con Massimo Chiriatti di Ibm ha presentato il manifesto per blockchain che ne sponsorizza l’utilizzo nelle aziende.

Realtà virtuale, utilità reale

A Futureland però non si è parlato solo di blockchain. Grande spazio anche per la realtà aumentata e virtuale per la quale in Italia, come hanno confermato alcune aziende presenti, si stanno aprendo interessanti spazi. Trainate dall’osservazione della concorrenza o dal passaparola le aziende sembrano avere superato la fase delle necessità di evangelizzazione per avere le idee più chiare sulle soluzioni. E c’è chi sostiene che con tutti i visori in circolazione, e i loro difetti, lo strumento più versatile è sempre l’iPhone.

Numerosi gli esempi di applicazioni alle realtà industriali di queste applicazioni che spaziano fa il manufacturing, retail, automotive e aerospazio che permettono di ricreare e configurare ambientazioni industriali, visualizzare le procedure per la formazione, simulare situazioni di pericolo e condividere la scena con più utenti.

Aprilia Racing, il team del moto mondiale, utilizza la realtà aumentata di Realmore con un casco tecnologico che permette di visualizzare contenuti olografici che aiutano i meccanici durante le attività di preparazione e manutenzione delle moto da gara. Ma l’Oreal utilizza invece una soluzione che simula il trucco davanti allo specchio tanto che alla fine ha acquistato Modiface la società che l’aveva realizzata. In mezzo a tanti nomi stranieri c’è spazio anche per una società di Bergamo che ha realizzato VRtuoso, hardware che permette di realizzare presentazioni con foto e video a 360 gradi visualizzate tramite un visore. Una soluzione per la realtà virtuale che si adatta a corsi di formazione e sulla sicurezza e presentazione dell’offerta commerciale. Dopo un paio d’anni di ricerca la società ora lavora con British Telecom e Samsung Uk che sono clienti e distributori del prodotto.

Lo stato dell’arte dell’immersive web è stato l’argomento dell’intervento di Leen Segers, CEO e fondatrice di Lucidweb. Ormai tutti i principali big della tecnologia hanno sviluppato soluzioni per il WebXr nei loro browser e device, il W3C ha dato vita a un working group, mentre anche in questo caso si assiste a esperienze variegate di comunicazione come Coca-Cola e Pepsi o di studio come quella dell’ospedale Chu di Nantes in Francia che vuole utilizzare la realtà virtuale per guarire dalle fobie. Fino a qui però più che di futuro si è parlato di presente vista la quantità di soluzioni in circolazione.

Uno sguardo al quantum computing

Oltre l’orizzonte ha provato a guardare Raffaele Mauro managing director di Endeavor e autore di un libro sul quantum computing, un mondo “che negli ultimi cinque anni ha raggiunto un picco di attività commerciali con molto hype e notizie di dispositivi anche se ci sono ancora problemi a livello ingegneristico”. Comunque sia il quantum computing “non è alle porte” e oltre ai problemi tecnologici manca ancora uno standard con differenti paradigmi e approcci. Però il fermento non manca. Google ha messo all’opera oltre un centinaio di persone e prodotto un device da 72 Qbit (l’unità di informazione quantistica), Microsoft lavora per hardware e software, la Quantum Experience di Ibm permette di muovere i primi passi sul web e si assite a un picco di investimenti anche in start up come D Wave o Rigetti. La Cina ha buttato sul piatto 10 miliardi di dollari e l’Europa più modestamente ne ha stanziato uno. Ma mancano organizzazioni o un ecosistema che investa sul tema.