La situazione geopolitica ha riportato di grande attualità il tema della sovranità dei dati e delle tecnologie, e i cambiamenti macroeconomici – dalla crisi della logistica ai costi di materie prime ed energia – stanno mettendo il tema della dipendenza dai fornitori al centro delle discussioni a ogni livello. Anche quando si parla di cloud.

Si comincia a parlare di cloudflation (l’inflazione dei costi del cloud, in aumento ormai da un paio di anni), e piccole e grandi aziende guardano da un lato ai modelli ibridi, e dall’altro alla possibilità di migrazione verso fornitori più convenienti. Un passaggio reso però complicato dall’utilizzo di soluzioni proprietarie e architetture che, dall’infrastruttura come servizio, si spostano sempre più verso il Platform-as-a-Service e i microservizi, più difficili da far migrare verso altri lidi.

In questo contesto, OVHcloud si propone con forza come fornitore europeo, rispettoso quindi delle normative, dei diritti e dei valori del Vecchio Continente, ma anche come “cloud aperto”, improntato all’utilizzo di standard e software open source, a garanzia della libertà del cliente di disporre in dei suoi dati e applicazioni per spostarli ovunque ritenga opportuno.

Sostenibilità su tutta la filiera, non solo nel data center

John Gazal, VP Sud Europa e Brasile di OVHcloud

John Gazal, VP Sud Europa e Brasile di OVHcloud

“L’impegno di OVHcloud in questa direzione non è una questione di moda. Sono anni che diciamo che per noi il cloud non deve essere una prigione; sono anni che sviluppiamo un cloud sostenibile by design, puntando su economia circolare e sul raffreddamento ad acqua, più sostenibile”, afferma John Gazal, VP Sud Europa e Brasile di OVHcloud.

OVHcloud costruisce da sé i propri server, riciclandone le componenti a fine vita, e può ottimizzare quindi l’impronta ecologica su tutta la filiera, non solo i consumi di energia dei data center, che al momento utilizza per il 77% energia da fonti rinnovabili. Gazal ha anche annunciato che sarà disponibile dal primo trimestre un calcolatore delle emissioni di CO2 che i clienti potranno utilizzare per le valutazioni necessarie a stilare i bilanci di sostenibilità.

Sovranità e riservatezza dei dati

Sui temi della sicurezza e della sovranità, OVHcloud sta per lanciare un’etichetta chiamata Open Trusted Cloud volta a garantire ai clienti che i propri dati sono al sicuro da qualsiasi rischio di intromissione, una questione importante soprattutto per i clienti di servizi PaaS e SaaS.

Ricordando che ancora non si è sciolto il nodo tra Stati Uniti ed Europa sui trasferimento di dati transnazionali, Gazal ha sottolineato che “per la sovranità dei dati è più importante la nazionalità del Cloud Service Provider che la localizzazione dei server”.

Se sul fronte dell’infrastruttura OVHcloud è sicuramente in grado di competere, anche e soprattutto in termini di costi, con i fornitori americani e cinesi, molto rimane ancora da fare per colmare il divario che indubbiamente esiste nel campo dei servizi e soluzioni PaaS e SaaS. Ma l’espansione del portfolio procede a ritmi serrati: “Abbiamo attualmente trenta soluzioni PaaS disponibili per i clienti italiani, venti in più dell’anno scorso, e l’obiettivo è arrivare a 60 entro la fine del 2023”, afferma Gazal. Nel 2022, OVHcloud ha lanciato i servizi Nutanix, Kubernetes, AI, database as a service e HP object storage.

Nei piani anche un data center in Italia

OVHcloud intende fare entro il 2025 un investimento record, con quindici nuovi data center nel mondo già confermati. Tre dei nuovi data center saranno nella regione di Parigi, collegati tra loro a bassa latenza per offrire una soluzione con tripla replica dei dati, una prima assoluta per il CSP francese.

Nei piani è prevista anche l’apertura di un data center in Italia, ma al momento non è ancora stata fissata una data precisa.

Se l’Europa pare per il momento aver perso il treno dei grandi modelli di intelligenza artificiale – in parte per un deficit tecnologico, ma anche per regole più stringenti sull’utilizzo dei dati personali e della proprietà intellettuale – può ancora dire la sua su un altro fronte ancora agli albori, quello del Quantum Computing: “Sarà la prossima disruption nel mondo IT. In Francia abbiamo aderito alla Quantum Foundation in Francia e cominciato a raggruppare un ecosistema di grandi player e piccole startup nel mondo quantum”, commenta Gazal che lancia anche a un appello all’ecosistema italiano che vuole lavorare su questi temi in Europa.

E parlando di ecosistema, quello dei partner di OVH è cresciuto nello scorso anno del 35 per cento, arrivando a includere 60 partner italiani. “La nostra impostazione non è improntata alla rivendita dei servizi, ma a una co-costruzione delle soluzioni insieme ai partner”, commenta Alessandro Di Felice, Key Account Manager per l’Italia.

Di Felice sottolinea anche i risultati dello Startup Program di OVHcloud, che dal 2015 ha accompagnato un centinaio di startup. Il 35 per cento di esse è sopravvissuto e comincia ora a muoversi autonomamente.

Il prossimo passo sarà accompagnare l’ecosistema nello spostamento verso il PaaS e i Servizi. Ancora una volta, l’azienda punta sulla trasparenza e prevedibilità del prezzo (un fattore molto importante nella PA, afferma Di Felice), sulla sovranità non solo dei dati, ma anche dei modelli di ML, e sulla portabilità dei dati. “A differenza di altri hyperscaler, noi non carichiamo costi per l’esportazione dei dati, perché possediamo anche l’infrastruttura di interconnessione nei nostri data center”, ha concluso Gazal.

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