“La corsa allo smart working e alle soluzioni di collaborazione come Cisco Webex è stata imposta dall’emergenza sanitaria, ma moltissimi vogliono mantenere gli aspetti positivi di questo nuovo modo di lavorare anche quando l’emergenza finirà”.

Così Michele Dalmazzoni, Collaboration and Industry Digitization Leader, Cisco Emear South, ha aperto una conferenza stampa in cui Cisco ha presentato i risultati di un’indagine su 10mila lavoratori in tutto il mondo e una serie di novità tecnologiche per Webex, oltre a dare spazio alla testimonianza di un cliente, la multinazionale Faac di Bologna.

Cominciando dall’indagine Workforce of the Future, e limitandoci agli intervistati italiani, l’87% vuole poter scegliere se lavorare da casa o dall’ufficio, e gestire i propri orari anche quando l’ufficio è aperto; il 65% vuole mantenere l’autonomia guadagnata durante il lockdown; e l’83% chiede all’azienda di poter usare la stessa tecnologia a casa e in ufficio. Un quadro, quindi, del tutto coerente con quello tracciato pochi giorni fa dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano: lo Smart Working è entrato nella quotidianità degli italiani ed è destinato a rimanerci.

I tre elementi di differenziazione di Webex

In questo scenario, le soluzioni di collaborazione sono diventate strumenti indispensabili. “Sul mercato ce ne sono tante, ma Cisco per Webex punta soprattutto su tre elementi: la sicurezza in senso lato, dalla data privacy alla compliance, all’encryption end-to-end delle comunicazioni, fino alla sicurezza degli ambienti di lavoro fisici; la programmabilità, cioè la facilità di integrare Webex in piattaforme di terze parti; e l’hardware IoT, cioè sensori e oggetti smart che digitalizzano spazi fisici come uffici, aule e sale conferenze abilitando i sempre più diffusi modelli di interazione “misti” (blended o hybrid), con persone presenti fisicamente e altre in remoto”.

Cisco Michele Dalmazzoni

Michele Dalmazzoni, Collaboration and Industry Digitization Leader, Cisco Emear South

Qui Dalmazzoni ha citato il caso del Politecnico di Milano, che ha abilitato alle lezioni “miste” più di 340 aule, coinvolgendo 70mila studenti e 2mila professori, e il Forum Ambrosetti dello scorso settembre, con interventi in ologramma 3D sul palco di Cernobbio. “E questo è solo l’inizio. Cisco vuole arrivare a esperienze in video 10 volte migliori di quelle in presenza.

Quello abilitato da Webex, ha spiegato Enrico Miolo, Collaboration Leader di Cisco Italia, è un nuovo modello di “hybrid workplace” basato su 4 pilastri: dare ai remote worker tutti gli strumenti di cui hanno bisogno, abilitare il ritorno sicuro negli uffici, semplificare all’IT il controllo del nuovo workplace, e proporre soluzioni specifiche per diversi settori verticali.

“Nel primo caso contiamo sulla ricchezza funzionale di Webex, che in una sola app comprende meeting, chiamate, messaging, pair & share, integrazioni semplici con strumenti che l’azienda ha già, come l’email o SharePoint di Microsoft, il Calendar di Google o Slack: tutte abilitabili anche singolarmente e tutte gestite centralmente con livelli enterprise di sicurezza e compliance”.

L’AI cancella i rumori di fondo

Cisco Enrico Miolo

Enrico Miolo, Collaboration Leader, Cisco Italia

L’innovazione sulle funzioni di WebEx è continua, sottolinea Miolo, citando per esempio la capacità di dividere all’istante un meeting in diverse riunioni per gruppi, e poi tornare alla sessione plenaria (video breakout rooms). Altre novità annunciate proprio ieri riguardano un’organizzazione più semplice e immediata dei comandi, più possibilità di definire gli sfondi e in generale di personalizzazione, e l’eliminazione dei rumori di fondo, grazie alla tecnologia AI-based della startup BabbleLabs recentemente acquisita. Altre innovazioni saranno annunciate in dicembre all’evento Webex One.

Quanto al ritorno sicuro negli uffici, sempre ieri Cisco ha presentato nuovi sensori per i suoi device di collaborazione, che ora oltre al livello di rumore e al numero di persone in un ambiente rilevano temperatura, umidità, qualità dell’aria e illuminazione: grazie a questi dati e al machine learning, Webex contribuirà a far rispettare i limiti normativi di capacità delle sale.

Passando al terzo pilastro, Cisco ha introdotto un Webex Control Hub con tutto ciò che serve all’IT per gestire i servizi Webex, dai problemi locali di connettività di un dipendente, alla prenotazione delle sale fisiche, alla compliance e security, anche delle integrazioni con applicazioni di terze parti, con ricche componenti di troubleshooting, diagnostica, analytics e reportistica.

Infine Miolo ha spiegato come Cisco sta adattando Webex ai processi caratteristici di diversi settori verticali, a partire dall’education: “Parliamo di hybrid classroom per la scuola, ma anche in senso lato di soluzioni per la formazione aziendale. Nel fashion proponiamo “virtual showroom” per mostrare e far provare virtualmente capi d’abbigliamento e accessori. Nell’healthcare Webex è fondamentale per la collaborazione interna tra medici, per far parlare i degenti nelle RSA con i familiari, ma l’use case più dirompente sono le visite a distanza, integrate con il CUP dell’ospedale. Poi abbiamo anche applicazioni di remote expert on demand nel manifatturiero, e il recentissimo Webex Legislate per abilitare assemblee formali con votazioni in istituzioni governative, legislative e giudiziarie”.

Il caso Faac: dal 30% al 90% del personale in smart working in un giorno

L’ultima parte della conferenza stampa è stata dedicata a Faac, multinazionale bolognese specializzata in automazione e controllo accessi per cancelli, ingressi, porte e parcheggi. Luca Bauckneht, Group HR Director, ha raccontato i progetti Enterprise Communication e Smartworking, entrambi basati su Cisco, partiti molto prima dell’emergenza sanitaria e condotti in stretta collaborazione tra IT, HR e business.

Faac Group sede Bologna

La sede del Gruppo Faac a Zola Predosa (BO)

“Faac è un gruppo da sempre finanziariamente solido, abbiamo chiuso il 2019 con 461 milioni di euro di fatturato e 2700 dipendenti in 25 paesi: un obiettivo di questi progetti è supportare la comunicazione cross country, soprattutto dopo un’acquisizione importante all’estero (la divisione porte automatiche della multinazionale svedese Assa Abloy, ndr) che ci porterà a chiudere il 2020 con 600 milioni di fatturato e 3300 persone”.

Il progetto Enterprise Communication, condotto insieme al partner VEM Sistemi, è partito con la vendor selection nel 2017: “Abbiamo scelto Cisco soprattutto per le componenti di security e data privacy: nel dicembre 2019 c’è stato il rollout massivo in 25 paesi, con 1600 persone coinvolte”.

Il progetto Smartworking invece è partito nel gennaio 2019: “Per mesi abbiamo lavorato sulle fasi di studio, buy-in e plan, perché volevamo che manager e persone fossero preparati all’impatto culturale dello smart working. Il pilota è stato nel settembre 2019, poi c’è stato un rollout graduale, che doveva arrivare a coinvolgere il 100% del personale ad aprile 2020”.

Invece è arrivato il Covid. “Il 24 febbraio avevamo il 30% degli impiegati (white collar) in smart working un giorno alla settimana, il 25 febbraio siamo passati al 90% degli impiegati per 5 giorni su 5”.

Faac ha potuto farlo, continua Bauckneht, “perché il 24 febbraio la nostra technological readiness era già al 95%, la digital user readiness al 75%, e la smartworker readiness al 65%; l’unica incognita era la psychological readiness. Abbiamo investito tanto in formazione, sia tecnica, sia di cultura dello smart working, e poi per rafforzare la psycological readiness abbiamo lanciato Teamsconnect, un piano strutturato di interviste via Webex ideato dall’HR per dare continuità al senso di comunità aziendale e passare un messaggio di vicinanza durante la quarantena”.

Teamsconnect ha approfondito tre aspetti – work-life balance, capacità di gestire da remoto le attività assegnate, e valutazione complessiva dell’esperienza di smartworking in quarantena – tramite interviste di 30 minuti a 256 smartworker di 3 business unit, impiegati, quadri e dirigenti.

Sui dati delle interviste Faac ha fatto analisi statistiche e semantiche, ottenendo una valutazione complessiva buona della capacità dell’azienda di gestire l’emergenza, con punteggi alti sia nel Work-Life Balance, sia nella Gestione Attività Lavorative. “Nel complesso sono emerse la capacità dei manager di coordinare il proprio team, la capacità dei collaboratori di organizzare il proprio lavoro, e il supporto adeguato dell’infrastruttura alle persone”, conclude Bauckneht.