Amazon ha comunicato ai distributori e intermediari europei da cui compra prodotti che interromperà i rapporti di approvvigionamento con loro a partire dalla prossima scadenza di contratto, e che comprerà i prodotti direttamente dai proprietari dei brand, cioè i produttori. Le uniche eccezioni riguardano i distributori che hanno accordi di distribuzione in esclusiva per i brand interessati.

È una novità che riguarda la sola vendita diretta di prodotti da parte di Amazon sul suo marketplace, mentre l’altra modalità – con cui produttori intermediari e distributori possono vendere direttamente ai clienti finali attraverso Amazon Marketplace – rimane inalterata.

Il primo obiettivo è evitare i costi di stoccaggio dei prodotti

La decisione riguardante i distributori europei è stata comunicata agli interessati lo scorso gennaio con una mail che Bloomberg e altre testate di informazione (tra cui RetailWeek per prima) hanno potuto visionare. “Nell’ambito di una strategia di approvvigionamento che sta implementando in Europa, Amazon ha deciso di acquistare i beni direttamente dai proprietari del marchio. Voi avrete comunque l’opportunità di vendere i prodotti direttamente ai clienti finali su Amazon Marketplace, come venditore terzo”.

Per Amazon questa opzione comporta l’incasso di una commissione sulla vendita, e di altre fee per logistica e pubblicità, senza doversi accollare i costi di stoccaggio dei prodotti. Secondo Bloomberg, la commissione media di Amazon sulle vendite di terze parti nel 2022 ha superato il 50%, aumentando per il sesto anno consecutivo.

I distributori italiani hanno quasi un anno per adeguarsi

“Come succede in tutte le aziende, rivediamo regolarmente le nostre politiche di sourcing per controllare i costi e mantenere i prezzi bassi per i clienti”, ha scritto in una email un portavoce di Amazon. “Tenuto conto di questo, abbiamo deciso di comprare alcuni prodotti per i nostri store europei direttamente dai brand owner. Per preparare wholesalers e distributori a questo cambiamento, non renderemo operativo questo cambiamento prima di aprile”.

A proposito di tempi, a quanto scrive Repubblica i distributori italiani coinvolti hanno tempo per adeguarsi: quasi tutti quelli che sono stati avvertiti hanno contratti che scadranno nel 2024.

Un provvedimento che interessa circa 20mila distributori europei

Il provvedimento interesserà circa 20mila operatori, scrive Bloomberg citando Martin Huebel, già executive manager di Amazon e oggi consulente per i brand che vendono su Amazon.

Tenendo conto che molti brand non vendono direttamente ad Amazon e si appoggiano ai distributori per raggiungere i clienti finali, dice Huebel, questa mossa avrà probabilimente impatti negativi sulla disponibilità di alcuni prodotti, e quindi sulla customer experience complessiva su Amazon.

La mossa fa parte di un piano di riduzione dei costi che è iniziato fin dal 2019 con comunicazioni analoghe ai distributori americani, e che ora entra nel vivo anche in Europa, nel tentativo di arginare le performance negative del business internazionale di Amazon che a quanto riporta Bloomberg nel 2022 ha registrato perdite operative per 7,75 miliardi di dollari: il triplo del 2021.

Sempre per tagliare costi, lo scorso gennaio Amazon ha comunicato il taglio di 18mila posti di lavoro.

Immagine: Tada Images / Shutterstock.com